Il dibattito sull’impianto eolico industriale tra Monte La Fine e Piancaldoli entra nel vivo. Il sindaco di Firenzuola, Giacomo Buti, ha recentemente dichiarato l’opportunità di un referendum consultivo, per dare voce ai cittadini su un tema che potrebbe cambiare radicalmente il volto del territorio. Ma a sollevare perplessità sono le cifre annunciate sui presunti benefici economici derivanti dal progetto.
Secondo il primo cittadino, l’installazione delle turbine potrebbe garantire un introito annuo di 300-400 mila euro per ciascun comune coinvolto (Firenzuola e Castel del Rio). Una stima che appare ottimistica e, soprattutto, poco allineata alla normativa vigente.
Il riferimento è al Decreto Ministeriale del 10 settembre 2010, il cui Allegato 2, al comma 2 punto D, specifica che le misure compensative per i Comuni sono solo eventuali, e non obbligatorie. Inoltre, il punto successivo chiarisce che non possono essere meramente economiche, ma devono riguardare interventi ambientali o energetici volti a mitigare gli impatti del progetto. Dunque, nessuna certezza di incassi diretti o investimenti in opere pubbliche come scuole o strade.
Anzi, una recente sentenza del TAR di Catania (n. 1849/2023) ha ribadito l’illegittimità di accordi che prevedano compensazioni di tipo economico diretto, come ad esempio la pavimentazione di una piazza. L’unico margine previsto riguarda interventi ambientali, efficienza energetica o sensibilizzazione dei cittadini.
A rendere ancora più dubbia la previsione dei 600-800 mila euro annui (la cifra complessiva ipotizzata dal sindaco), è il limite stabilito dalla stessa legge: le compensazioni non possono superare il 3% dei proventi dalla vendita dell’energia. Per raggiungere i numeri indicati dal sindaco, l’impianto dovrebbe produrre ricavi annui compresi tra i 20 e i 27 milioni di euro: un’ipotesi ritenuta altamente improbabile, soprattutto in considerazione dell’ubicazione dell’impianto e della producibilità stimata.
Inoltre, l’attuale sistema di mercato elettrico, basato sul cosiddetto “sistema marginale”, è destinato a cambiare. Il previsto disaccoppiamento tra energia da fonti fossili e rinnovabili comporterà un drastico calo delle entrate per chi produce energia verde, e di conseguenza delle già modeste compensazioni ai Comuni.
La retorica dei “milioni facili” sembra dunque una narrazione poco fondata, che rischia di distorcere il dibattito pubblico. Come spesso accade, sono gli stessi proponenti del progetto a fornire previsioni ottimistiche e rassicurazioni su percentuali di compensazione che, nella realtà dei fatti, raramente si concretizzano.
Non è un caso che la maggior parte degli amministratori locali coinvolti in progetti simili si dichiarino delusi dagli esiti: impatti ambientali considerevoli a fronte di benefici minimi o inesistenti. “Saranno tutti stupidi?”, si chiede provocatoriamente chi osserva questi casi da vicino. La risposta più probabile è che l’esperienza abbia insegnato molto più della promessa.
In conclusione, il referendum proposto dal sindaco Buti potrebbe rappresentare un valido strumento di democrazia partecipata, ma solo se accompagnato da un’informazione trasparente, corretta e basata su norme e dati reali. Perché sul futuro dei crinali mugellani, come su ogni scelta strategica, non si può decidere con promesse, ma con consapevolezza.