LONDA : una sentenza che ci lascia perplessi

LONDA : una sentenza  che ci lascia perplessi

Il Tribunale di Firenze ha condannato il sindaco di Londa e due tecnici dell’Unione dei Comuni della Valdisieve per i lavori di svuotamento del Lago sul torrente Rincine che caratterizza il paese della montagna fiorentina. Sono stati condannati per aver fatto il loro lavoro. Può sembrare assurdo ma è così. Il comune doveva effettuare dei lavori di ripulitura dell’invaso per evitare i problemi  di interrimento che avevano compromesso la capacità di contenimento del lago. Nonostante fossero state seguite le linee guida di Arpat si verificò uno sversamento di fanghi e sabbie inevitabile  con l’apertura dello scarico di fondo  per procedere allo svuotamento. Questo ovviamente creò un problema momentaneo ai corsi d’acqua a valle dello sbarramento che portarono la magistratura fiorentina ad emettere tre avvisi di garanzia per il sindaco e due tecnici e al sequestro del lago di Londa. Si parlava di presenza di idrocarburi superiori alle norme di legge e si paventavano problemi perfino per l’approvvigionamento idrico dei comuni che si affacciano sulla Sieve. Insomma un “disastro ambientale”  e un “lago dei veleni”.

Bastò però poco tempo per ridimensionare il tutto tanto che il Tribunale del Riesame dissequestrò il lago nel mesi di febbraio del 2015 per “ l’assenza di una dimostrazione sufficientemente sicura e affidabile che con lo svaso del lago siano veramente defluiti a valle sedimenti nei quali sia stata rilevata una concentrazione di idrocarburi al di sopra della soglia limite(…) il superamento della soglia limite, tra l’altro con valori di minima entità, si è verificato solo su due  dei 21 campioni”.
I magistrati del riesame riconoscevano , inoltre,, che lo svuotamento era avvenuto “ seguendo le linee guida di Arpat” e comunque il momentaneo intorpidimento anche della Sieve era stato “transitorio e contingente” non creando nessun problema particolare agli impianti di potabilizzazione di Publiacqua come veniva confermato dalla società di gestione delle acque.
Per i giudici del febbraio 2015 “ la fuoriuscita di acqua mista a sabbia e ghiaia per l’apertura dello scarico di fondo è conseguenza prevista dalle stesse linee guida Arpat del 2009, detti sedimenti andranno poi a posizionarsi secondo la normale dinamica fluviale”. Per essere ancora più chiari precisavano che “ il documento della Usl 11 che escluderebbe la pulizia dell’invaso con la tecnica dello svuotamento dell’invaso da  basso indicato nell’annotazione di Polizia Giudiziaria del 18 dicembre 2014 a pag 12 risale al 1988 ed è da ritenersi superato dalle linee guida di Arpat del 2009 aventi per oggetto lo svuotamento degli invasi e che consentono che ciò possa avvenire non solo in “coda di piena”, ma anche in regime di “morbida” “.


Cosa è cambiato in questi due anni (tanti ce ne sono voluti per arrivare alla prima sentenza) rispetto alle considerazioni degli altri giudici? Niente. Infatti per  i tre capi di imputazione più gravi gli imputati sono stati assolti : smaltimento abusivo di rifiuti, violazione del vincolo paesaggistico e avvelenamento di acque ad uso potabile. E’ rimasto quello che era inevitabile e che il buon senso avrebbe  valutato come tale riconoscendo il corretto operato di amministratori e tecnici. Invece si è voluta comminare una sentenza  dura anche se poi sospesa con la non menzione. 7 mesi di reclusione convertiti in un anno e due mesi di libertà vigilata per “ danno ambientale temporaneo” perché lo svuotamento , ripetiamo inevitabile, “ avrebbe causato la fuoriuscita di un’ingente quantitativo di fanghi con conseguente morte della fauna ittica del Rincine e un’alterazione ambientale del Moscia e anche della Sieve”. Tutte vicende già analizzate dal Tribunale del Riesame che le aveva considerate “transitorie e contingenti”. La sentenza rischia di bloccare ogni intervento di ripulitura di invasi artificiale ed è profondamente ingiusta nei confronti del sindaco e dei tecnici che si trovano anche a dover pagare di tasca propria le spese legali di un procedimento che va avanti da tre anni. Ci auguriamo che il Partito Democratico, come forza di governo nel territorio, le altre amministrazioni locali  a tutti i livelli esprimano non solo piena solidarietà ma contribuiscano ad una raccolta di fondi che serva alle persone coinvolte  a non dovere sostenere da soli le conseguenze di una decisione che appare veramente assurda. Qualsiasi amministratore nelle stesse condizioni avrebbe fatto le stesse cose… perché erano quelle giuste.

 

Leonardo Romagnoli

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