Cosa stiamo diventando?

Stiamo diventando un Paese che se la prende con donne e bambini (ed è questa la vera vittoria di Salvini)

La circolare del ministero dell’Interno sulla protezione umanitaria non è che l’ultima provocazione di Salvini. Ma è lo specchio di buona parte dell’opinione pubblica italiana. Ecco perché l’intolleranza ha già vinto in Italia

Prima le donne e i bambini, si diceva un tempo, quando c’era da salvare qualcuno da una nave che affondava, o da una casa in fiamme. Permetteteci di provare un po’ di nostalgia per i bei tempi andati, di fronte alla vergognosa circolare del ministero dell’interno inviata ieri ai prefetti, in cui si chiede di fare più in fretta a esaminare le domande e di utilizzare criteri più restrittivi per accoglierle o meno.
Fa riferimento, Salvini, a una sentenza della Cassazione, secondo cui la protezione umanitaria può essere concessa solo se le situazioni di vulnerabilità del migrante siano riferibili alle “condizioni di partenza di privazione o violazione dei diritti umani nel Paese d’origine”. Sentenza che il ministro dell’interno vuole sia interpretata nella maniera più restrittiva possibile, evitando che la protezione umanitaria venga concessa in riferimento a situazioni collegate come “lo stato di salute, la maternità, la minore età, il tragico vissuto personale, le traversie del viaggio per arrivare in Italia, la permanenza prolungata in Libia”.

Possiamo fidarci delle parole di Salvini, quando dice che donne incinte e bambini restano qua. Carta canta, però, e la circolare del ministero dice esattamente il contrario. Così come, spulciando gli archivi, dice il contrario da anni tutto il centrodestra, da Fratelli d’Italia a Forza Italia, che vorrebbe abolire del tutto questo istituto, in quanto, parola di Giorgia Meloni, «è stato utilizzato negli ultimi anni per dare copertura a una serie di immigrati clandestini che non avevano i requisiti per chiedere e ottenere l’asilo politico, né secondo la Convenzione di Ginevra né secondo la protezione sussidiaria dell’Ue». Se trovate un distinguo su donne e bambini da qualche parte, fateci un fischio.

Prima le donne e i bambini, quindi, sugli aerei che li riportano all’inferno, quindi. Prima le donne e i bambini – erano 123 i minori non accompagnati sull’Acquarius – lasciati in balia delle onde per giorni, perché in una domenica di elezioni, a giugno, c’era da fare la voce grossa con le organizzazioni non governative e i partner europei. Prima le donne e i bambini come le 7 donne incinte sempre a bordo dell’Acquarius che sarebbero state fatte sbarcare in Italia solo a condizione che si separassero – per sempre? – dai loro mariti diretti chissà dove. Prima le donne e i bambini – 9 solo lo scorso giugno – a morire nel Mediterraneo, il mese con più morti di sempre, sul totale dei migranti partiti sui barconi, senza che dal ministero dell’interno parta anche solo una parola di biasimo verso chi ha fatto girare vergognose campagne sul fatto che fossero bambolotti, non esseri umani, o che le fotografie – dell’agenzia France Press – fossero state modificate da chissà quale potere forte, per indurre a pietà gli italiani brava gente. Prima le donne e i bambini, come i 64mila minori non accompagnati in Italia che hanno fatto richiesta di asilo e che si sono visti spostare giusto ieri 42 milioni dal fondo destinato all’accoglienza a quello destinato ai rimpatri.

Prima le donne e i bambini, non più. E l’asticella della nostra tolleranza all’intolleranza e alla disumanità che anche oggi, inesorabile, è stata alzata di qualche centimetro. Perché in fondo è questo, temiamo, il vero senso delle misure di Matteo Salvini, al di là degli effetti concreti dei suoi atti: quello di abituarci all’idea che non si debba guardare in faccia a nessuno, nemmeno a donne e bambini. Che la pietà di fronte al dolore umano sia buonismo. Che la stretta sulla protezione umanitaria sia motivata da motivi di ordine pubblico, come se davvero profughi e richiedenti asilo siano potenziali ladri, stupratori, assassini. Che ottenere la protezione umanitaria, o anche solo permanere nel limbo dello status di richiedente asilo sia di per sé una posizione di privilegio. E che chi pensa che tutto questo non debba avere cittadinanza in un Paese civile sia di default un radical chic da salotto che non ha mai messo piede in una periferia, come se l’umanità fosse una condizione che oggi si possono permettere solo i ricchi, perché fuori dalla zona a traffico limitato c’è la guerra.

Nessuna di queste affermazioni è vera, né condivisibile, ma ognuna di queste affermazioni è oggi largamente condivisa dall’opinione pubblica italiana. La vera vittoria di Salvini, la sua egemonia culturale, sta tutta qua. In un Paese che non sa più dire nemmeno “prima le donne e i bambini”, che ha smarrito l’umanità nell’abisso delle sue paure.

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