Intervista ad Alessandro Bruni sul libro “Dieci Case”

 

E ‘ uscito da qualche settimana il libro di Alessandro Bruni “Dieci Case” per l’editore Porto Seguro, un volume in cui l’autore , nativo di Gabbiano nel comune di Scarperia e San Piero, ripercorre la sua vita attraverso i vari traslochi effettuati fin dal primo anno dalla nascita  e che poi lo hanno portato a vivere stabilmente a Firenze.
Bruni è nato nel 1951 in un Mugello ancora caratterizzato da un’economia rurale con il prevalere ancora  della mezzadria nei rapporti tra contadini e proprietari .Attraverso la sua testimonianza Bruni fa toccare con mano le difficoltà di una vita fatta di duro lavoro, e anche di disoccupazione, ma anche di rapporti familiari improntati alla sincerità  e alla severità. Ci si sposta da Gabbiano a Petrona, da Petrona a Vaglia e Pratolino e poi nella zona dei Massoni vicino a Careggi per arrivare nella città di Firenze. In questo viaggio ci sono racconti di vita quotidiana e familiare , gli amori e anche le perdite, il lavoro e le nascite.
Bruni ha poi avuto una undicesima casa in eredità da uno zio a S. Agata dove da alcuni atti si diletta in lavori agricoli producendo un vino che si chiama “Seramo”.

Come in un altro libro di ricordi uscito in questi mesi di un suo coetaneo Remo Nencini di Scarperia  dal titolo “La mia storia”, anche in “Dieci Case” di Bruni prevale la volontà di lasciare a figli e nipoti il racconto di una vita che , pur riferendosi a 50/60 anni fa, sembra davvero lontana nel tempo, nel rapporto con la terra e le persone, nei bisogni e nelle aspettative. Ambedue i libri sono però una testimonianza utile per conoscere il Mugello com’era e il passaggio dalla  civiltà contadina alla nascita della prima industria con le sue trasformazioni economiche e sociali.

Dopo aver letto  questi due libri (su quello di Nencini ci tornerò) mi è capito tra le mani un bel libro di Franco Arminio nel quale c’è questa poesia che potrebbe essere una sintesi di questi lavori autobiografici.

C’è stato un paese che è durato vent’anni,
dal sessanta all’ottanta.
Non sembrava così bello allora
come appare adesso,
era un paese che stava superando la povertà
senza perdere il suo sapore.
Ogni cosa aveva una sua forza,
una pressione che teneva insieme
le cose e le persone:
un albero era un albero,
la noia era la noia,
pochissima ma di pregio
era la gioia.

 

Leonardo Romagnoli
21.7.21
Quella che segue è l’intervista ad Alessandro Bruni trasmessa in radio il 21 luglio 2021

I commenti sono chiusi.