Il terremoto del 1919 in Mugello. Storia e curiosità

IL TERREMOTO DEL 1919 IN MUGELLO

Il 1919 è stato l’anno del più disastroso terremoto che abbia colpito la vallata nel corso del 1900, paragonabile per intensità a quelli del secolo XVI e XVII : il sisma produsse danni ingenti in tutto il territorio e raggiunse la massima potenza nella zona di Vicchio.
La scossa principale venne registrata alle 17, 6′ e 8” (ora legale) del 29 giugno 1919, ma il “periodo sismico” era iniziato alle 5 del mattino con un leggero movimento seguito da altre cinque scosse ugualmente deboli. “La scossa forte fu poi seguita da una numerosa serie di altre parimenti leggere le quali prima della notte raggiunsero il numero di trenta e seguitarono numerose nei giorni seguenti”.
Purtroppo a questi avvenimenti seguirono varie repliche nei mesi successivi: l’8 e l’11 luglio due terremoti notevoli causarono nuove rovine e quello del 20 settembre fece cadere i muri della chiesa del SS Crocifisso di Borgo San Lorenzo gravemente danneggiata il 29 giugno.

Riporto un brano delle “Osservazioni geotettoniche sul terremoto mugellano” che l’ing. Celso Capacci lesse nell’adunanza del 6 giugno 1920 della Reale Accademia dei Georgofili: “La zona di paese ove il terremoto estese la sua azione distruttiva comprende l’intiero Mugello e la cosiddetta bassa Val di Sieve, il Casentino fino a Bibbiena e quasi tutta la Romagna toscana. Le vittime umane raggiunsero il numero di 100 circa e i feriti furono circa 400, le case distrutte o rese inabitabili furono oltre 800 soltanto in Mugello. La grande scossa delle 17 che ebbe una durata di 10 secondi, può dividersi in tre periodi distinti. In un primo tempo la scossa fu ondulatoria in senso da ovest verso est; in un secondo tempo fu ondulatoria in senso normale, cioè da nord verso sud; nel terzo periodo ebbe un movimento rotatorio, effetto della resultante dei due precedenti, combinato con un moto sussultorio dovuto questo alla resultante delle ondulazioni superficiali con quelle epicentrali. La zona epicentrale corrispondente alla curva X (disastrosissima) e anche XI (catastrofica) della scala sismologica Mercalli, comprende una vasta regione a nord di Vicchio. Essa è di forma ellittica coll’asse maggiore parallelo al corso della Sieve in quel punto e si stende da Vicchio a Molezzano secondo l’asse minore e da Vespignano a Corella secondo l’asse maggiore. In questa area si ebbero le più grandi distruzioni e per conseguenza il maggior numero di vittime umane, ridotte al minimo dal fatto dell’ora (le 17) alla quale la maggior parte della popolazione si trovava all’aperto.

La zona di di grado IX (…) comprende i paesi di Borgo San Lorenzo, Scarperia, Ronta, si estende sulla destra della Sieve, raggiunge Porciano e Papiano in Casentino e occupa la parte montana della Romagna toscana. La zona VIII raggiunge Barberino di Mugello, comprende la pendice meridionale del monte Giovi (…)”. ”In generale si osservava che i muri normali alla direzione del terremoto, cioè quelli diretti NS subirono delle oscillazioni che li fecero spostare dalla verticale. Fra i tanti esempi che possono citarsi, uno dei più evidenti è quello presentato dalla facciata della chiesa di Borgo San Lorenzo, la quale si inclinò con forte strapiombo verso ovest mentre la croce in ferro che la sormonta, si inclinò verso levante. Invece i muri diretti EO, cioè nel senso dell’oscillazione principale, furono quelli che subirono le più gravi lesioni di spacchi e fenditure. Alle oscillazioni del secondo tempo sismico, cioè quelle dirette da Nord a Sud, si debbono riferire gli spacchi nel suolo diretti EO che furono osservati in varie località come ad esempio sopra la villa de’ Ricci a Rustolena, sotto l’abitato di Castello nel piano di Rabatta ed oltre Sieve nel piano sotto la strada comunale del Cistio. Al movimento rotatorio o giratorio, che è sempre il resultato delle componente di due forze normali di intensità diversa, sono dovuti i fenomeni di rotazione della torre della fabbrica Berretti al Borgo e dei pilastri del cimitero del Borgo, di quello di Casaglia, del cancello della villa Giarrè a Pilarciano, di quelli di Vicchio e tanti altri; la rotazione del ciborio della Chiesa di Casaglia è pure un fatto notevole. Le rovine complete di edifici come in tanti punti del contado di Vicchio debbonsi infine al terzo tempo sussultorio del terremoto nel quale i muri già lesionati nei primi due periodi dovettero finalmente crollare. (…) Circa la serie di crepacci surricordati tanto nel piano di Rabatta quanto in quello del Cistio, sulle due sponde della Sieve, è da ricordare come dai crepacci stessi sgorgarono acque limacciose recanti sabbie plioceniche, le quali talora depositandosi sugli orli dei crepacci stessi formarono dei piccoli coni analoghi a quelli osservati sopra i formicai (…)”.

