Le biomasse possono fare la differenza

Le biomasse possono fare la differenza

di Maurizio Cocchi

Per mantenere entro 2 °C l’aumento della temperatura terrestre non dobbiamo immettere più di 1.000 miliardi di tonnellate di carbonio. E visto che siamo già a quota 730, servono subito soluzioni immediate ed efficaci. L’uso sostenibile delle biomasse è una di queste. 

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È una panoramica unica sullo stato delle cose nel settore delle biomasse – e sul loro ruolo fondamentale nella transizione a un’economia a basse emissioni – quella emersa dalla ventiquattresima Conferenza ed esposizione europea sulle biomasse di Amsterdam (Eubce 2016 – European Biomass Conference and Exhibition).

Dopo lo storico accordo sul clima raggiunto alla Cop21 di Parigi, istituzioni internazionali e organizzazioni scientifiche concordano sul fatto che le biomasse e la bioeconomia sono fondamentali per raggiungere l’obiettivo di mantenere entro i 2 °C l’aumento di temperatura globale causato dai cambiamenti climatici.

Secondo alcuni studi scientifici sono già state consumate 730 Gt (miliardi di tonnellate) del budget di 1.000 Gt di carbonio consentito per mantenere le temperature globali al di sotto di questa soglia: dunque il tempo a disposizione per applicare misure efficaci è davvero ridotto. foresta

Abbiamo bisogno di soluzioni a basse emissioni di carbonio che siano operative ora: l’uso sostenibile delle biomasse è indubbiamente tra queste. La stessa bioenergia può contribuire tra il 10 e il 30% alla riduzione globale delle emissioni di CO2: un obiettivo raggiungibile inserendo la bioenergia nel contesto integrato della bioeconomia, al fine di massimizzare l’efficienza nell’utilizzo di queste risorse, per produrre energia rinnovabile, cibo e materiali.

L’Olanda – il paese che ha ospitato quest’anno la Eubce – rappresenta un buon esempio di come la bioeconomia possa contribuire a creare crescita e sviluppo. Nel paese, infatti, questo settore vale già tra i 2,6 e i 3 miliardi di euro di valore aggiunto (dal 2011), considerando la produzione di materiali, sostanze chimiche ed energia. Nell’agricoltura la lavorazione dei raccolti e la rivalorizzazione degli scarti stanno costantemente migliorando. Ci sono consorzi industriali che sviluppano metodi per ricavare residui ricchi di proteine da materie prime vegetali e usarli come alimenti. Altre iniziative di ricerca industriale studiano sistemi per estrarre enzimi dalle piante da utilizzare nell’industria chimica. In questo ambito l’Olanda si è posta l’obiettivo di sostituire entro il 2030 il 15% delle risorse di origine fossile nei prodotti chimici, mentre sono già in fase avanzata di realizzazione iniziative per produrre biobased building blocks(intermedi chimici a base biologica, per esempio l’acido succinico), polimeri e resine di origine biologica, bioplastiche e composti.(1)

 

Utilizzare le biomasse sostenibili

Una delle principali sfide per attrarre investimenti nella bioeconomia europea consiste nell’utilizzare materie prime derivate dalle biomasse in modo sostenibile ed efficiente. Questo implica anche l’impiego di materie prime lignocellulosiche non derivanti da colture alimentari. Secondo la letteratura scientifica è possibile ricavare un milione di tonnellate di biomassa lignocellulosica entro il 2030 in Europa. E questo può essere fatto in maniera sostenibile.(2) Ciò significherebbe raddoppiare l’attuale utilizzo delle biomasse: il che basterebbe a soddisfare la richiesta stimata sia di carburanti sia dibiobased materials.

