Un ricordo di Fabio Bresci

Fabio Bresci se n’è andato. In punta di piedi, in un momento il cui il pallone è fermo. Non poteva essere diversamente per un uomo “di campo” come lui. Non amava abbandonare le stagioni a metà. Per quanto mi riguarda non se ne va il Vice Presidente Nazionale della Lega Nazionale Dilettanti, ne colui che ha fatto crescere, con diciotto anni di guida decisa e propositiva, il Comitato Regionale Toscano, accompagnandolo nelle tante novità, tecniche ma soprattutto umane del nuovo millennio. Se ne va soprattutto un amico. Un compagno di strada. Quello che, anche con una battuta, sapeva riprenderti quando ce n’era bisogno o che ti chiedeva un parere, per avere una pluralità di vedute, anche quando aveva chiarissimo dove andavano legati i buoi. Ripercorrere i suoi successi lavorativi, sportivi, di impegno nel volontariato (senza contare la bella famiglia che ha costruito in questi anni), sarebbe semplicemente restrittivo: escluderebbe la parte umana di Fabio (non che negli aspetti precedenti la non si notasse), forse la più importante. Per lo meno quella che mi piaceva di più. Mai una volta che chiudesse una telefonata con un pensiero per un dirigente, una società, una questione che inevitabilmente faceva proprie. Mai che non trovasse il tempo per parlare di calcio, di calciomercato, chiedendo e confrontandosi anche se poi, in realtà, capivi che queste cose lui già le sapeva. Dedicandosi anima cuore a ciò in cui credeva fortemente, mettendo in secondo piano anche se stesso. Perché le persone, le storie umane, contavano per lui più del blasone o della classifica. Ricordo le corse, tra mille impegni, per arrivare alle cene del calcio mugellano e passare il tempo con quelli che inevitabilmente, anche dopo le discussioni dovute ai ruoli rivestiti, erano amici. I consigli intelligenti, che non erano mai imposizione. L’attenzione al ruolo dell’informazione e del confronto. Mi ero affezionato ai suoi “bene” di intercalare, che erano un cercare, anche in una semplice discussione, un confronto, come se una porta, per gli altri, non fosse mai chiusa.

Ci eravamo sentiti da poco, ed anche in quella circostanza, avevi cercato di sminuire quello che ti era capitato, quasi a non voler disturbare, a non voler far pesare sugli altri un fardello che, come in molte decisioni, avevi deciso di sopportare da solo. Ci eravamo visti alla premiazione delle tue squadre toscane campioni d’Italia dove, già provato, ma nessuno di noi poteva immaginarsi fino a che punto, la voglia di essere a fianco di queste giovani, vincenti speranze, era stata più forte del dolore che sentivi. Mancherai al calcio toscano, a quello nazionale, mancherai alla Misericordia di Rufina, al tuo studio, mancherai soprattutto a tua moglie, a Marco ed Alessia. Ma mancherai anche a me, tanto, quando non sentirò telefonarmi, dopo un collegamento, per ricordarmi, ridendo, di non aver detto minuto e risultato della partita che stavo raccontando. O di aver detto qualche sfondone perché…”io ti ascolto”. Pur certo che lassu starai già organizzando una squadra di cherubini, con un occhio particolare ai giovani, perché le passioni, come il ricordo delle persone, non finiscono. Che la terra ti sia lieve Fabio!

Alessio Barletti

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