BULIMIA POLITICA

BULIMIA POLITICA

MACHIAVELLI: VIA A CELEBRAZIONI PER 500 ANNI PRINCIPE

Ma in questo momento, per quanto riguarda te, il potere è soltanto una parola. Siamo arrivati al punto in cui è bene che tu abbia una qualche idea di che cosa realmente significa il potere. La prima cosa che tu devi capire è che il potere è collettivo. L’individuo raggiunge il potere solo in quanto cessa di essere individuo. Tu conosci lo slogan del Partito: “La libertà è schiavitù”. Hai mai pensato che si può rovesciarlo? La schiavitù è liberta.(g.orwell)

La politica è l’arte della mediazione e del governo della cosa pubblica, il politico è colui che persegue attraverso un programma l’interesse di una comunità o di un territorio e non colui che persegue unicamente il proprio potere/interesse personale.
Negli ultimi anni assistiamo invece ad una separazione tra politica e potere a tutti i livelli e quello che doveva essere un benefico rinnovamento dei partiti e delle amministrazioni si sta rivelando sempre di più( anche se non bisogna generalizzare) una corsa ad occupare posti di potere, anche se a questo poi non corrisponde il governo della cosa pubblica lasciato troppo spesso alle decisioni e al potere della struttura burocratica, dal comune fino al governo nazionale. Insomma la politica sembra più fatta di lotte fra “cordate” interne alle stesse forze politiche per occupare posti che si pensa possano dare prestigio personale che non di un confronto programmatico e tra diverse ipotesi di sviluppo di un paese o di un territorio. Per avere una riprova basta pensare  alle fratture che si tanno erificando all’interno del partito democratico in un momento in cui il paese avrebbe bisogno invece di risposte forti  dalla politica.
Anche i nuovi movimenti si muovono in modo confuso, con scarsa trasparenza interna, pur avendo la possibilità di porre al centro del dibattito politico argomenti importanti a partire dal reddito di cittadinanza o di base.
Sembrano avere solo la capacità di intercettare il malessere ( che spesso sfocia in odio generalizzato per la classe politica) senza riuscire a trasformarlo in programma politico e non sono esenti dal formarsi delle “cordate” interne, che non vanno confuse con le correnti politiche che all’interno dei partiti sono sempre esistite e anzi ne sono state l’elemento vitale del dibattito politico e dell’elaborazione delle strategie di governo a tutti i livelli.
Emergono invece personaggi bulimici che , grazie anche all’inconsistenza dei partiti, perseguono unicamente il proprio interesse e quello delle cordate che li sostengono e che riescono a piegare a questi interessi il dibattito politico. La sovraesposizione mediatica e sui social riesce in questi casi a sostituire spesso il vero confronto politico e amministrativo e l’asfaltatura di qualche strada viene scambiata per buon governo da un popolo di mutanti a quattro ruote. In un libro su Machiavelli Viroli riporta l’invito del grande fiorentino : “Giudica alle mani, non agli occhi, dice Machiavelli e Viroli commenta: «I politici si giudicano guardando i fatti e non le apparenze».
“La democrazia del pubblico” la chiama lo storico Revelli, che “tende ad assumere la mobilità e la fluidità come proprie caratteristiche strutturali, alle prese con un elettorato volubile e imprevedibile”(…) “in questa nuova situazione il “partito politico” non si estingue , naturalmente, ma perde consistenza e stabilità “. Una degenerazione che arriva fino alla formazione dei partiti personali o all’uso del partito per ambizioni o interessi personali.
E’ una politica che si allontana dalla morale che considera il motto “il fine giustifica i mezzi” l’essenza del proprio operato e il raggiungimento dei posti di comando l’obiettivo di una personale realizzazione.
L’etica politica è l’etica di colui che svolge attività politica, ma l’attività politica nella concezione di chi svolge il proprio argomento partendo dalla considerazione dell’etica professionale non è il potere in quanto tale, ma il potere per il raggiungimento di un fine che è il bene comune, l’interesse collettivo o generale. Non è il governo ma il buon governo. Uno dei criteri tradizionali e continuamente rinnovati per distinguere il buon governo dal mal governo è per l’appunto la valutazione del conseguimento o meno di questo fine specifico: buongoverno è quello di chi persegue il bene comune, malgoverno è quello di chi persegue il bene proprio(N.Bobbio)

Questo politico crede di essere potente ma non governa, è uno squalo contornato da remore che lo servono fedelmente, ben sapendo di essergli utili, e quando sentirà odore di sangue non esiterà a mangiare un suo simile. Questo costume porta con sé adulazione, simulazione, cinismo, disprezzo per gli spiriti liberi, venalità che può sfociare , scriveva Viroli, nella corruzione. Il partito non è il soggetto ma l’oggetto della lotta politica. Non è il luogo in cui si forma il programma del cambiamento sociale e di sintesi degli interessi legittimi, ma non sempre coincidenti , di coloro che ne fanno parte.
“Il potere rende facilmente gli uomini insolenti, prepotenti, bramosi di onori e prerogative; fa lievitare le ambizioni esalta il narcisismo. Per questo il politico migliore sarà tale soprattutto per il suo carattere: la repubblica ha bisogno di uomini semplici, moderati, cortesi, disposti e disponibili, animati da una certa ritrosia verso l’esteriorità” e il suo successo dipende dalla disponibilità “ a farsi aiutare da collaboratori competenti e indipendenti nel loro giudizio”.(Vincenti) Il cattivo politico ha bisogno invece di servi consapevoli.( Viroli-La Boétie).
Credono di essere “il principe” ma sono solo giullari,  intanto la politica , come scrive Ignazi, “ perde ogni legittimità a disegnare il futuro”. Quello che sta avvenendo nel centro sinistra italiano è purtroppo una triste esemplificazione di questa perdita di senso.

Ogni politica che non sia velleitaria deve fare i conti con il raggiungimento e il mantenimento del potere; se questo però, anziché passaggio obbligato per realizzare una nuova qualità della vita comune, è l’unico fine dell’azione politica, essa si riduce a guerra fra bande e distrugge la cosa pubblica.(g. Bachelet)

LR

PS
per illustrare questa riflessione avevo scelto l’immagine dell’uomo che sega il ramo su cui siede. Pochi giorni dopo sul Corriere Giannelli ha cercato di sintetizzare allo stesso modo il singolare dibattito interno al PD anche se lo scritto era precedente al confronto tra le diverse anime della sinistra.

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