L’ uccisione del sindaco di Londa il 10 aprile 1924

L’ uccisione del sindaco di Londa il 10 aprile 1924

 

 

“Hanno ammazzato nostro sindaco venga paese , costernato il prosindaco Cipollone”. Con questo telegramma inviato nel pomeriggio del 10 aprile 1924 si chiedeva l’intervento del pretore di Pontassieve a Londa dove poche ore prima era stato assassinato il sindaco Annibale Fontani 44 anni.

Ad uccidere il Fontani era stato un operaio tale Gino Innocenti detto Giorgino di 51 anni residente a Rincine definito nelle cronache e negli atti del processo come sovversivo e comunista.

Si trattò quindi un atto preordinato? Assolutamente no. Alla base del gesto c’erano motivazioni politiche? Solo in parte.
L’Innocenti nelle cronache viene definito come “ vecchia conoscenza della caserma dei Carabinieri di Londa, uomo di malaffare dedito al vino e prepotente anche con i compagni di lavoro i quali avevano di lui un sacro terrore”. Anche il parroco del luogo don Pietro Bartoli in una testimonianza parla dell’Innocenti come “ attaccabrighe dopo aver bevuto” come era avvenuto in occasione di una festa religiosa il 20 agosto del 1922.
La cronaca ricorda che l’assassino in passato aveva già avuto due condanne per resistenza e lesioni per fatti accaduti in gioventù nel 1896 a Firenze e nel 1897 a Dicomano.

Solo il parroco nella sua deposizione sembra dar credito all’uccisione per motivi politici dichiarando che “l’Innocenti infatuato dalle lusinghe di queste assurde promesse dei predicatori del comunismo, odiava in cuor suo il sindaco Fontani come quegli che a Londa, nel suo fare amorevole verso tutti doveva a lui apparire invincibile ostacolo al tempo del suo partito, l’odio di parte dunque – conclude don Bartoli – lo sprona a commettere il barbaro omicidio”.
In realtà l’Innocenti era persona poco socievole, analfabeta e non nuova ad atti di violenza pur essendo di statura modesta ( 1,60).

Come si svolsero i fatti viene ricostruito attraverso le testimonianze degli altri operai presenti e le dichiarazione dello stesso omicida.

Intorno alle 14,30 del 10 aprile il sindaco a cavallo si reca sul luogo del cantiere per la costruzione della nuova strada verso la frazione di Rincine in località Ospidaletto. Giunto sul posto si mette a parlare con l’Innocenti delle elezioni politiche che si erano svolte la domenica precedente (6 aprile) chiedendogli se era stato a votare e come mai non si fosse fatto vedere dal sindaco. L’innocenti confermò di essere stato a votare ma di non voler dire chi avesse scelto.

Secondo alcune testimonianze l’Innocenti si era risentito dicendo “ da qui in avanti mi ha rotto anche troppo le tasche, mi ha forse preso per Musolino” e allora il Fontani, almeno secondo gli atti del processo, lo prese per il panciotto e gli disse :”me ne renderai ben conto, ti farò dare una severa lezione”. Detto questo si girò per montare a cavallo e a quel punto venne colpito da una picconata alla testa che lo uccise sul colpo. Nella sua dichiarazione l’Innocenti insiste sul fatto che il piccone lo aveva lanciato senza volerlo uccidere ma tutte le perizie dimostrano che il colpo fu assestato con tale violenza che doveva assolutamente essere impugnato dall’assassino.

Infatti l’operaio dopo avere commesso il fatto si allontanò dal luogo portandosi dietro il piccone che venne rinvenuto più tardi nella sua abitazione a Rincine.

Il colpo aveva raggiunto il Fontani nella regione occipitale con una profonda ferita e fratture delle ossa del cranio e all’arrivo dei carabinieri “ dalle orecchie, dalla bocca, dal naso fuoriusciva del sangue coagulato” così constatò il medico Amerigo Volpi. A nulla servirono i soccorsi degli operai presenti nel cantiere.
L’Innocenti venne catturato il giorno successivo dai Carabinieri di Stia in una casa disabitata detta delle Fornacine nella foresta del Monte Falterona.

La questione del voto alle elezioni del 6 aprile si capisce ancora meglio da alcune testimonianze raccolte dagli inquirenti in previsione del processo da cui emerge che i fascisti “ si avvicinavano agli elettori mentre erano cabina e guardavano su quale contrassegno esprimevano il loro voto.”
I funerali si svolsero domenica 13 aprile con ampia partecipazione di associazioni di ex combattenti e dei gruppi fascisti della Federazione Provinciale fiorentina con in testa l’on Chiostri (uno degli assassini di Sitrialli).
Il Fontani apparteneva inizialmente al Partito Liberale con quale era stato eletto nel 1920 al comune di Londa passando successivamente al partito fascista come tanti altri liberali nazionalisti. Nella sua attività di sindaco era riuscito anche a far modificare i confini del comune di Londa a scapito di Dicomano e si adoperò per la costruzione della strada fino a Stia ( che ancora non era aperta).

L’istruttoria andò avanti per diversi mesi con l’Innocenti che rimase in carcere fino allo svolgimento del processo avvenuto il 25 gennaio del 1925.
Il Tribunale di Firenze accolse pienamente le richieste del Pubblico Ministero e condannò l’Innocenti alla pena di 17 anni 6 mesi e 16 giorni a dimostrazione che più che di un atto politico si trattò soprattutto di brutale violenza.

Leonardo Romagnoli

22.3.24

Tra le immagini allegate ci sono copie degli atti , dall’interrogatorio alle autopsie, una piantina della zona del cantiere con una piccola croce rossa ad indicare il luogo dove era caduto il corpo del Fontani e una foto in cui è ricostruita la posizione degli operai al momento dell’omicidio con qualcuno nel ruolo dell’ucciso disteso a terra sulla destra.

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