I 45 anni del Servizio Sanitario Nazionale
E’ passato quasi nell’indifferenza generale un anniversario molto importante per il nostro paese e per i cittadini in generale, l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale con la legge 833 approvata iol 23 dicembre del 1978 ovvero 45 anni fa.
Si è trattato di una delle riforme più importanti per il nostro paese diventato un punto di riferimento in questo settore a livello internazionale.
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il Servizio Sanitario Nazionale.” Fino a quel momento , nonostante quanto scritto nell’articolo 32 della Costituzione , non era così. La nuova legge stabiliva l’universalità, l’uguaglianza e l’equità nell’accesso ai servizi sanitari superando il sistema delle casse mutue che copriva solo una parte dei cittadini. Ad esempio i poveri, come ha scritto Daniele Coen, venivano iscritti in particolari elenchi e la loro assistenza era a carico dei comuni.
“L’istituzione del SSN portò una vera rivoluzione nel sistema della medicina ospedaliera e in quella territoriale, vivificando per almeno tre decenni la sanità pubblica italiana che , non a torto, è stata in seguito spesso citata come una delle migliori del mondo. Soprattutto il SSN ha garantito un equo accesso alle cure a milioni di persone che prima non erano garantite”.
Nel corso degli anni questa impostazione è stato oggetto di ritocchi che molto spesso si sono rivelati peggiorativi per i cittadini e più attenti ad una gestione aziendalistica della sanità che non sempre coincide con i bisogni di salute di una popolazione.
La successiva regionalizzazione della sanità ha portato ad avere un diverso accesso dei cittadini ad alcuni servizi di cui è un sintomo evidente la mobilità sanitaria interna tra varie regioni. Una situazione che rischia di essere ulteriormente aggravata dalla legge sull’autonomia differenziata all’attenzione del parlamento.
La salvaguardia di un servizio sanitario universale è una delle grandi battaglie di civiltà che abbiamo di fronte per non perdere lo spirito della riforma del 1978 mentre si riaffacciano differenze economiche per l’accesso ad alcune prestazioni.
“I tempi di attesa per gli esami ne sono forse l’esempio più clamoroso. Ricevere un appuntamento per una risonanza magnetica a sei mesi o un anno di distanza può significare solo due cose : o la richiesta era inutile perché il risultato dell’esame non avrebbe comunque modificato le scelte terapeutiche ( e anche questo è un problema di cui bisognerà prima o poi occuparsi) o si stanno sottraendo all’individuo delle opportunità di diagnosi precoce e di cura che potrebbero influenzare la sua qualità di vita se non addirittura la sua sopravvivenza (Coen)”.
Per chi può spendere c’è però la possibilità di accedere all’interno dello stesso SSN all’intramoenia in cui gli stessi specialisti offrono questi esami o visite a pagamento. Un sistema introdotto qualche tempo fa per avvantaggiare economicamente il personale medico senza gravare sul bilancio sanitario, anzi con un qualche ritorno per le aziende ospedaliere.
Alla luce anche di quello che è emerso recentemente da un’indagine della magistratura torinese questo sistema andrebbe superato attraverso un maggior riconoscimento economico per il personale che opera in esclusiva per il servizio sanitario nazionale.
L’intramoenia nel 2021 ha avuto un giro d’affari (ufficiale) di oltre un miliardo di euro coinvolgendo il 42% del personale sanitario.
Secondo un’indagine di Agenas in ben 16 regioni su 21 è stato scoperto che per alcuni tipi di interventi viene svolta più attività privata che non pubblica privatizzando di fatto il servizio sanitario nazionale, magari chiudendo le prenotazioni nelle liste di attesa.
Queste situazioni non si superano solo con l’intervento giudiziario ma investendo sul personale sia economicamente che aumentandone il numero oggi fortemente sottostimato.
“La decisione di investire di più nel SSN dipende in prima istanza da quanto ci si crede. Appare sempre più evidente che la maggioranza politica non ha questa visione. Affidarsi al privato convenzionato per risolvere i problemi della sanità pubblica è la risposta che va più di moda. Si tratta però di una lama a doppio taglio, perchè tappa provvisoriamente alcuni buchi ma alimenta il consumismo sanitario e ha costi elevati per lo Stato.” Il privato opera per il profitto mentre il pubblico per la salute di tutti i cittadini. La vicenda del Covid in questo dovrebbe essere stata di insegnamento ma ormai sembra acqua passata.
Il nostro servizio sanitario nazionale deve essere salvaguardato e valorizzato investendoci risorse che sono capaci di creare lavoro e ricchezza e non sono solo un costo.
Oggi i cittadini italiani spendono 40 miliardi per la sanità a cui si aggiungono i 134 del SSN, dobbiamo far sì che aumenti la seconda e diminuisca la prima.
La Fondazione Gimbe ha indicato tre principi come via da seguire per il futuro:
- Evidence for health: le migliori evidenze scientifiche devono essere integrate in tutte le decisioni politiche, managerali e professionali che riguardano la salute delle persone, oltre che guidare le scelte di cittadini e pazienti;
- Value for Money : il sistema sanitario deve ottenere il massimo ritorno in termini di salute dal denaro investito in sanità, al tempo stesso con un mandato etico e obiettivo economico;
- – Health in all policies : la salute delle persone deve guidare tutte le politiche , non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali.
A tutto questo si deve aggiungere lo sviluppo di una medicina territoriale oggi indispensabile per l’invecchiamento della popolazione , per una vera politica di prevenzione e per evitare che la sanità possa diventare dipendente dalle sole strutture ospedaliere.
Riprendere lo spirito del 1978 per guardare al futuro.
Leonardo Romagnoli
25.12.23
L’articolo del medico Daniele Coen “Il servizio sanitario compie 45 anni, ma oggi non si sente tanto bene” è comparso il 23 dicembre su Domani.