Io sto con MSF

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Benvenuti in Uganda !

Dopo la mancata firma ,da parte di alcune Ong impegnate nei salvataggi  nel mare Mediterraneo, del codice Minniti si è intensificata l’opera di disinformazione da parte soprattutto di organi di stampa e televisivi della destra italiana con toni che alternano disprezzo e sarcasmo con qualche puntata di vero razzismo. Non si era mai visto nella storia recente italiana la messa sotto accusa di attività umanitarie volte alla solidarietà verso i più deboli. Nessuno si vergogna  più del “disumano” che alberga nel fondo dell’animo umano. “L’emergenza riguarda la nostra umanità : è il nostro restare umani che è in  emergenza di fronte all’imbarbarimento dei costumi, dei discorsi, dei pensieri, delle azioni che sviliscono e sbeffeggiano quelli che un tempo erano considerati i valori e i principi della casa comune europea e della “millenaria civiltà cristiana”, così connaturale al nostro paese”(Enzo Bianchi) E ‘ un imbarbarimento di cui non proviamo vergogna  che ci porta a usare in senso dispregiativo il termine “buonista” come se la sensibilità di fronte alla sofferenza delle persone fosse da considerare una debolezza, come se l’attenzione per la salvaguardia della vita umana debba avere delle scale di priorità da rispettare.
“Sragionare per slogan, fomentare anziché capire e governare le paure delle componenti  più deboli ed esposte della società, criminalizzare indistintamente tutti gli operatori umanitari, ergere a nemico ogni straniero o chiunque pensi diversamente non è difesa dei valori della nostra civiltà, al contrario è la via più sicura per piombare nel baratro della barbarie, per infliggere alla nostra umanità danni irreversibili, per condannare il nostro paese e l’Europa a un collasso etico dal quale sarà assai difficile risollevarsi”(…)”Eppure è in gioco non solo la sopravvivenza e la dignità di milioni di persone, ma anche il bene più prezioso che ciascuno di noi e la nostra convivenza possiede : l’essere responsabili e perciò custodi del proprio fratello, della propria sorella in umanità”.(idem).
Un quotidiano ha pubblicato un’ intervista ad una specie di esperta titolandola “Le Ong? Industria della solidarietà, solo business e propaganda”.  Il testo contiene alcune perle che considerare demenziali è dir poco. Partiamo proprio dai salvataggi in mare “pochissimi quelli delle Ong, la maggior parte la fa la Guardia Costiera Italiana” e più avanti precisa “le Ong fanno una piccola parte , il 40%, dei soccorsi in mare(…) ma nell’attenzione mediatica  passa il messaggio che sia merito delle organizzazioni umanitarie” e conclude con la solita perla “sono convinta che molti profughi sono anche attratti dalla certezza che in mare ci sono tante navi a fare soccorso..”.
In queste affermazioni ci sono due cose che balzano in evidenza : 1) le Ong ( che operano sempre in accordo con la Guardia Costiera) effettuano il 40% dei salvataggi in mare. Sono un’ enormità, e nessuno ha mai detto il contrario,  vuol dire che senza Ong ci sarebbero milioni di morti e che senza Ong sarebbe necessario un intervento ben più consistente da parte della Marina come avveniva in effetti qualche anno fa con Mare Nostrum. 2)Dire che chi parte lo fa perché ci sono le Ong è  solo una volgare stupidaggine che non tiene conto di quello che avviene sull’altra sponda del mediterraneo, dove non ci sono stabilimenti balneari, ma campi di detenzione , torture, violenze e morte.

