Benvenuti Bruno e Kayla. Una storia di integrazione e accoglienza

Benvenuti Bruno e Kayla

 

 

 

Il Corriere Fiorentino questa mattina ci racconta una storia che ci riconcilia con l’umanità in un periodo in cui provvedimenti sempre più assurdi e l’indifferenza verso la morte di coloro che cercano una vita migliore caratterizzano la cronaca quotidiana.
Un esempio di solidarietà e integrazione che apre nuove prospettive per il futuro.

A luglio con una decisione che apparve affrettata(il sindaco fu avvisato solo nella notte) il prefetto inviò 40 profughi nella piccola frazione di Castagno d’Andrea a San Godenzo, che di abitanti ne conta 180, sistemandoli all’interno di ex hotel privo anche di acqua e luce. Quello che poteva essere un problema si è trasformato in un’opportunità grazie alla partecipazione della popolazione con la gestione affidata alla Misericordia. Fin da subito molti abitanti di Castagno si offrirono per aiutare a superare le difficoltà iniziali, con alcune maestre che si sono impegnate per mesi nell’insegnamento della lingua italiana.
Ora in questa piccola comunità composta da 66 persone sono nati due bambini, un fatto che a Castagno non si verificava da molti anni, a cui sono stati dati i nomi di Bruno e Kayala.
“Abbiamo chiamato il nostro figlio Bruno – raccontano Christelle e Antoine – perché Don Bruno si è preso cura di noi, ci ha accompagnato all’ospedale con la sua auto per le visite, è il nostro padre spirituale”. Don Bruno Brezzi da 47 anni è il parroco di San Martino a Castagno ed è sempre stato un instancabile animatore della vita civile e culturale della piccola frazione di San Godenzo.
Catherine e Mamkan hanno, invece, chiamato la loro figlia Kayla che significa mare, quel mare mediterraneo che per molti è luogo di morte e sofferenza e per loro invece è simbolo di speranza.
Jacopo Storni nel suo articolo ricorda il ruolo della maestra Laura Collacchioni di Dicomano che tutte le sere arriva all’ex albergo per insegnare l’italiano insieme ad alcuni collaboratori come Cinzia, Marilena e Francesco. L’ex cinema della frazione è diventato una specie di bazar dove i cittadini portano oggetti in dono che possono essere utili ai nuovi abitanti.
Jacopo Storni ricorda che a San Godenzo la mensa ha assunto tre persone della zona per incrementare la produzione di cibo che serve anche la nuova piccola comunità e anche la Misericordia ha creato due nuovi posti di lavoro per operatori che lavorano nel centro.
Anche il sindaco Emanuele Piani, giustamente preoccupato inizialmente, oggi afferma :”altro che sostituzione etnica qui c’è integrazione vera”.
C’è un medico di famiglia di Barberino, il dott. Stefano Santangeli, che collabora con la Misericordia, e tutti i giovedi viene a visitare i nuovi pazienti, “ alcuni portano sulla pelle i segni delle torture subite in Libia”.
Alcuni degli ospiti hanno iniziato anche corsi di formazione professionale per diventare taglialegna e operai forestali.
Per omaggiare i nuovi nati la Misericordia e l’amministrazione hanno piantato nel giardino dell’ex albergo due alberi da frutto con accanto i nomi di Bruno e Kayala.

 

Recentemente il film “io, capitano” di Garrone che narra l’odissea di tanti migranti africani verso il mediterraneo è stato candidato agli oscar e alcuni esponenti del governo sono volati a Los Angeles per sottolineare come questa nomination riempisse tutti d’orgoglio. “ E’ un orgoglio, però, – ha scritto Aldo Grasso sempre sul Corriere di oggi – che stride ogni volta che un migrante muore e una nave impegnata a salvare vite umane trova chiusi i porti più vicini e rischia il sequestro”.

Nella sua modestia Don Bruno dice di non aver fatto nulla di straordinario ma la solidarietà e l’accoglienza espressa dalla comunità di Castagno d’Andrea è una luce che illumina l’oscurità dell’indifferenza e della disumanità.

Leonardo Romagnoli

17.1.24
(Le foto sono del CorriereFiorentino)

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