“Il Piano paesaggistico – prosegue Marson – mette in luce alcune criticità, per altro territorialmente ben delimitate, che fanno riferimento ai rischi della banalizzazione e dell’impoverimento del paesaggio e della biodiversità, già ben descritti in atti regionali quali il Programma di sviluppo rurale e il Piano ambientale ed energetico regionale. Nel Programma di sviluppo rurale 2014-20 si legge ad esempio che “l’abbandono delle attività agricole…i processi di urbanizzazione e l’eccessiva intensificazione dell’attività agricola, verificatasi nelle aree a maggiore vocazione (elevato impiego di fertilizzanti, pesticidi, erbicidi e di risorse idriche) rappresentano una minaccia per la biodiversità in genere e quella agraria in particolare , con notevoli riflessi negativi anche sul paesaggio agrario tipico della Toscana” che il Psr si propone di tutelare. Per non parlare dei numerosi richiami all’alto valore culturale del paesaggio agrario tradizionale contenuti nei Piani territoriali di coordinamento delle province di Firenze e di Siena. A dimostrazione che il PIT paesaggio – conclude l’assessore Marson – ha fatto tesoro delle esperienze di pianificazione locale e degli altri fondamentali atti di programmazione regionali della Regione”.
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