Come ha raccontato un medico italiano in servizio sulle navi Ong “molti, anche solo sentendosi sfiorati si difendevano, altri non credevano fosse possibile avere un gesto amico. Venivano dall’inferno, il barcone è solo l’ultimo dei rischi di una lunghissima catena. Paura di morire in mare? Certo che ce l’hanno; come ne hanno del deserto, degli stupri, di essere frustati, picchiati a sangue, lasciati senza acqua: Quella di morire i mare è quasi la morte meno violenta che si aspettano”(Roberto Scaini)
Ogni tanto, la nostra “esperta”, ha anche sprazzi di lucidità per cui riconosce  che “la gente è sempre partita dall’Africa verso l’Europa, di nuovo c’è il grande panico che agita i Paesi occidentali, e infatti parliamo di “crisi””,  come dire che il problema andrebbe affrontato non come un’emergenza  ma con flussi regolamentati. Infine una “perla” dell’”esperta” : “ ma hanno davvero bisogno di aiuto(gli africani)? In realtà una percentuale minuscola di persone vuole raggiungere l’Europa.Pochissimi sono vittime di guerre;il 99% degli africani vive la sua vita, lavora, porta i figli a scuola, casomai pensiamo ad aiutare i profughi, magari smettendo di vendere armi e alimentare conflitti”. Detto così sembra una banalità ma in pratica stiamo parlando di milioni di persone. Aiutare i profughi è quello che stanno tentando di fare le Ong e le tante associazioni presenti in Italia e in Europa e quindi invece di alimentare il disprezzo nei loro confronti bisognerebbe  valorizzarne il ruolo.  Se poi vogliamo prendere per buona la percentuale di 99% di africani non interessati dalle migrazioni vorrei far notare che l’1% corrisponde a 12 milioni di persone  mentre noi in Italia stiamo parlando di “emergenza” per 150 mila persone.
“L’unica priorità – ha scritto Saviano- è quella di impedire gli sbarchi: nessuna attenzione alla vita dei migranti, disinteresse per cosa farà di loro la guardia costiera libica ( da sempre, ci sono le prove, in rapporti con la milizia Anas Dabbashi che monopolizza il traffico di esseri umani)” in un paese in guerra “ che non ha mai firmato le convenzioni sui rifugiati”.

L’altro aspetto invece preoccupante dell’intervista è quello relativo alla cooperazione :“un business globale di aiuti allo sviluppo vale 150 miliardi di dollari l’anno e 15-17 miliardi sono la parte degli aiuti umanitari e le Ong rientrano in questo business miliardario, spendendo molto soprattutto in comunicazione e pubblicità”. Messa così sembra chissà quale notizia e invece in termini globali stiamo parlando di risorse destinate ai paesi in via di sviluppo che nel corso degli anni sono sempre diminuite e rappresentano complessivamente lo 0, 0.. qualcosa nei bilanci di molti stati ed è abbastanza ovvio che una parte di queste risorse vada a coloro che nella cooperazione ci lavorano e producono progetti nella massima trasparenza e servendosi giustamente della comunicazione. Msf , per esempio, conta 34 mila  operatori umanitari, dei quali 3000 internazionali, gli altri sono personale locale, “ tanto che in alcuni paesi la Ong è il principale datore di lavoro. Nel 2016  le equipe di Msf sono state impegnate nei soccorsi in 67 paesi, con il coinvolgimento di 402 operatori italiani”(i fondi di Msf per il 94% vengono da privati).
Sarebbe come se  qualcuno si scandalizzasse perché una parte dei finanziamenti della sanità pubblica sono destinati alle attività di soccorso gestite quasi totalmente da associazioni volontariato e misericordie che poi integrano le loro attività attingendo alle donazioni private.
“Mondialismo, pacifismo, terzomondismo e foga “no borders” esistevano anche prima, ma oggi rappresentano un’ultima ridotta(della sinistra  Ndr) – ha scritto il direttore di un giornale- ad incarnarla, ieri come oggi, sono spesso i figli annoiati della buona borghesia, ritengono di essere dalla parte giusta della storia, mettono perciò fuorigioco con l’etichetta “razzista” chi la pensa diversamente, ma non si accorgono che il loro progetto è funzionale agli interessi del capitale finanziario globale: destrutturare gli Stati, creare un’unica massa di consumatori dai bisogni indotti, abbassare il costo del lavoro grazie a moltitudini di disperati pronti a tutto”, mancava solo di citare  il complotto demo-pluto-giudaico e il discorsetto fascista travestito da attenzione ai problemi “del popolo” non fa una grinza. Le colpe sono tutte dei migranti ( come erano degli italiani un secolo fa in Francia come in America) e  i migranti sono colpa di Soros come dicono i fascisti ungheresi, le “ delocalizzazioni” di imprese sono state fatte  “per aiutarli a casa loro”, le tutele del lavoro sono diminuite e l’art.18 è stato abolito per colpa degli scafisti. I salari sono diminuiti negli ultimi 20 anni e la quota di reddito nazionale si è spostata dal lavoro alla rendita  a causa degli sbarchi a Lampedusa e dell’arrivo dei migrati  che ci hanno fatto diventare” un’unica massa di consumatori dai bisogni indotti”. Per scrivere queste sciocchezze  bisogna non aver letto neppure un saggio sulla recente crisi economica e neppure un articolo delle pagine economiche dello stesso giornale che uno dirige. Un sogno autarchico illuminato da cinque stelle in un cielo sempre più nero. Purtroppo per il nostro direttore il capitale finanziario, come ha dimostrato la crisi del 2007, le frontiere le ha superate da un pezzo così come le merci.” Per la finanza gli orizzonti sono brevi, spesso brevissimi, a volte istantanei, il medio periodo non conta, il luogo non esiste.” nel 2003 per ogni dollaro di prodotto globale ce n’erano 9 di finanza; oggi per ogni dollaro di prodotto globale di finanza ce ne sono 14. Queste le cifre reali : 37.000 miliardi di prodotto globale e 321.000 di attività finanziarie nel 2003 e 63.000 miliardi di prodotto e 851.000 miliardi di attività finanziarie nel 2010 e di questi solo 250 mila sono attività finanziarie tradizionali mentre 601.000 miliardi sono derivati ovvero le attività finanziarie meno trasparenti e regolamentate.”(M.Panara)

