La grazia per Leonard Peltier. Presidio a Firenze giovedi 19

Il rilascio di Peltier dal carcere ora dipende dalla clemenza del Presidente Obama, che lascerà il suo incarico il 20 gennaio.

In tutto il mondo in questi giorni è stata rilanciata la campagna per la richiesta di grazia al presidente Obama…L’associazione Il Cerchio ha ufficialmente appoggiato l’iniziativa nella speranza che il presidente possa intervenire in questa direzione e ha indetto per GIOVEDI’ 19 GENNAIO 2017 DALLE ORE 17,30 ALLE ORE 19,00 UN PRESIDIO DI TESTIMONIANZA in prossimità  del  consolato USA, LUNGARNO A.VESPUCCI angolo Via Curtatone A FIRENZE

Altre iniziative analoghe si stanno svolgendo in tutto il mondo e in varie città  italiane (Milano,  Genova, Roma) per il programma vedete volantino allegato. Inoltre potete firmare la petizione online di Amnesty al sito  http://act.amnestyusa.org/ea-action/action?ea.client.id=1839&ea.campaign.id=27118 

Peltier Italia bn

CHI È LEONARD PELTIER

Leonard Peltier è un Nativo Americano in carcere da 40 anni. Nasce il 12 settembre 1944 e già dalla sua infanzia capisce che la vita per i nativi d’America è dura, tra miseria, razzismo, emarginazione.

Negli anni ’70 la comunità indiana comincia ad alzare la testa e si organizza. Nasce l’AIM, American Indian Movement, di cui dopo poco Peltier entra a far parte. Nel 1973 oltre trecento indiani d’America tengono testa agli uomini del corrotto Dick Wilson, che con una sorta di polizia privata mieteva terrore nella comunità indigena con pestaggi ed omicidi. E’ un periodo durissimo, per due anni quella regione vede una presenza spropositata di agenti dell’FBI, e i morti tra i nativi sono almeno 60. Nel giugno del 1975 dalla comunità di Oglala viene lanciato un appello all’AIM perché qualcuno vada ad aiutarli, la tensione è altissima. Arrivano 17 membri del AIM, di questi solo 6 sono uomini, tra loro c’è Leonard Peltier.peltier 2

Il 26 Giungo 1975 nei pressi della comunità indiana si presentano in auto, senza alcun segno di riconoscimento, due agenti dell’FBI: la scusa è la ricerca di un uomo che ha rubato degli stivali. E’ probabilmente una trappola, tanto che nel giro di poco tempo si scatena una sparatoria tremenda con centinaia di agenti e militari. Gli Oglala Lakota si difendono, rispondono al fuoco e alla fine sul terreno restano tre corpi: due agenti dell’FBI e un indigeno. Tutta la comunità riesce a scappare e a nascondersi, si scatena una caccia all’uomo di dimensioni impressionanti. Per l’indiano americano morto non fu aperta alcuna indagine, mentre per i due agenti vennero imputate tre persone. I primi due arrestati vengono processati ed assolti sulla base della legittima difesa, rimane il terzo accusato, Leonard Peltier, il quale nel frattempo è scappato in Canada. Su di lui si riversa tutta la rabbia dell’FBI, è il capo espiatorio. Viene arrestato in Canada il 6 Febbraio 1976 e dopo pochi mesi estradato sulla base di false testimonianze.

Questa volta il processo viene organizzato diversamente: si svolge nella città di Fargo, storicamente antiindiana, la giuria è formata da soli bianchi e il giudice è noto per il suo razzismo. Il processo prende ben altra piega e Peltier viene condannato a due ergastoli consecutivi. Durante il processo non si tiene conto delle prove a suo favore, ma solo di testimonianze manipolate, vaghe e contraddittorie.peltier

Dopo cinque anni, accurati esami balistici riescono a provare che i proiettili che uccisero i due agenti non appartenevano all’arma di Leonard, e alcuni dei testimoni che lo avevano accusato ritirano le loro dichiarazioni, confessando di essere stati minacciati dall’FBI. A Leonard è stata negata la possibilità di avere una revisione del processo, nonostante le prove che dimostrano la sua innocenza.

Non gli è stato nemmeno permesso di presenziare ai funerali di suo padre, di sua madre, dei suoi zii, e nel dicembre 2016 di suo figlio, che si trovava a Washington per la campagna di liberazione del padre, quando ha avuto un attacco di cuore.

In questo momento è in corso un appello al presidente degli Stati Uniti Obama perché gli conceda la grazia, dal momento che si era impegnato durante la campagna elettorale a intervenire a favore di Peltier. Che mantenga la sua promessa, che renda finalmente giustizia e chiuda la persecuzione, la vendetta dell’FBI !LeonardPeltierMessage

In carcere Leonard è diventato un bravo pittore autodidatta, cercando di fare qualcos’altro che non fissare le quattro pareti che ne imprigionano il corpo. I volti del suo popolo, gli animali sacri e la riscoperta delle sue radici ancestrali gli danno una fede e una forza interiore che gli permettono di resistere, di aprire varchi di colori attraverso il muro, di guardare oltre il loculo di cemento in cui è costretto ad abitare. Operato ad una mascella solo grazie alle pressioni popolari, quasi cieco da un occhio, malato di diabete e alla prostata, ma Leonard Peltier resiste e non rinnega nulla della sua lotta. Anche recentemente, dal carcere Leonard si è pronunciato a sostegno dei protettori dell’acqua in South Dakota. A settembre Leonard ha compiuto 72 anni.

 

I commenti sono chiusi.