Riflessioni e proposte sull’Ortofrutticola del gruppo Cambiamo Insieme

*ORTOFRUTTICOLA MUGELLO: RIFLESSIONI, IDEE E PROPOSTE.*
Per evitare la delocalizzazione intervenga il territorio!!!!
di Claudio Ticci, Francesco Atria  e Luca Margheri
Troviamo corretto quando parliamo e critichiamo poi fornire riflessioni, idee e possibilmente delle soluzioni.
Magari concertate tra le parti sociali, per limitare i fenomeni delocalizzativi soprattutto quando questi comportano pesanti riflessi occupazionali locali.
Sappiamo tutti che le aziende che delocalizzano hanno prioritariamente l’obiettivo di ridurre i costi e/o di aumentare la produttività. Due facce della stessa medaglia.
Ci permettiamo di indicare proposte e misure che potrebbero essere perlomeno analizzate.
Le nostre sono solo ipotesi che abbiamo anche ritrovato su altri testi e che non hanno nessuna pretesa di esaustività, ci mancherebbe.
Quel che certo è che sarebbe necessario partire con l’obiettivo comune da parte di aziende-sindacati-politica, *IL MANTENIMENTO DEI POSTI DI LAVORO*, evitando i traumi susseguenti alla delocalizzazione, che non dovranno mai ripercuotersi sull’economia locale.
1- Ad esempio potrebbe essere tentato di fare una sorta di spin-off di una parte di produzione, creando una società in comproprietà con i lavoratori interessati o una sorta di differenziazione della produzione stessa.
2- A nostro avviso la terza gamba della politica “concertativiva” può essere rappresentata dalle Amministrazioni comunali e dalle Unioni di Comuni che hanno certamente un forte interesse affinchê un’attività rimanga saldamente installata nel territorio Mugello.
E il contributo che possono dare le nostre Amministrazioni locali e l’Unione dei comuni non è marginale.
3- Ad esempio, per scongiurare la delocalizzazione, potrebbe essere concessa la possibilità di cedere aree o stabili in via gratuita per l’avvio di nuove attività, oppure alla possibilità di contribuire alla riconversione di lavoratori, oppure ancora ai contatti attivabili con realtà produttive del territorio per assorbire eventuali esuberi e così via. O meglio ancora fornire degli “incentivi” rendendo così vantaggiose le condizioni per rimanere sul territorio.
A questo punto anche un’idea.
4- Istituire nelle aree industriali, nei distretti in cui la delocalizzazione è in atto o sta per concretizzarsi dei Gruppi di lavoro, formati da rappresentanti degli imprenditori, dei sindacati e delle Amministrazioni locali maggioranza e opposizione) che dopo aver analizzato i problemi gestionali delle aziende a rischio siano in grado di proporre delle (vere) soluzioni alternative o che almeno provino a ridurre l’impatto negativo della delocalizzazione spesso inevitabile.
Questo il contributo da parte nostra oltre la solidarietà ai lavoratori e alle famiglie.

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