Queste biomasse possono derivare da quattro fonti principali. Prima di tutto dagli scarti agricoli – per esempio la paglia dei cereali, gambi e foglie di mais – attualmente sottoutilizzati e che invece potrebbero fornire considerevoli quantità di biomassa. Una seconda fonte è rappresentata dalla silvicoltura sostenibile, che è già una delle principali fonti di biomassa lignocellulosica per esempio per l’industria cartaria. Ci sono poi gli scarti lignocellulosici (rifiuti cartacei, frazione legnosa dei rifiuti solidi urbani, scarti di giardinaggio ecc.). Infine biomassa aggiuntiva potrebbe derivare da colture industriali dedicate (per esempio prati perenni, canneti ecc.) fatte crescere su terreni agricoli inutilizzati o marginali, anch’essi largamente disponibili in Europa.

Pertanto la distribuzione non sostenibile del cibo e la perdita di copertura forestale possono essere evitate grazie a una maggiore efficienza nell’agricoltura, una corretta gestione degli allevamenti e un recupero di terreni degradati. Creando così importanti sinergie tra bioeconomia e produzione alimentare sostenibile ed efficiente.

 

Le tecnologie avanzate ci sono, manca una struttura legislativa

Dopo decenni di ricerca e di sviluppo tecnologico, la costruzione di alcuni impianti dimostrativi su scala industriale ha confermato che le biomasse possono effettivamente essere convertite in energia, biocarburanti avanzati e prodotti a base biologica. Di seguito alcuni esempi.

  • In Germania, l’impianto di digestione anaerobica della Verbio produce biometano per il trasporto impiegando solo paglia, quindi esclusivamente scarti agricoli, senza utilizzare mais insilato o altre colture dedicate.
  • In Finlandia, la bioraffineria dell’Upm a Lappeenranta converte residui dell’industria della cellulosa in carburante diesel rinnovabile.
  • In Svezia, la bioraffineria della Stora Enso utilizza lignina ed emicellulosa per produrre una gamma di prodotti per le industrie attive nel packaging, nelle costruzioni, nel settore automobilistico e nella cura della persona.
  • In Italia, Novamont sta sviluppando un’idea che punta a utilizzare bioraffinerie localmente integrate per ottenere bioplastica e prodotti di origine biologica da fonti rinnovabili, attraverso la riconversione di aree industriali dismesse.

Riconoscere il valore di questi esempi è fondamentale al fine di creare il consenso necessario per realizzare un contesto di politiche europee stabili, che è tuttora mancante ma essenziale per permettere lo sviluppo su larga scala della bioeconomia. Se finora l’attenzione dei politici e dei media si è concentrata troppo sui possibili effetti negativi della bioenergia, deve ora focalizzarsi sui contributi positivi che la bioenergia e la bioeconomia possono portare per raggiungere un’economia a basse emissioni di carbonio.

 

Eubce 2016

Mettere insieme una rinomata conferenza scientifica internazionale e un’esposizione industriale in costante crescita: questa la formula alla base del successo di Eubce. Un binomio che qualifica questa manifestazione come uno dei più importanti eventi al mondo sulle biomasse.

L’obiettivo chiave della ventiquattresima edizione Eubce, tenutasi dal 6 al 9 giugno scorsi ad Amsterdam, è stato promuovere l’interazione tra ricerca, industria e politiche. Durante la conferenza si sono quindi affrontati argomenti come i processi di conversione per biocarburanti, le bioenergie, le bioraffinerie, le applicazioni industriali dei risultati della ricerca, per arrivare fino alle politiche e agli impatti sull’ambiente. Non ultima, l’analisi del ruolo delle biomasse nell’emergente bioeconomia.

La Eubce è sostenuta da organizzazioni europee e internazionali come la Commissione europea, il settore scienze Naturali dell’Unesco, la Netherlands Enterprise Agency, la Global Bioenergy Partnership, la European Biomass Industry Association e altre organizzazioni.

Il programma tecnico è coordinato dal DG Joint Research Centre della Commissione europea.

 

 

Info

www.eubce.com

www.besustainablemagazine.com

web2.etaflorence.it/cms/

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