Orti : le opinioni di Auser San Piero e Officina Vicchio 19

Un’opinione diversa di alcuni fruitori orti sociali

Sulla Nazione di sabato 18 leggiamo:
“I primi cittadini del Mugello insorgono: coltivare pomodori e verze non è essenziale………I comuni, infatti possono mettere delle regole per i cd. Orti sociali ma nulla possono contro le proprietà private, quelle le ha già sbloccatela Regione, lasciando la grana della gestione dei moltiplicati spostamento alle forze dell’ordine e ai comuni…”

Sicuramente il raggiungimento della seconda casa per fare l’orto è un’apertura che aumenta il rischio, con l’aumentare dei contatti, ma non vogliamo entrare in merito. Riteniamo però che sia doveroso saper distinguere: quello che ci pare una restrizione discutibile è invece il non permettere ai residenti di poter coltivare in sicurezza il proprio pezzettino di terra nei cd. ORTI SOCIALI nel proprio comune. Entrando a breve in una  nuova fase di riapertura di quasi tutte le attività dovremo comunque convivere con precauzioni anticontagio  ed è  quindi doveroso prendere coscienza e formare tutti i cittadini a tal  fine, anche perchè contenere il contagio essenzialmente chiudendosi in casa  a lungo andare potrebbe avere risvolti dannosi per tutti. E’ quindi necessario e doveroso da parte dei nostri  amministratori saper gestire e disciplinare con soluzioni appropriate ad ogni diverso caso, territorio e settore.

Gli orti sociali, tolta la parola sociale, rimangono orti: con spazi ampi mediamente di 10 metri per dieci. Sicuramente ben oltre il 1,80mt del distanziamento per evitare il contagio. L’orto specialmente in questi frangenti significa tempo da passare in modo salutare evitando la depressione. L’autoproduzione è  pure un aiuto per misere pensioni, evita di dover andare a fare la spesa di verdure(minore esposizione al contagio), e si sa che il sole è indispensabile per la di vit.D. Insomma secondo altri punti di vista è un’ottima prevenzione che fra l’altro, a lungo andare,  potrebbe alleggerire il ns. sistema sanitario. Sbagliato quindi vederlo unicamente come luogo di possibile contagio. Certamente si userebbe le protezioni di legge (mascherine e distanziamento), e per essere certi della messa in sicurezza basterebbe accedere agli orti ad orari diversi.
Queste semplici regole potrebbero essere fatte rispettare per mezzo del gestore che nel caso degli orti sociali di Scarperia e San Piero è l’Auser. L’entrata sarebbe obbligatoria per un sola persona per orto. La gestione di ciò non è complicata in quanto si parla di 60 orti che già sono ripartiti in particelle nominative su una grande superficie, che dividendosi a giorni alterni farebbe 30, ulteriormente suddivisi fra mattina e pomeriggio farebbe 15. Per fare ancora meglio si potrebbero dare degli orari (prima e seconda mattinata e così nel pomeriggio). Quindi alla fine si ipotizzerebbe solamente 7 /8 persone presenti a turno. Capite che su una grande superficie 7 /8 persone non si parlano nemmeno urlando, e sicuramente c’è minor contatto che andare a comprarsi le verdure al supermercato. L’Auser potrebbe organizzare il controllo dei turni in una sola delle due entrate. Un’altra buona regola sarebbe di raggiungere gli orti a piedi senza l’auto con i problemi che ne conseguono ( poco spazio per il parcheggio etc…), non prestarsi gli attrezzi, nè scambiarsi le piantine o semi, nè aiutarsi nei lavoro, (almeno durante queta fase). L’Auser sarà certamente d’accordo di promuovere l’organizzazione e il controllo dell suddetto meccanismo proprio perchè il benessere dei suoi iscritti è uno degli scopi dello statuto che ha tra le sue finalità “l’avvio di un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico globalmente sostenibile ed estensibile….”
La gente ha ormai  capito che ne vale innanzitutto della propria salute e così come si comporta nelle faccende di prima necessità si comporterebbe altrettanto, nel rispetto delle regole così come  auspica lo statuto Auser quando promuove “….l’educazione permanente….,come fondamento di una cittadinanza attiva e responsabile”. Pur trattandosi di persone fragili sappiamo però capaci non solo di usare vanga e zappa ma anche il cervello e quindi consapevoli del rischio del contagio. Proprio questo maledetto virus ci pone un ripensamento del nostro stile di vivere e quindi cosa meglio che promuovere l’autosufficienza e la diminuzione degli inquinanti e degli spostamenti ….e quale miglior esempio coltivare il proprio orto per soddisfare una parte del fabbisogno alimentare. D’altronde se non lavori la terra, semini e pianti adesso non lo puoi certo fare a stagione inoltrata.
Dei cittadini iscritti Auser fruitori degli orti sociali di San Piero a Sieve
Ancora sugli orti.
Sono passati già 4 giorni da quando è uscito il decreto regionale sugli orti. Molti sono i comuni ( ma non tutti purtroppo, anche nel nostro Mugello) che hanno dato informazione sull’argomento e hanno chiarito i punti che potrebbero essere più ambigui, specie sul discorso delle seconde case, che è il punto che può destare più preoccupazione.
Ancora una volta ribadiamo l’importanza del buonsenso della popolazione, senza il quale tutto sarebbe tremendamente difficile.
Inoltre pensiamo a persone anziane che potrebbero essere sole e avere così anche uno scopo per affrontare la giornata.
Consideriamo inoltre l’aspetto economico: per molti (chi non ha un reddito sufficiente o chi al momento è in difficoltà temporanea o ha perso o ridotto il lavoro a causa della situazione coronavirus) i prodotti dell’orto possono esser un valido aiuto per il sostentamento.
Capiamo che un’amministrazione senta il peso della responsabilità sulle spalle, ma non ci si può trincerare dietro la formula del “restate a casa” , minacciare sanzioni. La paura serve solo a generare odio e invidia.
Noi ci aspettiamo da un’amministrazione una presa di posizione. Ci aspettiamo un atteggiamento diverso: più informazione e più attenzione ai problemi di ogni cittadino, cercando di capirne le necessità reali.  Non banalizzare tutto alla semplice voglia di superare la noia o avere la scusa per fare una passeggiatina.
Officina Vicchio 19

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