Potrebbe essere riassunto così tutto l’amore che il dirigente nutre per questa
storica società perché “aver a che fare con tantissimi ragazzi è la massima soddisfazione“ Una bella intervista di Edoardo Martini a Massimiliano Bartolozzi della Boxe Mugello.
Ha provato a fare il pugile da giovane, ma non era proprio portato. Da quel quadrato però
qualcosa gli è scattato. Una passione che, Massimiliano Bartolozzi, coltiva ancora oggi.
Da quando si è trasferito nel Mugello, nel 2010, ha avuto un solo obiettivo. Dare visibilità a
quella storica società che è la Boxe Mugello. Addetto stampa, addetto al ring,
annunciatore, fino a diventare dirigente.
Un “tuttofare“ con un amore viscerale per il
pugilato, come un babbo con il proprio figlio. E proprio questo figlio gli ha dato anche la
possibilità di far l’annunciatore per il titolo italiano. Insomma, una bella soddisfazione per
chi ama la boxe come lui.
Lo stesso Massimiliano ci ha raccontato delle principali difficoltà nel gestire una società
importante come questa, con uno sguardo ai prossimi obiettivi, che tanto prossimi non
sono.
Cosa ti ha spinto ad entrare nella Boxe Mugello?
“Io vengo da una famiglia di pugili. Quando avevo 16 anni provai a fare pugilato, ma non
ero portato. Mi cominciai comunque ad appassionare a questo mondo. Passai poi ad altre
arti marziali e quando mi sono trasferito nel Mugello nel 2010 volevo iniziare a fare
qualcosa. Alla fine, mi trovai qui alla Boxe Mugello a fare l’amatore perché io sono entrato
qua dentro per fare ginnastica. Poi vidi che, come società, la Boxe Mugello non compariva
quasi mai sui giornali, sui siti internet e allora a Gabriele dissi che, siccome avevo avuto
qualche esperienza come addetto stampa, avrei potuto scrivergli qualcosa. Da lì addetto
stampa, addetto al ring, annunciatore, dirigente e alla fine quasi tutto quello che riguarda
la burocrazia, rapporti con la Federazione e quant’altro“.
Quale è stato il momento più soddisfacente in questa società?
“Te ne dico due: uno che riguarda i dilettanti e l’altro che riguarda i professionisti. Per i
primi, quando vincemmo il titolo italiano juniores con Gabriele Falaschi, che è stato il
nostro primo campione italiano. Per i professionisti invece, il 5 febbraio 2022, quando
proprio qui a Borgo San Lorenzo, esordirono sia Leonardo Sarti sia Michele De Filippo nei
professionisti. Oltre alla soddisfazione da un punto di vista societario, c’è anche quella da
un punto di vista personale perché dopo 10 anni che facevo l’annunciatore in tutte le
serate mi ritrovai a far quello del titolo italiano“.
La più grande delusione invece?
“Le delusioni le vivo sempre con una certa pacatezza. Se proprio vogliamo dire una
delusione, anche se fu più un’arrabbiatura, ti dico quella del dicembre 2020 ai campionati
italiani giovanili dove c’era il nostro Ermir Haruni che aveva vinto un incontro gonfiando di
cazzotti l’avversario e 5 giudici gli assegnarono la sconfitta. In quel caso rischiai anche la
radiazione perché arrivai ad offendere via messaggio e per telefono il presidente federale“.
Quali sono le principali difficoltà nel gestire una società importante e storica come questa?
“Aver a che fare con tantissimi ragazzi. È la massima soddisfazione ma è un po’ come
essere genitori. Da un lato è la cosa più bella, dall’altra è la cosa più difficile perché ti
ritrovi, aldilà dell’aspetto sportivo, a confrontarti proprio da un punto vista umano con tutte
quelle difficoltà di un ragazzo da giovane. Io cerco sempre di immedesimarmi, però è
ancora più difficile perché li capisco e soffro per loro. Questa è la principale, tutte le altre
sono sempre in secondo piano. È proprio lo stargli vicino e cercare di essere empatici,
soprattutto con quelli più giovani“.
Quale consiglio daresti a un ragazzo che vuole intraprendere la carriera nel
pugilato?
“Più che consiglio direi un avvertimento. Il pugilato è uno sport duro però richiede ancora
più durezza nei confronti propri. Perché alla fine è più una disciplina interiore che
esteriore. Qualunque ragazzo si avvicini deve sapere che in realtà sarà una guerra più con
se stesso che con gli altri“.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
“Confermarsi ai livelli nei quali siamo arrivati da un punto di vista organizzativo. Ci siamo
dedicati molto ai professionisti in questo periodo, dobbiamo ritornare in modo massiccio
anche sui più giovani perché sono la vera ricchezza di qualsiasi palestra di pugilato“.

Massimiliano Bartolozzi e il maestro Sarti