L’accatastamento degli impianti termici a biomasse.

L’accatastamento degli impianti termici a biomasse.

 

 

 

Ha fatto tanto scalpore e suscitato anche commenti spesso inappropriati la notizia della Regione Toscana che invita ad effettuare l’accatastamento semplificato degli impianti termici a biomasse entro il mese di ottobre sulla base di una delibera di giunta del marzo scorso.
Il catasto degli impianti termici è previsto dalla legge nazionale e poi da quelle regionali e non è una prerogativa toscana, anzi alcune regioni sulle biomasse lo hanno da diversi anni (Lombardia e Veneto ad esempio).
Chi ha una caldaia a metano è iscritto obbligatoriamente al Siert della Regione ma non se ne accorge perché la pratica viene fatta da chi vende o effettua la manutenzione ( la vostra caldaia ha una targa che certifica l’iscrizione e un registro dove segnare le manutenzioni). Lo stesso vale per tanti possessori di caldaie a pellet o altra biomassa.

L’accatastamento non costa niente e non sono previsti tributi e anche in caso di controllo se uno non ha effettuato l’iscrizione non è prevista nessuna multa ma un invito a regolarizzare la situazione entro 30 giorni.
Sono esclusi dall’obbligo di accatastamento i camini dismessi e quelli che rappresentano l’unica fonte di riscaldamento dell’abitazione. In questo caso il cittadino non dovrà fare la procedura di accatastamento, ma solo una auto-dichiarazione, il cui modulo è scaricabile sempre dal sito del SIERT (www.siert.regione.toscana.it).
Sono invece escluse dall’accatastamento le cucine economiche, ovvero stufe dedicate alla cottura dei cibi e non collegate all’impianti di riscaldamento.

L’accatastamento previsto dalle regioni è SOLO di un censimento utile nell’ambito delle politiche adottate per contrastare l’inquinamento atmosferico dovuto alle PM10.

La Toscana aveva già sottoscritto nel 2021 un impegno con il Ministero dell’Ambiente per la riduzione delle emissioni degli impianti termici e in quell’occasione veniva sottolineato che era un problema reale anche in Toscana, in particolare in alcune zone critiche , come la Piana di Lucca e la Piana Prato- Pistoia.” La maggior parte delle emissioni di PM10 viene da stufe e caminetti datati e caratterizzati da tecnologie di combustione ormai obsolete e superate: gli apparecchi a legna e pellet installati in Italia da più di 10 anni sono il 70% del parco installato e contribuiscono all’86% del PM10 derivante dalla combustione domestica di biomassa.”
Nella sostanza la norma serve a monitorare con più puntualità gli apparecchi alimentati a biocombustibile solido nelle aree critiche per la qualità dell’aria, ma essendo generale poi si estende a tutto il territorio regionale.
Nell’allegato alla delibera regionale si dice anche che “
Le disposizioni dettano una disciplina transitoria in attesa dei decreti attuativi di cui all’articolo 4 comma 1-quinquies del D.Lgs 192/05 (come modificato dal D.Lgs 48/2020) che daranno indicazioni puntuali per quanto riguarda gli impianti alimentati da biomassa.” Ovvero dopo tre anni mancano i decreti attuativi come purtroppo avviene anche per tante altre leggi.

In questo caso si tratta di un accatastamento semplificato (o registrazione) perché riguarda impianti con potenza inferiore a 10 Kw ( per quelli con potenza superiore era già in vigore l’obbligo di accatastamento ordinario).

Si prevedono due modalità di registrazione/accatastamento dell’impianto:
 2.1 Nei casi in cui gli impianti siano stati installati precedentemente all’entrata in vigore della presente deliberazione, il responsabile dell’impianto provvederà ad un accatastamento semplificato dell’impianto accedendo ad una apposita pagina dedicata nel SIERT Regione Toscana, accessibile attraverso le credenziali SPID, compilando l’apposita maschera informatica.
 2.2 Nei casi in cui gli impianti siano installati successivamente all’entrata in vigore della presente deliberazione il manutentore/installatore dell’impianto provvederà alle operazioni di registrazione dell’impianto attraverso le procedure di accatastamento indicate nel SIERT.

Sono esclusi dalla procedure di accatastamento nel SIERT gli impianti non utilizzati o comunque da intendersi ad uso saltuario per i quali è sufficiente un’autocertificazione su un modulo scaricabile dal siert.

L’unico vero problema è stato sottolineato, ad esempio, dagli amministratori della Val di Bisenzio :
L’obbligo è stato fissato dalla Regione Toscana e i Comuni non sono stati coinvolti nella definizione delle procedure – tengono a precisare i sindaci della Val di Bisenzio, Bongiorno, Bosi e Morganti – si tratta di un provvedimento che si pone l’obiettivo di controllare l’inquinamento e di contrastare i danni per la salute ma che è stato gestito in maniera inadeguata e dimostra scarsa attenzione e conoscenza dei luoghi montani, dove tra l’altro molta parte della popolazione è composta da persone anziane, non certo avvezze all’utilizzo degli strumenti informatici”.
Per risolvere questo problema non è sicuramente sufficiente l’istituzione del numero verde di Arrr ma sarebbe opportuno proprio un coinvolgimento delle amministrazioni locali, Unioni o Comuni.

Leonardo Romagnoli
10.10.23

Delibera_n.222_del_06-03-2023-Allegato-A_Delibera_n.222_del_06-03-2023

PS . L’assessore Monni ha annunciato la proroga al marzo 2024 con ulteriori semplificazioni

 

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