Steno Spinelli sulle pagine del Messaggero del Mugello racconta un viaggio sui luoghi del sisma con tanto di elenco dei danni: “A Borgo la chiesa del Crocifisso, la Fornace Brunori, il Palazzo della Pretura, il palazzo Savi, il palazzo Bandini, il palazzo Lapi-Stefanelli (sede dell’Agenzia delle Imposte e dell’Ufficio del registro), la casa del sig. Tebaldo Berretti, il palazzo di piazza Cavour ov’è la Drogheria Arquint, il Palazzo Maganzi, la Pieve senza considerare il numero delle case dichiarate inabitabili dalla Commissione del Genio. Alla Fornace Brunori rovinarono in parte i capannoni uccidendo il piccolo Santoni e rimasero smorzate di circa 4 metri le ciminiere. Il longobardo campanile della Pieve è in parte diruto, la facciata della Pieve stessa minaccia di crollare. Nel comune di Borgo uno dei villaggi più dolorosamente colpiti è Casaglia (2 morti e 9 feriti) ma non ha certo l’aspetto straziante di Rupecanina e di Mirandola dove la morte è passata terribile (…) entrambi sono rasati e soltanto un cumulo di macerie sono là ad attestare la loro tragica fine. “Anche a Villore e Corella vi furono diversi morti e “paesi ridotti a pietrame”. “Basta arrivare nel piazzale di Vicchio – scrive lo Spinelli  – per avere l’impressione della desolazione e della sventura”. Una cronaca da Villore, sempre sul Messaggero del 13 luglio racconta che: “Le acque del Botena sono più abbondanti dopo il terremoto; le gore dei mulini di Trasassi e dei Segoni sono ricolme e rumorose di bell’acqua chiara; le fonti che prima buttavano poco ora versano acqua in gran copia e molte sorgenti da tempo riseccatesi hanno in questi giorni rispurgato”.

A partire dalla metà di luglio e per diverse settimane sulle colonne del Messaggero del Mugello furono pubblicate una serie di cronache molto interessanti e dettagliate a firma di Francesco Niccolai sui danni nelle campagne mugellane con una particolare attenzione al patrimonio architettonico religioso di cui il territorio mugellano è ricco.

Anche il patrimonio agricolo fu duramente colpito dal sisma e già il 7 luglio il sottosegretario Lapegna riunì a Borgo san Lorenzo i commissari agricoli dei comuni e quello provinciale il prof. Gori Montanelli. “Senza perdere tempo in parole – scrive il geriniano Corriere Mugellano – si è concretata la risoluzione del problema agrario in questi tre capi saldi: 1) restaurazione o riedificazione delle case coloniche mettendosi all’opera immediatamente (corsivo nel testo); 2) Deposito dei raccolti; 3) sistemazione del patrimonio zootecnico con restaurazione o riedeficazione delle stalle”.


Per quanto riguarda i raccolti (in particolare il grano, visto il periodo) si propone di depositarli in appositi ricoveri situati nel capoluogo e nelle frazioni che dovranno essere messi a disposizione pena la requisizione, mentre il bestiame verrà collocato sotto tendoni cerati. Intanto si era avviata una catena di solidarietà che vedeva in prima fila alcuni grandi comuni. Il comune di Milano fornì manodopera e un ingegnere per la sistemazione delle frazioni di Rabatta e Sagginale con la costruzione di baracche per cui il comune aveva stanziato 200 mila lire (una volta terminata la ricostruzione c’è chi voleva chiamarla Rabatta Ambrosiana), mentre Firenze prese in carico la sistemazione dei comuni di Londa, Firenzuola e Barberino di Mugello.

