Distorsioni di mercato
Recentemente il sindaco di Firenze si è espresso a favore del decreto Semplificazione per quanto riguarda il codice degli appalti e si è dichiarato favorevole ad una sospensione della leggi Bersani e Monti sulla liberalizzazione del settore commerciale come richiesto da qualche associazione di categoria.
Sono due emerite sciocchezze ma politicamente molto pericolose che riportano il nostro paese indietro di decenni nel campo dell’economia e dei diritti.
Non passa giorno che non si lamentino gravi incidenti anche mortali sul lavoro e cosa propone l’esimio Draghi ? Appalti al massimo ribasso e subappalto oltre il 40%. Ovvero il modo più semplice per favorire disonesti e creare condizioni di lavoro disattente alla sicurezza.
Le organizzazioni sindacali hanno già sottolineato gli aspetti pericolosi di queste norme che creano distorsioni nel mercato degli appalti e per la sicurezza sul lavoro come quando si prevede la possibilità di subappaltare un’opera senza vincoli particolari su chi sono i subappaltatori.
“ Un incentivo – ha scritto Stefano Feltri su Domani – alle imprese per accordarsi tra loro ai danni del committente, cioè lo Stato, cioè tutti noi. Funziona così : l’impresa A vince l’appalto X, quella B l’appalto Y e quella C l’appalto Z, poi A subappalta un po’ del suo contratto a B e C che ricambiano condividendo un po’ della torta degli appalti Y e Z che hanno conquistato. Lo scopo ultimo è evitare che ci sia una vera competizione tra imprese e che i ricavi siano massimi e i costi minimi. Il ritorno del massimo ribasso come criterio di aggiudicazione completa il quadro: le imprese si offrono per cifre irrisorie, vincono, poi fanno spuntare qualche variante o imprevisto che gonfia il compenso finale.” Queste modifiche quindi rischiano di far salire il costo delle opere e creare competizioni al ribasso s costo del lavoro e sicurezza. “ Creano le premesse – scrive sempre Feltri- per premiare le imprese più scorrette, quelle disposte ai comportamenti più spregiudicati, ad accordi occulti con i concorrenti, a usi estremi del subappalto e dei contenziosi giudiziari con il committente. Le imprese oneste ed efficienti rischiano di essere messe fuori mercato da quelle inefficienti ma disoneste o criminali o ammanicate con la politica”.
Se un’opera viene messa a bando per 200 non può essere assegnata a 120 ( e poi subappaltata) perché o chi ha fatto il bando è un incompetente oppure la qualità dell’opera, dei materiali e del personale viene compressa in modo inaccettabile sotto tutti i punti di vista.
Veniamo al blocco delle leggi Bersani-Monti richieste dai “liberali de’ noattri”. Monti è intervenuto soprattutto sulla liberalizzazione degli orari, mentre Bersani , da buon politico progressista, ha cercato con le sue leggi di portare una ventata di modernità in un settore come quello del commercio. Una ventata che era iniziata con Sabino Cassese che aveva abolito le commissioni comunale e ci ha messo anni per essere completata per la mancanza di decreti attuativi, lentezze burocratiche e comprensibili resistenze di alcune categorie.
Come era il mondo prima di Cassese e Bersani? Esistevano assurdi piani di commercio che ogni comune doveva adottare affidando incarichi per svariati milioni per stabilire, in base alle capacità di consumo della popolazione, quanti metri quadri potevano essere autorizzati in alcuni settori merceologici ovvero alimentari, frutta e verdura, macellerie, abbigliamento e calzature oltre ai pubblici esercizi bar e ristoranti. Tutte le altre tipologie merceologiche erano già libere, così come alcune attività artigianali ( dove vigeva il criterio della distanza che era stato già bocciato in numerose sentenze giudiziarie) ma venivano ugualmente bloccate tramite il voto delle commissioni comunali dove solitamente i rappresentanti delle categorie votavano contro ( c’erano sempre qualche negozio dello stesso tipo nel comune) e i politici si adeguavano.
Vi porto un esempio per cercare di far capire con chiarezza: se negli anni 80 volevo aprire un negozio di articoli sportivi( non vincolato al piano di commercio) presentavo domanda al comune e la commissione per sua scelta dava parere negativo. Volendo svolgere questa attività andavo magari da un artigiano che raccomodava biciclette e magari aveva anche la licenza per articoli sportivi e la acquistavo (sarebbe corretto dire subentravo in quella attività/licenza perché non può essere venduta per legge) per diversi milioni ( anche se era scarsamente utilizzata) che avrei potuto impegnare nella mia nuova attività. Come definireste oggi una situazione di questo tipo? Il pagamento di una tassa di avviamento? Era semplicemente un abuso che prima di Bersani era già stato corretto dalla magistratura con sentenze che annullavano i pareri delle commissioni e dei comuni. In alcuni casi i comuni erano stati costretti a pagare il mancato avviamento con notevoli danni per le casse pubbliche.
Avevo idee nuove per l’abbigliamento o calzature? Niente autorizzazione perché c’era il limite di superficie però potevo rilevare un negozio in una frazione e poi spostarlo nel centro pagandolo sempre diversi milioni. Di fatto non si pagava l’avviamento ma si comprava la licenza(che non è ammesso ma non si può dimostrare).
La situazione era ancora peggiore per bar e ristoranti.
Bersani liberalizzando il settore ha impedito ai commercianti di ricevere il TFR dovuto alla cessione dell’attività? No Bersani ha eliminato la rendita improduttiva dovuta al solo possesso di una licenza che commercialmente poteva valere zero mentre le attività commercialmente valide sono ancora oggi molto appetite e oggetti di compravendite.
La visione del commercio prevista dai piani e dalla legislazione era già superata negli anni 70/80 con la motorizzazione di massa che favoriva gli spostamenti tra paesi, territori e verso l’area fiorentina. Il commercio di vicinato ha per me ancora un valore importantissimo, è quello che rende vitale un centro storico o un quartiere ma proprio per questo deve essere lasciato spazio a nuove proposte che possono avere solo due vincoli, uno di natura urbanistica e l’altro di carattere sanitario.
Questi due aspetti fondamentali per i cittadini e i consumatori sono ampiamente riconosciuti nella legislazione, oltre a questi ci possono essere specifiche regolamentazioni per aree di particolare pregio storico-architettonico o con limitazioni per attività rumorose che possono creare disturbo alla vita dei residenti.
Quello che qualcuno chiede è semplicemente il blocco di ogni autorizzazione, ma non sarebbe un gran vantaggio per l’economia e neppure per i consumatori.
Leonardo Romagnoli
26.5.21