Indagine contro il caporalato della Procura di Firenze

Continua l’impegno del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro nel contrasto al fenomeno del caporalato con alcuni arresti avvenuti in varie parti d’Italia.

Nel corso dell’ operazione, denominata “Agri Jobs”, sono state  eseguite in varie località del territorio nazionale perquisizioni domiciliari e di studi di consulenza, dei quali si avvalevano le persone arrestate. Inoltre si  procedeva al sequestro di due società cooperative riconducibili agli indagati ed al sequestro dei relativi conti correnti bancari, nonché di un mezzo utilizzato per commettere i reati contestati.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, hanno avuto origine dalla morte avvenuta per cause naturali, il 7 novembre 2017, nelle campagne del Comune di Rufina  di un cittadino romeno.

I militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Firenze intervenuti avevano avviato un’attività di indagine che ha consentito di identificare il “caporale”, cioè colui il quale fungeva da caposquadra che è stato trovato in possesso di appunti su cui erano annotati i programmi ed i luoghi di lavoro, i nominativi del personale impiegato, la paga (che variava dai 4 ai 5 euro all’ora) e finanche i mezzi di trasporto da essi utilizzati. L’ulteriore attività investigativa ha consentito di acclarare che il “caporale” a sua volta faceva capo ad un altro soggetto, vertice dell’organizzazione. Dalle indagini effettuati dai militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Firenze, nonché un’ accurata verifica documentale è stato possibile delineare l’esistenza di  una associazione per delinquere. In particolare è stato individuato il soggetto principale, il quale aveva costituito una struttura stabile , utilizzando, per la gestione dei lavoratori, due società cooperative, nonché due immobili adibiti a dimora dei lavoratori stranieri e veicoli per il trasporto degli stessi verso e dai luoghi di lavoro. Il soggetto a vertice dell’organizzazione, coordinava l’attività dei complici i quali seguivano le sue direttive in ordine al reclutamento dei lavoratori, facendoli giungere in Italia dalla Romania e dall’Albania, all’organizzazione dei turni di lavoro, ai pagamenti ed alle istruzioni volte all’elusione dei controlli ispettivi in materia di lavoro. 

I lavoratori reclutati erano poi destinati ad essere impiegati, soprattutto in agricoltura, ma anche in edilizia, presso imprese in varie località del territorio nazionale (prevalentemente in Toscana e in Veneto) ma anche all’estero (Svizzera). Tra le aziende agricole controllate alcune avevano sede nel comune di Rufina , da cui erano partite le indagini, e anche nel comune di Scarperia e San Piero. Una delle false  società coinvolte nel reperimento di operai aveva sede a Dicomano.

Nell’ambito delle verifiche è emerso che le vittime versavano in stato di bisogno, in quanto privi di adeguati mezzi di sostentamento, venivano retribuiti con salari inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi di categoria, percependo difatti € 5,00 per ogni ora di lavoro prestato, lavorando finanche 11 ore al giorno, e comunque per un numero di giornate inferiore a quelle effettive e senza conteggio di straordinari, senza ricevere alcun prospetto paga e talvolta senza neppure un contratto di assunzione, oltre che in violazione di norme in materia di igiene e sicurezza (visite mediche e corsi di formazione), dormendo in un’abitazione messa a disposizione dalla cooperativa e per la cui sistemazione pagavano anche l’affitto. Taluni venivano minacciati, subordinando il pagamento integrale della retribuzione all’espletamento dell’intero periodo previsto.

Le ulteriori verifiche hanno accertato altresì il mancato versamento dei contributi previdenziali INPS per un ammontare di quasi 500.000 Euro.

Gli arrestati , uno residnete a Dicomano,sono stati associati presso le rispettive case circondariali.

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