Case chiuse e menti aperte

Case chiuse e menti aperte

“Quando, il 20 febbraio del 1958, fu approvata la legge che lei aveva fermamente voluto, la senatrice Merlin fu certa in cuor suo di aver reso dignità sia gli uomini che alle donne, forse più agli uomini che alle donne”. Inzia così il bel romanzo “Zero”di Nicoletta Agricoli edito da Pagnini di Firenze che parte proprio da un casa di tolleranza fino ad arrivare alla Sicilia dello stragismo mafioso. Lo cito perchè in queste settimane con troppa insistenza si torna a parlare di “Case chiuse” contro il fenomeno della prostituzione lungo le strade o nei parchi come la soluzione al problema. In questo modo si fa solo un balzo indietro di 60 anni nella lotta allo sfruttamento del corpo femminile. Quello che mi sconcerta è che leggendo le interviste sui quotidiani anche ragazze giovani sembrano quasi sposare questa “soluzione” quasi a dire che intanto riguarda “le altre”. Nessuna o nessuno che provi ad immedesimarsi a cercare di capire.

Come dice la protagonista del libro dell’Agricoli “ mai avrei pensato, allora né nei molti anni a seguire, che un giorno ci sarebbe toccata la sorte di leggere un titolo come questo qui, vociato e volgare :”basta bordelli a cielo aperto: riapriamo le case chiuse”. E invece eccolo il titolo, un po’ nascosto sul giornale di oggi”. Purtroppo invece il titolo non è neppure nascosto e ci sono i soliti giornalisti che si esercitano nel ricordo di come erano “pittoreschi” questi luoghi del “piacere” senza che gli passi per l’anticamera del cervello che erano frutto di una società maschilista in cui la donna veniva vista come riproduttrice in un matrimonio senza amore o come soggiogata al volere/piacere del maschio nel bordello. Una donna, ricordiamolo, che non aveva il diritto di voto. Perché una repubblica democratica, nata anche dalla lotta di resistenza di tante donne, avrebbe dovuto tollerare lo sfruttamento di stato? “Avevamo sempre saputo che non sarebbe stato sufficiente abolire per legge un costume così radicato nel comportamento sociale per aver reso dignità al genere umano e che sarebbe stato necessario operare nel tessuto, in profondità, cominciando dall’inizio, gettando le basi di una cultura aperta e rispettosa, riconoscendo le diversità e contemporaneamente combattendo, senza esclusione di colpi tutto ciò che nella società concorre all’emarginazione, al degrado e alla conseguente accettazione del compromesso”. E’ quanto scrive l’Agricoli nel romanzo ma è quanto pensava la stessa Merlin di cui ancora oggi nel 2017 si danno delle descizioni lombrosiane solo per infamare la sua lotta per la dignità delle donne e degli uomini.

“L’umanità non appena è in difficoltà individua nelle sacche di emarginazione, tra gli sporchi, brutti e poveri l’origine di ogni male, perché è più facile”, sono parole che sembrano adattarsi all’ordinanza del sindaco di Firenze che vorrebbe addirittura l’arresto per chi si apparta con una prostituta. Da quando il ministro Minniti ha dato la possibilità ai sindaci di “combattere il degrado” a suon di ordinanze sono stati emessi atti tra l’aberrante e il ridicolo. Delle vere “puttanate”. In Italia ci sono le leggi ed è quelle che la pubblica amministrazione deve far rispettare e non inventare nuovi reati o “ comportamenti impropri” solo per far colpo sull’opinione pubblica o ritagliarsi un titolo di prima pagina.
Per giustificare il ritorno alle “case chiuse” non mancano i riferimenti all’evasione fiscale o a quanto sta avvenendo in altri paesi europei. Vi immaginate il cliente che si fa fare la fattura? Oppure qualcuno pensa che debba essere un’attività gestita dallo Stato o per conto dello stato come il gioco d’azzardo?.Quanto a ciò che avviene all’estero rimanderei ad un bel servizio di Presa Diretta di qualche anno fa sulla prostituzione in Europa dove non c’è veramente niente di cui sorridere.(QUI)
Le “case chiuse” non risolvono il problema ma lo alimentano attraverso la tratta di ragazze dai paesi dell’est europa in cerca di lavoro e si trovano a vivere in condizoni degradanti:

