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Visita del cardinale Simoni a Bosco ai Frati

di Leonardo Romagnoli

 

Questa domenica è giunto al convento francescano di San Bonaventura al Bosco a Frati uno speciale pellegrino il Cardinale Ernest Simoni, anch’esso “Francescano” come il porporato ama sempre ripetere, poiché fin dall’età di 10 anni, entrò da giovane novizio nel convento del “Serafico San Francesco” di Scutari in Albania, fino a quando il Regime Comunista Ateo d’Albania chiuse il convento.
Don Ernest dopo gli studi clandestini divenne sacerdote. Il Santo Padre Francesco nel 2014 a Tirana ascoltando dal religioso il racconto della persecuzione della “Chiesa del Silenzio di Albania” durante gli anni duri della dittatura, si commosse e dopo due anni lo rivestì della porpora cardinalizia definendolo “Martire Vivente”.
Padre Ernest ad oggi unico testimone vivente del clero di Albania della persecuzione del dittatore Enver Hoxha, il quale per costituzione dichiarò l’Albania il primo stato ateo del mondo, condannando più volte a morte il sacerdote albanese, pena poi commutata in quasi 30 anni di ingiusta prigionia, tra lavori forzati e nei campi di concentramento, nelle miniere e nelle fogne di Scutari.
Il Cardinale è stato accolto dalla comunità religiosa francescana con Fra Mario Panconi (OFM Toscana), da Don Daniele Centorbi parroco della pieve di San Piero a Sieve, dai volontari che custodiscono e si prendono cura del convento e da tanti fedeli che saputo della visita del venerato porporato sono giunti da tutto il Mugello. Prima della Celebrazione Eucaristica il cardinale accompagnato da Gianni Frilli (responsabile O.F.M. Toscana per il Museo di Bosco ai Frati), ha visitato il convento, e gli spazi abitati nei secoli dai frati francescani e da San Bonaventura, il quale fu Ministro Generale dell’Ordine Francescano settimo dopo San Francesco – cardinale e vescovo di Albano Laziale, filosofo, teologo e Dottore della Chiesa – ‘Doctor Seraphicus’ – di cui fin da bambino aveva studiato la vita e gli insegnamenti. Si narra che quando giunsero i dignitari papali inviati da Papa Gregorio X, per consegnare le insegne cardinalizie, dopo il concistoro avvenuto il 3 giugno dello stesso anno, Fra Bonaventura, stesse lavando i piatti e le pentole in un grande catino di pietra – tuttora conservato nel convento.

Alla vista dei legati pontifici disse loro di pazientare affinché potesse terminare quel suo lavoro. Con grande umiltà chiese che quelle insegne cardinalizie fossero appese al ramo di una pianta, un corniolo. E un corniolo ancora oggi esiste nell’orto del convento. Chissà se il cardinale Simoni, ascoltando commosso la storia dell’elevazione a cardinale di San Bonaventura – avvenuta nel luglio del 1273, inaspettatamente proprio tra le mura del convento di Bosco ai Frati dove si trovava -, non abbia simil modo ripensato alla sua nomina a cardinale, giunta nello stupore generale sei anni fa, quando Papa Francesco – all’insaputa dell’interessato e di tutti, durante l’Angelus a San Pietro – lo annoverò nel collegio cardinalizio da anziano sacerdote dell’Arcidiocesi di Scutari-Pult e parroco nelle montagne del nord dell’Albania.

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