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La Rocca di Montebeni

di Leonardo Romagnoli

Sasso e Monte Beni

 

 

 

 

 

LA ROCCA UBALDINIANA DI MONTE BENI E L’ANTICA STRADA MEDIEVALE DI CRINALE CHE UNIVA LA FUTA CON PIETRAMALA, PASSANDO DA MONTE BENI (COVIGLIAIO)

 

Il toponimo Monte Beni, sinceramente non ci rimanda a etimologie antiche, sembrerebbe più un toponimo medievale o meglio un toponimo derivante da un antroponimo. Forse esisteva un Beni, nell’antica famiglia degli Ubaldini? Non è possibile far risalire il toponimo ad origini etrusche e neppure romane. Ci potrebbe essere una possibilità remota che Monte Beni, originariamente si chiamasse Monte Veni (dato che gli etruschi non usavano la consonante ‘B’ e al posto di questo usavano il ‘Vh’).Solo in questo caso Vheni (Beni), potrebbe essere un antroponimo etrusco.

 

La Rocca degli Ubaldini è certamente documentata da diversi autori fra questi il Repetti (*), il Niccolai, il Villani, e il Berardi, il quale sulla Rocca afferma quanto segue: “Su Monte Beni smottamenti e terremoti hanno lasciato scarse tracce della rocca” (Rocche e castelli di Romagna – Berardi). Quindi sulla sua esistenza storica non ci sono dubbi. Sicuramente questa Rocca posta fra il Passo della Futa e Pietramala doveva sorgere a guardia di un antico percorso medievale e anche come torre di vedetta per controllare il territorio. Questa strada disagevolissima e di crinale, deve aver perso definitivamente la propria importanza con l’apertura di un nuovo tratto pedemontano della strada detta “Traversa” che baipassava un percorso così difficile e congiungeva il Passo della Futa con Pietramala, passando da Covigliaio, località che, nel frattempo, era diventata Posta, cioè Stazione Granducale, del servizio statale postale con carrozze tirate da cavalli. Riguardo a questa Rocca, come già detto esistono poche informazioni e tantomeno delle piante antiche che la documentino. L’unica cosa che ci può venire in aiuto sono le mappe da satellite che docuntano visivamente tutta la zona del Monte Beni (con la frana) ed un sentiero che da Covigliaio sale fino quasi alla vetta dove doveva trovarsi un pianoro, tuttora frequentatissimo dalla gente del luogo, chiamato Buca delle Fate. Questo nome, un po’ ingenuo, nasconde in realtà una sua origine storica precisa e si rifà alla storia dei romani e degli Etruschi. A Fiesole, la località che celava le antiche strutture del teatro romano e il tempio etrusco era detta appunto “Buca delle Fate”, poiché la gente del posto, scavando in quel luogo trovava, in continuazione, dei reperti antichi. Lo stesso vale per la località presso Baratti-Populonia, dove nel luogo chiamato “Buca delle Fate” è stata trovata una cava-necropoli, con tombe rupestri, ricavate direttamente nel tufo. Lo stesso, secondo quanto mi hanno riferito la gente del posto, ma in particolare Roberto, il gestore della bottega di alimentari di Covigliaio, quasi sulla vetta del Monte Beni nel luogo detto “Buca delle Fate” sono state trovate anfore, pezzi di ceramica, ferri, antichi chiodi, ecc. Penso di tratti di reperti medievali, di ceramiche, brocche, vasellame del XIII sec.

 

Dunque in una di queste mappe satellitari si vede distintamente il sentiero che dal paese di Covigliaio sale fino allato della vetta del monte. Proprio dove termina il sentiero, ci sono dei ruderi, forse dei resti di una torre che faceva parte della rocca difensiva di proporzioni ben maggiori della torre stessa. Ad un più attento esame sembrerebbe di riconoscere una specie di pianoro quadrilatero, a forma di rettangolo,  molto esteso e sovrapposto a questo una specie di grande muraglia che doveva fungere da divisorio fra due Feudi diversi (forse feudatari di Bologna e Firenze). Il realtà sia il territorio che la Rocca, una volta che il feudalesimo ebbe la peggio sulla esorbitante potenza dei Comuni, fra questi Firenze e Bologna, furono contesi dalle due potenti città. Alla fine Firenze ebbe la meglio e costituì questa zona come proprio territorio toscano.

 

Ma Montebeni non è importante solo per la Rocca, che doveva essere potentissima e per la sua storia legata al dominio delle grandi famiglie come gli Ubaldini, gli Alberti, e le grandi famiglie nobili bolognesi. Giustamente le amministrazioni Comunali, come pure gli Enti regionali e provinciali hanno fatto di questo luogo un parco naturalistico di rara bellezza, per la vegetazione, i panorami, le rocce e il patrimonio storico nascosto, ma che dovrà, col tempo, venire alla luce. Montebeni e la sua zona sono stati oggetto di studio da parte di Istituti universitari specializzati e vi è riscontro di questi studi, ad esempio, nei “Nuovi annali delle scienze naturali – Saggio di statistica mineralogica”, in cui si dice, riferendosi alle  rocce locali: MONTE BENI – CLASSE ROCCE DI TRANSIZIONE

B. Macigno bigiastro con mica; nei monti di faccia a monte beni vi è il bigio senza mica”.

 

 

 

Paolo Campidori, Copyright

paolo.campidori@tin.it

www.paolocampidori.eu

www.culturamugellana.com

 

 

 

 

 

Note:

 

(*) MONTE-BENI Nell’Appennino di Pietramala – Rapporto alla Rocca di Monte Beni si dica, che questa fu degli Ubaldini, poi della Rep. Fior. cui la tolsero nell’aprile del 1359 i figli di Tano da Castello seguaci dell’arcivescovo Visconti di Milano, allora in guerra con il comune di Firenze. Nei contorni di codesto appennino (dalla parte specialmente delle Filigare e di Piancaldoli) si trovano sebbene  di rado de’ pezzetti di Ambra gialla erratica (**)

(Repetti – Dizionario fisico storico della Toscana pag. 152)

 

(**)L’ambra (dall arabo anbar) nome di comune resina fossile, si trova in ammassi irregolari e frammenti non voluminosi, di colori vari non vivaci dal giallo, rosso, bruno, arancio, a volte trasparente o opalescente. L’ ambra è resina prodotta in diverse epoche geologiche da 130 a 8 milioni di anni fa’ da vari tipi di piante pini ,larici, abeti, sequoie. La più famosa è l’ambra gialla o succinite, usata sin dai tempi antichi come ornamento. Il nome greco dell’ambra é élektron, da qui ne deriva sicuramente il nome dell’elettricità, visto che l’ambra strofinata acquista il potere di attrarre a se piccoli pezzi di carta o pagliuzze.

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