Quanti voti vale la Mukki?

Latte elettorale.

 

La situazione della  Centrale del Latte di Firenze sta diventando oggetto di disputa politico- elettorale in previsione  delle elezioni regionali che si terranno nel prossimo mese di maggio.
Tutto questo , secondo me , non giova né al futuro della Mukki e tanto meno alla filiera del latte del Mugello perché rischia di far passare in secondo piano le motivazioni economiche e sociali che rendono questo settore determinante per  l’economia locale. Le strumentalizzazioni e le ambiguità sono alquanto evidenti mentre ci vorrebbero delle certezze in tempi ragionevoli.

Negli ultimi dieci anni il quadro della produzione di latte in Mugello  e  Alto Mugello è cambiato notevolmente con una consistente diminuzione di aziende e di conseguenza con una riduzione della produzione di circa il 15-18%. Un fenomeno  questo comune a tutta la Toscana che però nel nostro territorio ha avuto effetti meno impattanti sul tessuto agricolo  per due motivi : da un lato le aziende piccole delle aree montane hanno diversificato la loro produzione indirizzandosi sull’allevamento di bovini da  carne con una filiera ormai  consolidata che ha il suo centro nella Cooperativa Agricola di Firenzuola e nel Centro Carni di Rabatta; dall’altro lato il settore del latte si va strutturando con aziende mediamente più grandi sia per superfici che per numeri di capi, fatto che ha permesso al Mugello di  continuare ad essere il maggior fornitore di latte alta qualità e biologico della Mukki. La  Centrale  a sua volta ha deciso di potenziare la sua immagine legata al territorio attraverso la commercializzazione di prodotti specifici (latte Mugello, Podere Centrale, etc) e l’istituzione di una via del latte con lo scopo di fidelizzare i consumatori al prodotto attraverso un rapporto diretto con gli allevatori. Per tutto questo la Centrale di Firenze ha sempre riconosciuto un prezzo più alto per il latte fornito da questi produttori, cosa  che si è rivelata determinante in molti casi per l’equilibrio economico di molte aziende. Tutto questo che oggi qualcuno considera come un dato acquisito e invece il frutto di un confronto continuo tra la centrale del latte e le cooperative che conferiscono il  prodotto  che non poteva prescindere da un riferimento al mercato nazionale e al prezzo stabilito, ad esempio, in Lombardia.

Si tratta di equilibri molto delicati che possono saltare per  vari motivi e che chiederebbero alla politica di muoversi con senso di responsabilità. Il primo motivo è senza dubbio  l’eventuale cambio di proprietà della centrale e il secondo , non meno preoccupante, è l’abolizione delle quote latte a  partire dal prossimo mese di aprile.

Partiamo dalla proprietà dove si è detto tutto e il contrario di tutto: ” la Mukki è una risorsa importante per il nostro territorio, ma soprattutto è una delle poche società partecipate non in perdita: se proprio la Toscana vuole farlo, inizi a dismettere quelle inutili o con i bilanci in passivo, a partire da Fidi o dalle aziende agricole” ha affermato un candidato regionale non ricordandosi che la Fidi detiene il 23% della Mukki e fra le aziende agricole partecipate dalla regione ci sono anche quelle che producono latte. Pochi giorni dopo con un salto mortale si propone invece che Fidi compri tutte le quote degli enti locali e le metta in vendita per consumatori e allevatori, un azionariato popolare proposto in altri tempi anche da altre forze politiche.
“Non abbiamo una preclusione verso Granarolo in sé e siamo storicamente per le privatizzazioni ma non capiamo che senso abbia per la politica liberarsi di una società come Mukki che a suo tempo La Pira ideò come strumento di valorizzazione dei piccoli produttori mugellani”(?). Questa affermazione conferma tutta l’ambiguità politica di queste posizioni perché essere a favore delle privatizzazioni vuol dire essere favorevoli alla vendita della Centrale del Latte. Perché è ininfluente a tal fine sia la solidità economica dell’azienda( anzi è uno dei motivi che la rende appetibile), sia l’eticità del suo operare e  perché la norma nazionale(questa sì da cambiare con atto parlamentare) impone che l’ente pubblico esca da società “non strategiche per la propria attività istituzionale”. Anche il riferimento alla società in attivo è molto pericoloso e ambiguo perchè solo qualche anno fa la Mukki chiudeva i bilanci in perdita pur avendo una buona presenza sul mercato e fu approvato un piano di rientro, non sempre facile, fatto di riduzione di personale( soprattutto pensionamenti), ritocchi al prezzo del latte e innovazione di prodotto .In quel periodo fu anche deciso l’ingresso di Fidi nella compagine sociale. Se oggi la Mukki fosse in perdita di un milione di euro sarebbe giusto venderla? Penso proprio di no.


Ad alimentare il fuoco elettorale ci si è messo anche Renzi in visita alla Granarolo dove ha auspicato un’espansione della cooperativa in Toscana che è stata letta come l’assenso alla vendita di Mukki al gruppo bolognese. Granarolo tra l’altro è già presente in Toscana con l’acquisizione di un caseificio, ma sono sicuro che se fosse stato in visita ala centrale di Torino o da Auricchio  Renzi avrebbe detto la stessa cosa.
Il fatto di essere “obbligati” a vendere rende poi debole la posizione degli enti locali e difficilissimo porre condizioni di tutela della filiera che potranno durare al massimo per qualche anno.
Che fare? La soluzione potrebbe essere la creazione di un polo toscano del latte (proposta avanzata anche qualche anno fa per far fronte alle turbolenze del mercato) ma con la prospettiva di dover rinunciare a qualche impianto  di trasformazione  economicamente non sostenibile oppure definire la Mukki come azienda strategica per la filiera agroalimentare della Toscana. Dovrebbe essere il Consiglio Regionale  con un atto di programmazione a definirla tale impegnando quindi la Regione (tramite Fidi ?) a rilevare le quote degli altri enti locali magari cercando sul mercato un partner industriale di minoranza. “Mukki Latte è un patrimonio dell’economia fiorentina e toscana, è la filiera agroalimentare più interessante ed importante della Toscana, per tale motivo prima di venderla è necessario fare attente valutazioni non solo di natura economica ma anche di strategia politica” ha detto l’ex presidente della Mukki Bambagioni oggi consigliere regionale.

Il periodo elettorale non è sicuramente il più adatto per una riflessione approfondita di tutta la vicenda e per decisioni che dovrebbero  avere un valore strategico. Intanto però si potrebbe iniziare con chiedere al Parlamento di eliminare una norma  che contrasta con le legittime scelte autonome degli enti locali sullo sviluppo locale e dall’altro con il  dichiarare strategica la Centrale  con un atto del Consiglio regionale prima dell’inizio formale della campagna elettorale. In tal modo il nuovo consiglio e la nuova giunta potranno lavorare per effettuare  la scelta migliore con un confronto più sereno con enti locali, allevatori e associazioni di categoria.

 

Leonardo romagnoli

ex Cda Mukki

 

 

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