In un bellissimo articolo  sui profughi del Sud Sudan  Khaled Hosseini ricordava  che il piccolo villaggio di Bidibidi nel nord dell’Uganda era diventato nel giro di nove mesi uno dei più grandi campi profughi al mondo con più di 272.000 occupanti:” prima dell’arrivo dei rifugiati qui non esistevano scuole né centri di assistenza sanitaria, né strade facilmente percorribili. (…) un coltivatore  Yahaya mi racconta che in passato i suoi figli piccoli non ricevevano alcuna istruzione perché la scuola elementare più vicina si trovava ad una distanza proibitiva, per portare i raccolti al mercato e tornare a casa ci volevano giorni. Oggi invece, grazie alle nuove strade, bastano poche ore, Yahaya ha donato dei terreni, sia attraverso l’iniziativa del governo che direttamente ai rifugiati che ne facevano richiesta. In questa coesistenza funzionale, resa possibile dalla politica ugandese verso i rifugiati colgo l’efficacia di una generosità pragmatica.(…) Tutti i profughi che ho incontrato – in Uganda, Ciad, Giordania, Iraq  e persino in  Afghanistan dove sono nato – hanno espresso il desiderio di tornare.(…) Ma quando tornare nel proprio Paese non è possibile, il luogo in cui  troviamo un senso di appartenenza, dove le persone non dicono , guardandoci , che “non sei di qui”, diventa la nostra casa. Oggi nel mondo troppe voci dicono ai rifugiati che non sono voluti.
Ripenso ad un momento bellissimo che ogni giorno si  ripete presso il centro di raccolta di Koluba, dove i rifugiati, dopo aver ricevuto un pasto caldo, vengono sottoposti a un controllo medico e ricevono un lotto di terra. Ogni mattina un rappresentante dell’ufficio del primo ministro ugandese prende in mano un microfono e si rivolge a loro con un sorriso schietto :” siete arrivati qui per garantire la sicurezza dei vostri figli – dichiara- loro rappresentano la speranza e il futuro. E’ nostro desiderio che qui, nella vostra nuova casa, voi possiate realizzare i sogni e le aspirazioni dei vostri figli. Benvenuti in Uganda”(Khaled Hosseini – La Repubblica domenica 23 luglio 2017)
Per questo io sto con Medici senza Frontiere.

 

Leonardo Romagnoli

13.8.17

Oggi in Congo 7,7 milioni di persone rischiano di morire di fame

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