Arrestato per tentata corruzione

Un funzionario della Città Metropolitana direttore dei lavori di manutenzione delle strade del Mugello, ha rifiutato una tangente e ha denunciato un imprenditore che voleva corromperlo perché chiudesse un occhio sulle maggiori spese che la sua azienda aveva dichiarato, ma non aveva effettivamente sostenuto, per materiali quali bitume e conglomerato impiegati nei cantieri.
Il funzionario  aveva già denunciato l’imprenditore nel mese di ottobre, ma questi  venerdì scorso è tornato alla carica, ha preso un appuntamento negli uffici della Direzione viabilità in via Mercadante con la scusa di consegnare il Pos (Piano operativo di sicurezza) e quando si è trovato davanti al funzionario ha cercato di consegnargli una busta contenente 4000 mila euro confusa in mezzo ai documenti. Gli investigatori della polizia provinciale, che erano appostati nella stanza vicina, lo  hanno arrestato in flagranza  per istigazione alla corruzione.

L’arrestato è Raffaele Tizzano, 39 anni, di Acerra, procuratore speciale della Co.Res, azienda di Venafro (Isernia) che si era aggiudicata l’appalto da 5 milioni per la manutenzione delle strade mugellane con un ribasso del 46,3% e, secondo le accuse, cercava di recuperare la convenienza economica per l’impresa “attraverso la sistematica truffa sul materiale fornito”. L’inchiesta è coordinata dal pm Leopoldo De Gregorio. Il gip Francesco Bagnai ha convalidato l’arresto e ha spedito Tizzano ai domiciliari. Durante l’interrogatorio l’imprenditore ha cercato di sostenere di essersi sentito in qualche modo indotto dal funzionario a pagare una tangente a causa dei suoi comportamenti “strani”, “sospetti”. Il gip ha  ricordato però che l’architetto direttore dei lavori aveva denunciato in ottobre un tentativo di corruzione e ha  rilevato che “un ipotetico concussore non si rivolge di certo alla polizia giudiziaria quando il soggetto concusso gli porta il denaro, ma lo incassa e casomai ne chiede dell’altro”.

Quanto al fatto che la ditta stesse cercando di truffare la Città Metropolitana dichiarando di aver utilizzato più materiale di quanto effettivamente impiegato nei cantieri stradali, la conferma è arrivata quando la polizia provinciale ha fatto pesare un camion che trasportava il materiale e ha constatato che ve ne era meno di quanto dichiarato.

Il fatto poi che Tizzano avesse già tentato “con spregiudicatezza” di corrompere il direttore dei lavori perché chiudesse un occhio fa ritenere – afferma il gip – che si tratti “di un modus operandi consueto ed abituale”: “Considerato infatti – scrive – che il meccanismo illecito che emerge dalle indagini, ancora in corso di svolgimento, è basato sul fatto di aggiudicarsi appalti con ribassi molto forti, recuperando poi la convenienza economica per l’impresa attraverso la sistematica truffa sul materiale fornito, è davvero difficile ipotizzare che tale modo di operare – che inquina il mercato distruggendo la concorrenza leale degli imprenditori onesti e danneggia la pubblica amministrazione – sia stato utilizzato da Tizzano e dai suoi sodali solamente in questo singolo caso”. Le indagini proseguono per accertare eventuali altri reati.

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