INDUSTRIE AMERICANE SENZA OPERAI

INDUSTRIE AMERICANE SENZA OPERAI – LA META’ DEI CANDIDATI VIENE SCARTATO: E’ TOSSICODIPENDENTE. NELLA ZONA INDUSTRIALE DEL PAESE LA DIPENDENZA DA METANFETAMINE E ANTIOLORIFICI FRENA LA RIPRESA ECONOMICA. UN DANNO DA 78,5 MILIARDI DI DOLLARI. LE MORTI PER OVERDOSE AUMENTATE DEL 19% IN DODICI MESI 

Paolo Mastrolilli per La Stampa

28.7.17

Fosse per loro, assumerebbero pure. Il problema è che quando poi vanno a fare i test della droga, devono scartare fino alla metà dei candidati, restando senza abbastanza persone per riempire tutti i posti vuoti. È la situazione drammatica e paradossale in cui si trovano diverse aziende americane, soprattutto nella zona industriale della «Rust Belt», a causa dell’ epidemia nell’ uso degli oppiacei che sta colpendo ormai da anni gli Stati Uniti.

Ieri sera il presidente Trump è andato in Ohio, per rendere omaggio a uno degli stati che lo ha portato alla Casa Bianca, proprio grazie alla sua promessa di riportare il lavoro e ricostruire la classe media. Il New York Times è andato a vedere come vanno le cose nella regione, e ha scoperto questo fenomeno sconcertante. Ad esempio la Columbiana Boiler, una compagnia che produce container, è costretta ogni trimestre e rinunciare a ordini per 200.000 dollari, perché non ha abbastanza operai per soddisfarli.

I posti che offre pagano tra 15 e 25 dollari l’ ora, più benefit come l’ assicurazione sanitaria, e quindi dovrebbero essere abbastanza ambiti in zone colpite dalla disoccupazione. Quando però arriva il momento di fare i test sulla droga, indispensabili in una fabbrica dove gli incidenti possono uccidere i lavoratori, almeno il 25% dei candidati li fallisce. In certi casi, la percentuale delle bocciature sale fino al 50%. Così i posti restano vuoti, perché non ci sono abbastanza alternative per coprirli, e quindi la produzione deve rallentare, compromettendo l’ intera ripresa economica nazionale.

Il fenomeno purtroppo è noto da tempo, ad esempio attraverso gli studi del premio Nobel per l’ economia Angus Deaton e dell’ ex consigliere di Obama Alan Krueger. La stessa Federal Reserve, nel Beige Book relativo al periodo che andava dallo scorso aprile all’ inizio di luglio, ha denunciato il fatto che la partecipazione al lavoro è spesso compromessa dal crescente abuso di oppiacei. Secondo uno studio federale, nel solo 2013 questa epidemia è costata agli Stati Uniti 78,5 miliardi di dollari, senza contare gli effetti negativi sul business come la perdita di produttività. 

Una catastrofe che ha un grave impatto umano, prima di quello economico. Basti pensare che nel 2016 sono morte di overdose tra 59.000 e 65.000 persone, facendo registrare un aumento del 19% rispetto all’ anno precedente. E tutti gli esperti prevedono che nel 2017 ci sarà un altro rialzo di questa statistica.

Durante la campagna presidenziale del 2016, Trump è stato il candidato che ha denunciato di più la crisi della tossicodipendenza. Lo ha fatto in buona parte per giustificare la sua proposta di costruire un muro lungo il confine con il Messico, che servirebbe non solo a fermare gli immigrati illegali, ma anche i trafficanti di droga.

Sull’ efficacia di questa strategia ci sono molto dubbi, perché i narcos già usano tecniche di trasporto impossibili da bloccare con una barriera, dai tunnel ai droni. Diversi esperti poi sottolineano che l’ emergenza può essere risolta solo affrontandola alla radice, ossia la domanda negli Usa, che alimenta e incoraggia il traffico. In altre parole, finché gli americani vorranno la droga, i narcos troveranno il modo di vendergliela. Trump ha discusso l’ emergenza, e ciò lo ha aiutato a vincere. Ora si tratta di mantenere la promessa, e trovare la risposta.

 

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