A metà luglio il governo approverà un decreto per le zone terremotate includendo anche il Mugello con uno stanziamento di 10 milioni di lire in cui stabilisce che per i proprietari di case il sussidio consisterà nel costo della manodopera fino ad un massimo di 2500 lire e “nella somministrazione gratuita dei materiali occorrenti e impiegabili con tal somma secondo la perizia approvata dal Genio civile”. Per le case coloniche lo stato provvede “al trasporto gratuito dei materiali sul luogo d’impiego”, mentre un’attenzione particolare è rivolta alle abitazioni di vedove ed orfani di guerra e di militari mutilati inabili al lavoro, in questo caso alla riparazione “sarà provveduto gratuitamente d’ufficio a cura del Genio civile”.

Anche in occasione di questo tragico avvenimento non mancarono le polemiche di carattere politico che si ritrovano anche negli articoli del Corriere Mugellano e del Messaggero schierati su fronti contrapposti. Si formò anche un Comitato Permanente pro colpiti dal terremoto per “integrare l’azione che le Autorità svolgono a beneficio dei danneggiati, di essere l’interprete dei diritti e dei legittimi desideri di tutti gli interessati, di segnalare in una parola alle Autorità preposte all’assistenza e alla ricostruzione delle zone danneggiate i bisogni più urgenti da appagare e i problemi più necessari da risolvere nell’interesse dei colpiti dal recente flagello tellurico”. Presidente venne nominato l’avvocato Carlo Berretti.

Intanto già nel mese di agosto il Genio civile aveva inviato in Mugello 240 baracche da 4 vani ciascuna di cui 60 già montate in alcune frazioni. Ma anche questa operazione in alcune circostanze era oggetto di discussione come si rileva dal Messaggero del Mugello del 20 luglio nella rubrica “Voci del pubblico”: “Dunque dove le baracche in Borgo ? Non nel piazzale, non nelle altre piazze del paese – par chiaro – per ragioni di estetica, viabilità e igiene”. Si dovevano scegliere aree dove dove c’era il consenso alla cessione da parte dei proprietari e soprattutto dove si prevedeva di espandere il paese. “Intendo alludere – scrive l’articolista – al desiderato tracciamento del vialone di collegamento del Viale Umberto I° (al ponte delle Cale) colla via Faentina (…)” o infine, in ultima più modesta ipotesi, le baracche potrebbero venire costruite nello stesso piano stradale del costruendo viale, che per essere di amplissima larghezza, avrebbe un’area bastante per accogliervi le baracche simmetricamente allineate e per una modesta strada davanti, temporaneamente sufficiente”. Il terremoto come momento per ripensare anche allo sviluppo urbanistico dei paesi, ma c’è anche chi invita ad una ricostruzione rapida con criteri antisismici degli edifici pubblici e privati utilizzando le risorse messe a disposizione dal governo. “Ma non facciamo baracche, altro che pel puro necessario, se non non si ricostruisce più – scrive il professore Raffaello Stiattesi da Vicchio – e permane come nelle Calabrie, in Sicilia, ad Avezzano uno stato di cose intollerabile per un paese civile”.

Comunque le baracche a Borgo San Lorenzo erano gia montate verso la metà di settembre nella nuova strada che dal Viale portava alla via Faentina. “Le baracche erette dal Genio Civile sono numerose ed eleganti e corredate di varie comodità compresa l’illuminazione elettrica, nella nuova strada dove esse sorgono si è condotta l’acqua potabile, si sono costruite latrine a sistema biologico e si è provveduto ottimamente ad una costosa fognatura la quale poi rimarrà al nostro comune”.

L’assegnazione però ritardava mentre una parte della popolazione borghigiana era ancora attendata “nel piazzale Umberto I° o agli Scarichi di Zeti e stava avvicinandosi la stagione piovosa. Per questo i cittadini occuparono le baracche “anticipatamente ed arbitrariamente” e data la gravità della situazione “pare che le autorità e Genio Civile si acconceranno al fatto compiuto; forse si faranno sloggiare dalle baracche solo quelle famiglie che hanno la casa abitabile , sia pure dopo restauri”.

A questo evento eccezionale ne seguirono nei decenni successivi altri di minore intensità, oscillanti tra il VI e il VII grado della scala Mercalli.

Leonardo Romagnoli

5.1.19

le immagini sono tratte dal volume di Tebaldo Lorini “Immagini del Mugello 1900-1930 (Il Mugello attraverso la cartolina d’epoca)” edito da Radio Mugello nel dicembre 1983

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