Levare le castagne dal fuoco: la vicenda dell’Ortofrutticola di Marradi

 

La vicenda dell’Ortofrutticola di Marradi ha riportato in primo piano la situazione della filiera castanicola nel territorio del Mugello,di cui si è parlato troppo poco negli ultimi 10 anni, con il rischio di diffondere una narrazione molto diversa dalla realtà.

Lo stabilimento di Marradi nato nel 1984 ha nel corso degli anni raggiunto un fatturato anche di 10 milioni di euro occupando una quota maggioritaria del mercato del marron glacé. Secondo i dati forniti in occasione degli incontri al tavolo delle trattative la fabbrica dei marroni lavora circa 270/280 tonnellate di castagne/marroni in un anno trasformati in vari prodotti di cui il principale era comunque il marron glacé.

Il territorio di Marradi produce circa 150 ton. annue di marroni di cui solo un terzo veniva acquistato dall’Ortofrutticola, ma delle 50 tonnellate la gestione De Feo ne destinava ben 42 al mercato del fresco e solo 8 , dopo essere transitate da Avellino, tornavano a Marradi per essere trasformate. Ovvero appena il 3% della produzione totale.
La restante parte proviene da altre parte d’Italia e anche dall’estero. Di questo nessuno si è occupato in questi anni, tanto il marchio Marradi era comunque una garanzia di qualità che mai nessuno avrebbe potuto mettere in discussione in quanto queste produzioni avevano un fatturato in costante crescita.

Infatti l’arrivo di Italcanditi era stato salutato come il possibile salto di qualità con la dichiarazione di nuovi investimenti sullo stabilimento marradese per adeguarlo dal punto di vista tecnologico.

Invece con l’acquisto dell’Ortofrutticola Italcanditi di fatto ha ottenuto il controllo di circa l’80% del mercato del marron glacé ed ha pensato che sarebbe stato più semplice chiudere e concentrare tutto a Bergamo.
La reazione compatta del territorio , dei lavoratori e delle amministrazioni ha colto abbastanza di sorpresa la proprietà che ha dovuto fare una marcia indietro significativa. L’accordo ottenuto dalle organizzazioni sindacali è senza dubbio molto positivo per vari motivi:

  1. ha tutelato i posti di lavoro e gli stipendi di operatori fissi e stagionali con l’impegno ad assumere tutti gli stagionali per tutti e 5 gli anni, con in aggiunta l’obbligo ad assumerli per i primi due, e una clausola di salvaguardia del reddito.
  2. ha ottenuto la permanenza dello stabilimento a Marradi con un piano industriale di 5 anni.
  1. Sono previste tre linee di produzione che prevedono un incremento di prodotto lavorato da 270 a 500 ton. già nel 2022 per poi arrivare a 600/700 ton nel 2026.
  2. Il tavolo istituzionale resta comunque aperto per monitorare il rispetto dell’accordo a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.

Concentrarsi solo sul marron glacé in questo momento non sarebbe stato determinante anche se è stata avanzata la richiesta di mantenere la situazione inalterata per il 2022.
Le tre lavorazioni previste sono : marroni in sciroppo( è una lavorazione di pregio che lo stabilimento può già effettuare), confezionamento di marroni e castagne fresche con macchinari trasferiti da Avellino, snack a base di marroni cotti da realizzare con nuovi macchinari.

Quanto di questo prodotto può arrivare da Marradi e dal Mugello? Questo vale anche nella prospettiva che ci sia un imprenditore interessato a realizzare uno stabilimento per marron glacé.

A questo punto entriamo nel merito della filiera e dei livelli produttivi e i valori di mercato.

Delle 150 ton di Marradi solo 1/3 finivano all’Ortofrutticola, un altro terzo viene commercializzato durante le sagre e un altro terzo prende altre strade di mercato.
Il prezzo che veniva riconosciuto dall’Ortofrutticola( ma anche da altri operatori) ,secondo quanto mi hanno detto, oscillava tra 2,80 e 3,10 euro al KG quando la media sul mercato è di 4 euro e in occasione di feste e sagre addirittura 8 euro.
Se le nuove linee produttive richiederanno 500 ton e oltre il prodotto locale resterà limitato al 10%? o è possibile aprire un confronto con la proprietà per capire quali margini di incremento sono possibili?

Attualmente il Consorzio IGP Mugello( igp marradi non esiste) confeziona tra le 100 e le 120 ton di marroni venduti nella grande distribuzione, ma le potenzialità del territorio mugellano sono 10 o 20 volte tanto essendo l’area interessata dall’IGP di circa 3000/3300 ettari di cui solo poco più della metà sono attualmente in produzione.
Si stima che adesso la produzione di marroni e castagne ( senza intoppi dovuti a parassiti o malattie) oscilli tra 1500/2000 ton, quindi più che sufficiente a rispondere alle necessità dell’Ortofrutticola, ad un mercato dell’IGP confezionato e alle sagre.

Su questa strada però ci sono vari ostacoli a partire dal carattere non professionale di buona parte della produzione di castagne e marroni, la bassa adesione al Consorzio Igp o la mancata creazione di un soggetto cooperativo in grado di trattare con i trasformatori o commercializzatori presenti sul mercato.

Viste le modifiche che la Ragione sta introducendo nel PSR per destinare maggiori risorse alla filiera castanicola, sarebbe il momento giusto per pianificare un recupero produttivo dei castagneti che ne farebbero una delle voci più importanti dell’economia agricola del Mugello al pari del latte in termini monetari.

Inoltre il mantenimento dello stabilimento dell’Ortofrutticola con le nuove produzioni potrebbe essere uno stimolo ad andare in questa direzione riconoscendo ai produttori una giusta remunerazione. Infine , in accordo con le Regioni Toscana ed Emilia Romagna, potrebbe essere utile cominciare a pensare ad incrementare la filiera castanicola a Marradi con ulteriori iniziative imprenditoriali per trasformare e commercializzare le prestigiose Igp e Dop presenti nelle due regioni creando nuovo lavoro e nuova ricchezza per i territori montani.

Leonardo Romagnoli

21.3.22

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