Piano di laminazione per l’invaso di Bilancino

Piano di laminazione per l’invaso di Bilancino

La Regione Toscana ha pubblicato lo “Stralcio di piano di laminazione per l’invaso di Bilancino” come previsto dalla normativa nazionale per valutare il ruolo degli invasi artificiali in occasione di eventi metereologici eccezionali. La direttiva nazionale richiama il concetto di regolazione dei deflussi per i corsi d’acqua su cui insistono invasi artificiali, a qualunque scopo essi siano destinati, da effettuarsi su indicazione dell’Autorità Idraulica ( Per la Regione il Genio Civile) attraverso i gestori degli invasi , “in concorso con il Centro Funzionale, Autorita di Distretto/Bacino e Protezione Civile, in modo da massimizzare la laminazione delle piene, tenuto conto delle portate massime transitabili in alveo senza aggravamento di rischio”. Nella parte descrittiva della delibera si richiamano anche gli eventi del 2014 che dettero vita ad una polemica tra enti locali e Publiacqua in merito proprio ai rilasci effettuati dall’invaso di Bilancino in occasione della piena della Sieve che ebbe conseguenze negative per l’abitato di Sagginale .

Bilancino già in fase di progettazione aveva soprattutto un ruolo di bacino a scopo idropotabile con una capacità di laminazione delle piene limitata a 15 milioni di metri cubi dall’altezza di massimo invaso a quella di massima regolazione.
Ma Bilancino può evitare le piene dell’Arno e quelle della Sieve? Per l’Arno no, per la Sieve forse.
Il Piano Stralcio di laminazione dovrebbe quindi servire per avere uno strumento operativo “ da utilizzare in caso di eventi metereologici avversi di una certa rilevanza che interessano il bacino della Sieve”. Proseguendo nella lettura si ritrovano molte delle considerazioni fatte prima della costruzione proprio sulla sua validità nei confronti del contenimento delle piene, che invece era un elemento di forza dei proponenti rivolto in particolare alla popolazione fiorentina.(QUI)

Fin da subito , però, è bene sottolineare che il bacino sotteso dall’invaso di Bilancino – scrivono gli autori- – rappresenta soltanto una minima parte dell’intero bacino della Sieve (149 kmq a fronte di 840 kmq, circa il 18%) e che a valle dell’invaso esistono almeno tre affluenti della Sieve (il torrente Carza, il Moscia e il san Godenzo) i cui deflussi contribuiscono in maniera decisiva ( soprattutto per quanto riguarda il Carza) alla formazione, ai valori di picco e ai tempi di trasferimento dell’onda di piena a valle. Pertanto, sia per la porzione più a valle del fiume Sieve (verso l’immissione in Arno) che a maggior ragione per l’intera asta del fiume Arno, gli effetti benefici della laminazione delle piene operando sulla diga di Bilancino sono decisamente meno importanti”.

Lo studio prende in considerazione eventi della durata di 36 ore con piogge critiche intense per periodi da 3 a 12 ore e il ruolo che può avere l’invaso considerato cautelativamente a quota 252 slm con soglia mobile chiusa.
“Dai diagrammi e dai dati in possesso si nota come i tempi di pioggia critici per la sollecitazione del bacino della Sieve a monte dell’invaso di Bilancino siano compresi tra 6 e 9 ore, in particolare i picchi di piena si registrano con durate delle piogge pari a 6 ore e sono pari a circa 460mc/s per i tempi di ritono duecentennali e 300mc/s per i tempi di ritorno trentennali”.
Ma le finalità del piano non interessano l’Arno e neppure tutto il bacino della Sieve ma “riguardano la possibilità di limitare il rischio idraulico locale nei territori attraversati dal fiume Sieve , in particolare le zone ( San Piero a Sieve , Sagginale..) ritenute storicamente soggette a rischio”. Insomma Bilancino dovrà evitare almeno le piene a Sagginale,  cosa che non è avvenuta , ad esempio, nel 2014.  Questo documento, come definito in premessa e nel titolo è “ una proposta stralcio per affrontare criticità locali, principalmente per l’abitato di Sagginale, che rappresenta uno dei punti più critici, in particolare per gli eventi con tempi di ritorno bassi”(p.27).

Lo studio prevede quindi alcuni scenari di gestione dell’invaso per evitare di superare la quota di 200 mc/s al ponte di Annibale considerata la soglia critica e lo fa anche tenendo conto dell’eventuale apporto del Carza considerato l’affluente più significativo ( e pensare che dopo l’impatto dei lavori Tav il torrente ha per molti emsi l’anno portate poco significative nellla sua parte finale).
Evito di entrare nel merito degli aspetti tecnici e delle proposte che prevedono uno scenario statico nel periodo Ottobre – marzo, quando i volumi da invasare dovrebbero essere maggiori senza pregiudicare l’utilizzo idropotabile, e uno scenario dinamico nel periodo primaverile-estivo, dove i volumi disponibili per la laminazione sono minori ma dove le probabilità di eventi alluvionali sono più rari (cambiamenti climatici permettendo).
Il Piano ,che coinvolge vari soggetti a partire dal gestore Publiacqua, avrà una fase sperimentale di tre anni per effettuare approfondimenti e apportare modifiche prima dell’adozione definitiva. Non eviterà le piene a Firenze ma speriamo almeno nella messa in sicurezza definitiva dei punti critici a valle dell’invaso a partire da Sagginale.

Leonardo Romagnoli

8.11.17

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