La ceramica in Mugello da Cafaggiolo ai Chini

Riflessi d’arte : la ceramica in Mugello da Cafaggiolo ai Chini

E’ iniziata la rassegna “Riflessi d’arte” promossa dall’Unione die comuni del Mugello che prevede visite guidate nei vari musei del Mugello ispirate ai ritratti dei Medici esposti nel Palazzo dei Vicari di Scarperia fino al prossimo. In queste opere sono ritratti Cosimo dei Medici e Eleonora di Toledo e Francesco I° e Bianca Cappello.. Mentre i primi tre sono tele , il ritratto di Bianca Cappello è un pezzo di un affresco staccato dalla chiesa di Olmi a Borgo san Lorenzo luogo molto caro all’amante, e poi moglie, di Francesco dei Medici.

Quale è il filo rosso che parte dai Medici e arriva a Galileo Chini e alle Manifatture San Lorenzo?

La ceramica. Un viaggio affascinante quello che ha proposto Veronica Vestri prima con una proiezione e poi con una visita alla mostra su Galileo Chini prorogata fino al 3 di marzo.
Il centro della narrazione sono le due residenze medicee presenti in Mugello ovvero il Trebbio e Cafaggiolo, la prima luogo d’infanzia di Cosimo ,la seconda residenza preferita da Francesco e Bianca Cappello.
Cafaggiolo assume un ruolo sempre più importante nel corso degli anni diventando la vera residenza estiva della famiglia Medici che ne modificherà la struttura architettonica.

Ed è a Cafaggiolo che nasce una fornace che produce ceramiche di alto livello che si possono ammirare in vari musei del mondo e anche in quello di Faenza. Un opificio che vivrà alti e bassi nella sua storia fino alla sua scomparsa ai primi del 1600.

Il momento di maggior fulgore per la fornace sarà quello legato ai fratelli Schiavone (o Schiavon) fatti venire da Montelupo alla fine del 1400.
Il deciso salto di qualità si ha però con uno dei figli dei due fondatori ovvero Jacopo Schiavone figlio di Stefano.
Nelle sue opere si ritrovano riferimenti botticelliani e secondo alcuni studiosi anche di Donatello e Filippo Lippi. Quando nell’ottobre 1515 il papa Leone X soggiornò per alcuni giorni a Cafaggiolo, Jacopo realizzò una brocca con il ritratto del pontefici che richiama opere del Pollaiolo.
Jacopo lavorerà a Cafaggiolo almeno fino al 1576 e in questo periodo arriveranno in Mugello anche ceramisti da Faenza e Deruta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con un balzo di qualche secolo Veronica Vestri ha condotto i visitatori alla visione di alcune opere di Galileo in cui sono evidenti richiami botticelliani trovando in questo il tratto di unione che attraversa la storia della ceramica in Mugello. Ovviamente nella mostra su Galileo Chini ci sono anche molte altre opere che purtroppo appartengono a collezioni private per cui una volta terminata l’esposizione non saranno più visibili a Villa Pecori Giraldi come il gigantesco disegno per la decorazione delle Terme Berzieri di Salsomaggiore nella sala al piano terreno.
Interessanti anche i richiami sempre presenti nelle opere di Galileo all’oriente anche prima della sua trasferta in Siam per lavorare al palazzo reale di Bangkok.
Un piacevole viaggio in un pezzo di storia artistica del nostro territorio, con tanti aneddoti e curiosità, che meriterebbe di essere replicato.
Intanto In occasione della proroga il Chini Museo ha programmato due nuove visite guidate gratuite per i visitatori: sabato 24 febbraio alle ore 11.00 e domenica 3 marzo alle ore 16.00 con prenotazione obbligatoria.

Se mi posso permettere un consiglio finale, consiglierei a chi ama l’opera di Galileo Chini la visita alla Mostra di Alphonse Mucha presso il Museo degl’Innocenti a Firenze aperta fino al 7 aprile. Oltre ad ammirare le stupende opere di uno dei fondatori dell’Art Nouveau troverete anche una importante sezione dedicata proprio a Galileo Chini con materiale di grande interesse.

Leonardo Romagnoli
4.2.24
Allegata la brochure della rassegna

Riflessi_d_arte brochure

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Queste foto sono di alcune opere di Galileo esposte alla mostra su Mucha più alcuni quadri e disegni dell’artista boemo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mucha

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