Le emissioni di una centrale a biomasse

Le emissioni di una centrale a biomasse

biomasse-castagno
La vicenda del documento del dottor Cordella sulle emissioni merita un approfondimento al di là delle offese dell’inquisitore, del chimico e del deontologo dopo il mio corsivo e la risposta che ho dato ad un commento. Cerco di chiarire intanto l’uso del termine “bugiardino” riferito alla nota Asl in quanto non voleva essere offensivo per nessuno ma solo esemplificativo di una situazione in cui l’estensore non poteva che elencare tutte le problematicità della combustione come appunto un bugiardino elenca tutti i possibili effetti collaterali nell’uso di un farmaco, ma questo non vieta che il vostro dottore vi prescriva quel farmaco. Nel caso del documento Asl si fa la stessa cosa senza nessun particolare riferimento all’impianto oggetto di contesa salvo questa frase :”Secondo la previsione scaturita da un modello previsionale presentato dalla ditta, le concentrazioni degli inquinanti presso i recettori individuali dovrebbero essere ampiamente entro i limiti previsti dalla normativa.Naturalmente il modello previsionale è teorico e tiene conto solamente delle emissioni della centrale, a cui vanno sommate le concentrazioni degli stessi inquinanti già presenti nell’aria e/o che magari si aggiungeranno in futuro nell’area. Allo stato attuale non risulta che nell’area della centrale sia mai stata installata una stazione di rilevamento della qualità dell’aria e pertanto risulta difficile fare una previsione corrette”. Quindi anche la Asl non sa, al di là dei dati forniti dal proponente, quali sono le emissioni di questi impianti. Esistono dati comprabili su questo problema? In Italia ci sono 60 impianti cogenerativi ORC alimentati a biomassa legnosa di un MWe di potenza e molte centrali di ben più grandi dimensioni tanto che quelli di un MW vengono considerati mini cogeneratori. Su diversi di questi impianti attivi anche da 10 anni vengono svolti monitoraggi sul loro funzionamento e le loro emissioni. E’ uscito da poco un libro che si intitola “biomasse legnose : petrolio verde per il teleriscaldamento italiano” che contiene saggi tecnici molto interessanti comprensibili anche da un non addetto ai lavori. Si parla di gestione del bosco, delle biomasse in Italia(e anche inToscana), di cogenerazione, di ambiente ed emissioni.
Nella parte ambiente tra i saggi pubblicati ce ne sono almeno tre utili alla discussione in corso: “Sistemi di controllo degli inquinamenti” di Roberta Roberto dell’Enea, “Emissioni atmosferiche da biomassa legnosa” di Domenico Cipriano e una nota di Marco Vecchiocattivi dell’Arpa Umbria.biomasse4
“Nei fumi al camino di impianti a combustione che utilizzano biomassa legnosa vergine si ha l’emisisone, oltre che di acqua e anidride carbonica, principalmente di monossido di carbonio(CO), polveri(particolato solido totale), ossidi di azoto (NO), biossido di zolfo(SO2) e sostanze organiche sotto forma di gas e vapori, quali composti organici volatili (COV e idrocarburi policiclici aromatici(IPA), la presenza di macroinquinanti e micronquinanti è direttamente dipendente sia dalla composizione della biomassa sia dalla qualità del processo di combustione e dello scambio termico e del raffredamento dei fumi- scrive la dott.sa Roberto- per limitare l’emissione in atmosfera di queste sostanze si interviene contrastando la formazione mediante l’ottimizzazione e il controllo delle condizioni di funzionamento dell’impianto(misure primarie) e rimuovendole dai fumi mediante l’utilizzo di opportuni sistemi di trattamento(misure secondarie)”. Quello che a noi interessa in questo caso sono le particelle (PM 10, 2,5, etc) e la ricercatrice Enea afferma che “ gli impianti a biomassa legnosa con linea di trattamento fumi se adeguatamente progettati e correttamente eserciti e manutenuti permettono il raggiungimento di concentrazioni di polveri al camino anche inferiori a 1mg/Nm3” e per far questo si utilizzano multiciclone e  filtro a maniche.
“L’efficienza di rimozione si mantiene elevata(>99%) anche per le frazioni più fini e nel caso di grandi portate di effluente è possibile raggiungere valori di concentrazioni finali di particolato anche inferiori a 5mg/Nm3”(limite di legge 30). Si consideri che in molti casi la riduzione di polveri emesse, rispetto all’assenza di filtrazione, può arrivare al 99,9%(ovvero del 999 per mille), aggiunge il dott. Cipriano, definendoli dispositivi economici e abbastanza affidabili.sancarlo
“In genere accade che più del 50% delle emissioni totali non viene rilasciato durante le normali operazioni dell’impianto(quando funziona, ad esempio, a piena potenza), ma durante periodi detti di “transitorio”, ovvero partenze, fermate o guasti”(:::)Una gestione accurata dell’impianto, limitando ad esempio, il numero delle accensioni o preriscaldando l’impianto con gas metano prima di immettere legna, così come una corretta preparazione del cippato, possono ridurre di molto (fino oltre il 50% in alcuni casi) le emissioni totali, a parità di energia proodtta e combustibile utilizzato”.(Cipriano). Tutti gli studi concordano nel sottolineare che le emissioni sono maggiori con impianti più piccoli per non parlare dei camini o delle combustioni a cielo aperto molto diffuse in tutte le campagne.
“Rispetto a altri tipi di combustione – scrive Vecchiocattivi dell’Arpa Umbria – l’impatto maggiore (delle biomasse) si ha nelle emissioni di polveri fini, basti pensare che in Umbria, come si evince dall’inventario delle emissioni, il 74% del totale annuo regionale di emissione di Pm10 deriva da combustione di biomasse e, principalmente, da biomasse legnose a uso di riscaldamento”.
Nello stesso saggio si riporta uno studio dell’Arpa Umbria nel quale è stato simulata la dispersione degli inquinanti emessi da alcuni progetti di impianti a biomasse al fine di valutare l’incidenza delle emissioni di Pm 10 e Nox al suolo. “ anche da questo studio si vede come impianti che nascono appositamente come centrali di produzione di energia elettrica, combinata o meno con la produzione di calore per la distribuzione in rete, hanno impatti minimi rispetto la qualità dell’aria e, in genere, limitati alle aree non lontane dall’impianto, aree solitamente non adibite a uso residenziale”(idem)
Infine vengono riportati i dati dei fattori di emissione di alcune centrali a biomasse di potenza molto superiore a quella di Petrona come quelle di S.Caterina, Tirano e Sondalo che dimostrano che per i Pm10 i livelli siano inferiori anche a quelli degli impianti a gasolio, tra 4,6 e 3,2 g/GJ per le biomasse a fronte di un 5 g/GJ per il gasolio, più basso c’è solo il metano a 0,2 , una stufa a legna tradizionale produce emisisini per 480 g/GJ.
Questo solo per dire che esiste una letteratura in evoluzione con studi approfonditi sulla materia e una ricerca tecnologica che ha portato in pochi anni ad un miglioramento costante delle prestazioni ambientali delle caldaie anche di piccole dimensioni.
Per il resto quello di Petrona resta un investimento industriale privato, gestito male sotto l’aspetto della comunicazione, che doveva essere maggiormente condiviso con la filiera delle biomasse che in Mugello non è sicuramente un settore trascurabile.

