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Cantà Maggio nel Mugello: storia, riti e rinascita di una tradizione contadina senza tempo

di Leonardo Romagnoli

Il Cantà Maggio, nel cuore del Mugello, è molto più di una semplice ricorrenza folkloristica: è una memoria viva, un legame diretto con le radici contadine e i riti arcaici di celebrazione della primavera. Una festa che attraversa i secoli e ancora oggi, tra canti improvvisati, alberelli addobbati e spirito di condivisione, riesce a unire passato e presente.

Origini antiche e legame con la terra

La tradizione del Cantà Maggio affonda le sue radici nei riti pagani legati al ciclo agricolo e al risveglio della natura. Le prime tracce documentate risalgono alla fine dell’Ottocento, ma i Maggiaioli – i cantori del Maggio – erano già parte integrante della cultura popolare del Mugello da molto prima. La loro presenza si ritrova anche in altre regioni del Centro Italia, come Toscana, Emilia-Romagna, Marche e Umbria.

Il rito: canto, questua e simboli

Tra la notte del 30 aprile e il 1° maggio, gruppi di giovani si spostavano tra i casolari, intonando canti propiziatori che auguravano salute, fertilità e abbondanza. Ogni canto era un piccolo rituale, spesso improvvisato, accompagnato da strumenti come chitarre, violini e tamburelli.

A fine esibizione, i Maggiaioli ricevevano in dono uova, vino, formaggi: non era solo una forma di questua, ma un atto di scambio simbolico. L’alberello che portavano con sé, ornato con fiori, ulivi e pannocchie, rappresentava la pace, l’amore e la fertilità della terra.

La repressione fascista e la rinascita

Negli anni del regime fascista, la tradizione venne proibita e rischiò di scomparire. Ma nel 1969, a Barberino di Mugello, un gruppo di cinque appassionati decise di riportare in vita il Maggio Contadino, recuperando canti e modalità del passato. Negli anni Settanta, la riscoperta delle tradizioni popolari portò nuova linfa al Cantà Maggio: nacquero nuovi gruppi, si registrarono le voci degli anziani e si raccolsero testi tramandati oralmente.

Nel 1979, il Comune di Barberino di Mugello organizzò la prima rassegna ufficiale dei Maggiaioli, sancendo la rinascita di una tradizione che da allora non ha mai smesso di coinvolgere e appassionare.

Il Cantà Maggio oggi: festa e identità collettiva

Oggi il Cantà Maggio è un appuntamento imperdibile per il Mugello, dove la manifestazione riempie strade e piazze con i colori, le voci e i sorrisi della comunità. Anche se ha perso in parte la sua funzione originaria di questua, resta un evento di forte valenza sociale e culturale, che celebra la natura, l’identità locale e il senso di appartenenza.

Aspetti unici della tradizione mugellana

  • I canti sono spesso improvvisati, rivolti al capofamiglia per augurare un buon raccolto e alle ragazze della casa per augurare matrimonio e felicità.
  • La festa si svolge esclusivamente tra il 30 aprile e il 1° maggio, a differenza di altre zone dove si prolunga per più giorni.
  • Il tono è giocoso e conviviale, privo della componente epico-letteraria che caratterizza altri canti toscani.

Un ponte tra generazioni

Come ricorda uno dei Maggiaioli storici, «finché ci sarà qualcuno disposto a cantare sotto le stelle per celebrare la primavera, il Cantà Maggio non morirà mai». È questa la forza di una tradizione che, pur adattandosi al tempo, resta fedele al suo spirito originario: un inno alla vita, alla terra e alla comunità.


E anche stasera, un folto gruppo di Maggiaioli sono partiti dalla Pieve di Borgo San Lorenzo per per percorrere le strade del Mugello. Prima però, un doveroso ricordo a Giuliano Marchese persona sempre presente in questa occasione a cui i Maggiaioli hanno voluto rendere omaggio. Un gesto molto importante per un personaggio a cui l’intera comunità ha voluto un gran bene.

Un doveroso omaggio a Giuliano Marchese
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