Detrazioni ed ecobonus fanno bene all’ambiente e all’economia

Ecobonus e ristrutturazioni: oltre 28 miliardi investiti nel 2018

(Redazione Nextville)

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I dati del 2018 e le stime per il 2019 mostrano con estrema chiarezza l’ottimo stato di salute delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica e la ristrutturazione degli edifici.

Tutti i numeri sono contenuti nella nuova edizione dello studio “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione“, predisposto dal Servizio studi della Camera in collaborazione con l’istituto di ricerca CRESME. Rispetto alla precedente edizione (novembre 2018), è stato aggiornato il dato a consuntivo relativo al 2018, mentre i dati riguardanti il 2019 si basano su proiezioni a partire dalle rilevazioni riguardanti i primi nove mesi dell’anno.

I numeri in gioco

Tra il 1998 e il 2019, gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno attivato circa 19,5 milioni di interventi, interessando oltre il 62,5% delle abitazioni italiane. Il valore degli investimenti legati a questi interventi è pari a quasi 322 miliardi di euro.

Per il 2018, il dato a consuntivo indica un volume di investimenti pari a circa 28,5 miliardi di euro, di cui 3,3 riconducibili alla riqualificazione energetica e 25,2 alla ristrutturazione edilizia. Le previsioni per il 2019 stimano un volume di spesa complessivo addirittura superiore (circa 29 miliardi) ai già ottimi livelli del 2018.


dati regionali relativi agli importi dei lavori portati in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi, consentono di effettuare un’analisi su base territoriale. Il Nord-ovest si conferma l’area più attiva, in cui di concentra il 38% degli importi in detrazione per quanto riguarda il recupero edilizio e il 42% degli interventi finalizzati alla riqualificazione energetica, seguito dal Nord-est con rispettivamente il 28% e il 33% degli interventi.

Si conferma, purtroppo, anche lo scarso ricorso alle detrazioni nel Sud e nelle Isole: le due aree geografiche sommate rappresentano solo il 14% degli importi portati in detrazione a livello nazionale per gli interventi di recupero edilizio, mentre per la riqualificazione energetica il dato scende al 10%.

Gli effetti sull’occupazione

Ottimi anche i risultati delle misure incentivanti sull’occupazione: i 231,3 miliardi di euro attivati dagli incentivi nel periodo 2011-2019 hanno prodotto oltre 2,3 milioni di occupati diretti nel settore della ristrutturazione e della riqualificazione energetica e oltre 1,1 milione di occupati indiretti nelle industrie e nei servizi collegati. Per il 2019 le stime indicano 432.358 occupati, dei quali 288.239 diretti e 144.119 nell’indotto.

Si tratta di numeri particolarmente significativi, considerando che in soli 11 anni, tra il secondo trimestre 2008 e il secondo trimestre del 2019, il settore delle costruzioni ha registrato una perdita pari a 529.000 occupati.

L’impatto sulle finanze pubbliche

Da un secco esame contabile, nel periodo 1998-2017 risultano minori introiti per lo Stato – dovuti alle defiscalizzazione – pari a 151,5 miliardi di euro, a fronte di un gettito fiscale e contributivo di 121,6 miliardi. Il saldo sarebbe quindi negativo (-29,8 miliardi), pari a circa 1,35 miliardi di euro medi annui.

Occorre però considerare che lo Stato incassa i proventi spettanti nell’anno di esecuzione dei lavori, mentre distribuisce il mancato gettito nell’arco di dieci anni. Attualizzando tali valori, il saldo negativo è più contenuto ed è pari a -3,6 miliardi di euro in venti anni (163 milioni di euro l’anno).

Approfondendo ulteriormente l’analisi e prendendo in considerazione altri elementi, come ad esempio l’aumento di gettito derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati, si arriva a calcolare un saldo positivo per lo Stato di quasi 8,7 miliardi di euro. Cifra che sale a 26,7 miliardi di euro, se la valutazione viene allargata al sistema Paese, considerando tutti gli attori coinvolti (Stato, famiglie e imprese).


Senza contare, come sottolinea lo stesso CRESME, che nella stima dell’impatto delle detrazioni andrebbero considerati anche altri elementi assai importanti ma difficilmente quantificabili, quali ad esempio la valorizzazione del patrimonio immobiliare, il miglioramento della qualità della vita e il miglioramento delle prestazioni funzionali degli edifici.

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