Leonardo romagnoli
31.5.15

 

 

 

 

4 thoughts on “Le emissioni di una centrale a biomasse

  1. Io ho parlato di deontologia professionale, ovviamente la sua, Direttore, senza proferire alcuna offesa. E l’ho fatto mettendo in risalto il suo modo di dare, o non dare, le notizie. Così come, per l’evidenza di vederne derubricate a “non notizia” alcune, ed innalzate ad epocali altre. Certo, lei in casa sua e’ libero di fare quello che vuole. E Radio Mugello e’ casa sua, fors’anche di qualche altro. Una cosa vostra. Pero’ non mi tiri per la giacca : non ho scritta alcuna offesa. Solo dati di fatto, cui lei non ha saputo replicare. E il ruolo di vittima, proprio, non le si addIce.

  2. salve, sono l’inquisitore, parlo con il venditore di fumo?

    Comunque non ho mai inquisito nessuno, altrimenti avrei fatto il giornalista a Radio Mugello. La sua insistente campagna denigratoria nei miei confronti mi muove sentimenti contrastanti: dalla rabbia per una informazione gestita in questo modo subdolo, arrogante e sempre in attacco sulla persona, alla pena per vedere come, ad un modestissimo soggetto politico si aggiunga e si rilanci quello di un altrettanto modesto ceto mediatico al servizio del primo.
    Ma tant’è. Lo sapevamo e, al di là della tristezza, non ci si stupisce più.

    Nello specifico, l’ostentazione dei numeri tratti da libri “pseudoscientifici” è paradossale sia nelle premesse che nelle conclusioni.
    Prima si dice che Cordella avrebbe fatto un bugiardino perché si è espresso genericamente elencando dati presunti e non contestualizzati (come se non avesse risposto ad una espressa domanda dell’assessore Bonanni proprio sulla centrale in questione), poi si prendono dei trattati generici e si innalzano a verbo assoluto.

    Poco importa se medici, ingegneri e ambientalisti di tutto il mondo, Organizzazione Mondiale della Sanità inclusa, attestino che le biomasse sono pericolose e causa di possibili patologie anche gravissime.
    Si badi bene, ho parlato di biomasse in genere e non di polveri sottili in particolare. Perché se è vero che le nanopolveri sono prodotte da diversi sistemi di combustione, primo tra tutti quello della circolazione veicolare, le biomasse sono biomasse e il loro incenerimento è, oltreché inefficiente per produrre energia, altamente tossico.
    Infine, caro il mio Romagnoli, quando parliamo di particolato, evitiamo di stare sul generico come fa lei (mentendo sapendo di mentire): le PM10 sono assai diverse dalle PM ,5 e dalle PM1. E se per le PM10 ci sono quei filtri che lei ostenta in modo tanto tronfio quanto irresponsabile, per le polveri ultrasonici (come detto nel bugiardo del dott. Cordelia…) non esistono filtri… NON ESISTONO…
    Mi stia bene, lei e il suo aerosol

    • qualche refuso:
      pm 2,5 non ,5
      polveri ultrasonici non ultrasonici
      bugiardino non bugiardo

      (maledetto correttore, almeno negli ultimi due casi)…

      …in attesa di moderazione…

  3. Belle riflessioni si… adesso capisco perchè radio mugello l’ascoltano in 3