La logica del tubo

Non c’importa un tubo

Negli ultimi anni è stata più volta avanzata la proposta di realizzare un tubo per prelevare l’acqua da Bilancino e trasportarla nell’area pratese con una conduttura che sfruttasse il percorso autostradale.

Un’ idea che stava alla base della proposta progettuale di Bilancino fatta negli anni 50 per realizzare un invaso dal quale prelevare l’acqua con un tubo per trasportarla all’acquedotto di Firenze che in quegli anni sarebbe dovuto sorgere in destra Arno verso il confine con il Mugello e la piana.

Successivamente l’impianto di potabilizzazione di Firenze è stato invece costruito all’Anconella con il pescaggio in Arno la cui acqua viene poi trattata e distribuita a tutta la città e ora anche verso Prato e Pistoia. Per funzionare in modo ottimale l’Anconella ha bisogno di una portata minima dell’Arno di 8 mc secondo, che non erano garantiti durante la stagione estiva, da qui la decisione di mutare le finalità di Bilancino per fornire tramite la Sieve 3 mc secondo per integrare la portata dell’Arno, inoltre per rendere ancora più indispensabile la realizzazione dell’invaso, sull’onda emotiva della tragica alluvione del 1966, venne sottolineata la sua funzione di laminazione delle piene per evitare esondazioni a Firenze. Oggi tutti sanno che questo non è vero, come sostenuto allora  dai critici del progetto, e che il solo Bilancino non evita le piene come riportato anche dallo studio della Regione Toscana “ Stralcio di piano di laminazione per l’invaso di Bilancino “ del 2017. Fin da subito , però, è bene sottolineare che il bacino sotteso dall’invaso di Bilancino – scrivono gli autori- – rappresenta soltanto una minima parte dell’intero bacino della Sieve (149 kmq a fronte di 840 kmq, circa il 18%) e che a valle dell’invaso esistono almeno tre affluenti della Sieve (il torrente Carza, il Moscia e il san Godenzo) i cui deflussi contribuiscono in maniera decisiva ( soprattutto per quanto riguarda il Carza) alla formazione, ai valori di picco e ai tempi di trasferimento dell’onda di piena a valle. Pertanto, sia per la porzione più a valle del fiume Sieve (verso l’immissione in Arno) che a maggior ragione per l’intera asta del fiume Arno, gli effetti benefici della laminazione delle piene operando sulla diga di Bilancino sono decisamente meno importanti”.

Dall’invaso poi nel corso degli anni si è passati al Lago, cioè alla possibilità che Bilancino potesse avere un ruolo multifunzionale per il territorio con adeguati interventi sulle sponde per favorirne anche una fruizione turistica e ricreativa.

Ora nell’agosto 2020 torna nuovamente l’idea del tubo rilanciata da Publiacqua e ripresa dalla cronaca fiorentina di Repubblica che parla di “ autostrade” sotterranee “per abbassare il costo dell’acqua” sfruttando i miliardi europei del recovery found. Costo previsto 100 milioni. “Esistono già – scrive repubblica- dossier operativi sui tavoli di Publiacqua e dell’Autorità Idrica Toscana”.

Tutto questo perchè la gestione dell’Anconella che fornisce il 55% dell’acqua, è troppo onerosa tra trattamenti della risorsa prelevata dall’Arno e sua distribuzione con pompe fino a Prato. Costo della sola energia elettrica quasi 20 milioni di euro l’anno e ,secondo Publiacqua ,questo rende il costo dell’acqua potabile fiorentina tre volte superiore alla media italiana.

La soluzione del tubo risponde ad una banale logica di rapina di una risorsa da un territorio debole ad uno più forte e mette in evidenza errori progettuali e di gestione che non possono essere risolti solo scaricando nuovamente su altri le contraddizioni del sistema. L’Anconella è stata una scelta sbagliata? Se ci sono costi energetici esorbitanti cosa si è fatto in questi anni per limitarli? Cosa si è fatto per autoprodurre energia dalla depurazione ,dalle risorse idriche o con impianti solari?

Bilancino dovrà continuare a erogare l’acqua alla Sieve e quindi all’Arno perchè altrimenti entrerebbero in crisi altri sistemi di approvvigionamento e la stessa centrale dell’Anconella non funzionerebbe in modo ottimale con conseguenze non trascurabili per la città di Firenze. Quanta acqua allora sarà prelevata anche dall’eventuale tubone verso Prato? Con quali conseguenze per la fruizione turistica del lago? Ci sarà comunque un limite del livello del lago da rispettare per questo scopo anche in periodi particolarmente siccitosi?

Oggi circa 34 % delle risorsa idrica immessa nella rete di Publiacqua non arriva a destinazione perché si perde in una rete vecchia e inefficiente e ci sono ancora porzioni di territorio extraurbano prive di acqua pubblica. Perchè non investire le risorse europee prioritariamente in questo campo invece di pensare al tubone per Prato che di acqua ne avrebbe in abbondanza se non avesse inquinato in modo quasi irrimediabile le ricchissime falde sotterranee?

Leonardo Romagnoli
16.8.20

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