«In questi locali circola sempre moltissima droga, anche se non vuoi, per intrattenere i clienti e andare avanti con loro o bevi o ti droghi, o entrambe le cose. Oppure succede che le ragazze arrivano alla prostituzione proprio dalla droga, per pagarsela. Sono quelle che fanno di tutto e si fanno fare di tutto per pochissimi soldi. Comunque non hai molta scelta: devi reggere le prestazioni che ti chiedono e fingere di stare molto bene mentre ti fa schifo tutto. Non arriva mica Brad Pitt! E poi c’è lo schifo dell’odore da superare: quando mi prostituivo, per levarmelo di dosso, mi lavavo con la spugna dei piatti fino a farmi uscire il sangue». Troppo spesso ci siamo fatti trarre in inganno dai racconti letterari della belle epoque o dalle biografie di artisti e letterati per guardare a questi luoghi con un punto di vista femminile. I racconti sono quasi esclusivamente maschili e infatti quando non lo sono l’aura di “gioviale peccato” scompare totalmente. Per questo è incomprensibile che nel 2017 non ci si vergogni di guardare ai corpi femminili sono in funzione del piacere maschile (provate a rovesciare la prospettiva e vedrete che l’approccio cambia e come). Questo ovviamente non significa che la prostituzione scomparirà o che non ci sia chi compie questa scelta in piena libertà, ma non può uno stato democratico istituzionalizzare e di fatto favorire lo sfruttamento del corpo maschile o femminile. Lo stato deve invece combattere il racket, l’organizzazione malavitosa della prostituzione ma questo comporta ben altro impegno di tipo investigativo e repressivo , molto più facile multare il singolo e la singola anche se non compiono atti osceni in luogo pubblico e non compiono nessun reato.

“In Italia la prostituzione è legale: ciò che non è legale è l’induzione alla prostituzione e lo sfruttamento della prostituzione, ossia rispettivamente la condotta di chi “porta sulla strada” la donna e/o partecipa ai suoi utili. È legale, quindi, consumare un rapporto sessuale con la prostituta sia a casa di questa che in qualsiasi altro posto, purché non al pubblico. In quest’ultimo caso, infatti, scatta la sanzione amministrativa per gli atti osceni, che dall’anno scorso non è più reato.”(QUI)
Tornado al romanzo di Nicoletta Agricoli, la donna che aveva conosciuto solo la vita nella “casa di tolleranza” scopre invece a un certo punto della sua giovane vita l’amore “lei, che conosceva solo azioni meccaniche, riti freddi e distanti che imitano l’amore, adesso impara, conosce, esperimenta la fusione di due menti che , per elezione, trovano punti di contatto e producono l’amore , l’unione dei corpi, quasi predestinazione, qualcosa che il destino ha deciso ,per nascita”.

Con questa assurda discussione sulle” case chiuse”, tipica di certa stampa di destra, stiamo tornando al XIX secolo quando l’inglese Stuart Mills nel 1869 considerava la subordinazione della donna all’uomo “ una forma di schiavitù espressione del più generale rapporto schiavile che è stato una delle forme di organizzazione sociale del passato.” Siamo proprio messi male.

Leonardo Romagnoli

21.9.17

PS
Vorrei far notare l’ultima foto del cartello affisso nelle “Case di tolleranza” dove c’è scritto “vietato molestare le signorine prima di aver pagato”. Vale più di qualsiasi saggio, oggi le molestie sono per fortuna un reato.

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