Di seguito pubblichiamo integralmente – senza alcuna modifica né correzione – la lettera ricevuta in redazione, che contesta le recenti dichiarazioni del presidente di Publiacqua Nicola Perini sugli investimenti negli acquedotti toscani.
Abbiamo letto nei giorni scorsi le dichiarazioni di Nicola Perini, Presidente di Publiacqua, riguardo ai lavori che avrebbero richiesto due giorni di criticità nella distribuzione dell’acqua agli utenti di diversi Comuni.
Il disservizio veniva giustificato con affermazioni in cui si asseriva che erano 50 anni che non venivano fatti investimenti sugli acquedotti e che la cosiddetta autostrada dell’acqua era vecchia di oltre 50 anni.
Ma le cose non stanno così.
Quest’anno sono 50 anni dalla nascita del Consiag voluto dal sindaco di Prato Giorgio Vestri, dal sindaco di Sesto Fiorentino Oublesse Conti e dal sindaco di Scandicci Orazio Barbieri. Successivamente, nel 1978 aderirono al Consiag altri 1 Comuni. Compito del Consorzio era portare il gas metano in tutti i Comuni e contemporaneamente adeguare gli acquedotti alle esigenze dei cittadini.
Furono investiti decine e decine di miliardi di lire per rifare completamente in alcuni Comuni la rete idrica e in alcuni casi ci furono contributi degli stessi Comuni senza la partecipazione dei privati. Bastava consultare le delibere, gli appalti e i finanziamenti in merito ai lavori svolti dal Consiag per non dire cose non vere.
Forse certe affermazioni intendono giustificare l’attuale presenza dei privati nella gestione di Publiacqua, forse per dire che grazie a questi ultimi si fanno investimenti.
I profitti che venivano realizzati dal Consiag venivano subito investiti per tenere basse le tariffe e l’investimento diveniva patrimonio pubblico. Ora gli utili vanno ai privati e una parte ai Comuni senza che siano reinvestiti negli acquedotti.
Per quanto riguarda gli impianti citati dal Presidente di Publiacqua, basta dire non hanno neppure 30 anni di vita, e la cosiddetta autostrada dell’acqua è stata realizzata nel 1995 ed è entrata in funzione nell’anno successivo.
I lavori dall’Anconella a via Reginaldo Giuliani, realizzati alcuni anni prima dall’assessore Davis Ottati, facevano parte degli accordi con il Consorzio Schema 23 che aveva il compito di realizzare Bilancino. Il Comune di Prato faceva parte dello Schema 23; per la realizzazione del progetto contribuì con 8 miliardi di lire.
Bilancino e il raddoppio dell’Anconella furono finanziati dal FIO (Fondo per gli Investimenti e l’Occupazione) senza chiedere una lira ai privati.
Per i privati è manna dal cielo poter sfruttare gli impianti pagati da tutti i cittadini e farci lauti guadagni senza alcun rischio come può succedere in altri settori industriali.
Furono i Liberali, all’inizio del Novecento, a stabilire che i servizi distribuiti in regime di monopolio, quale è l’acqua, dovevano essere in mani pubbliche.
Nel referendum del 2011 il 95 % degli italiani scelsero la gestione pubblica dell’acqua.
Non si capisce perché ci sono alcuni Comuni che si ostinano a scegliere la gestione con la presenza dei privati mentre altri Comuni vorrebbero tornare alla gestione totalmente pubblica, come deliberata da A.I.T (Autorità Idrica Toscana) nel 2018, indicando anche come arrivarvi senza alcun onere immediato.
E’ evidente che si tratta di una scelta politica, ei piacerebbe sapere cosa pensano i partiti che sono maggioranza in quei Comuni.
Quanto sopra per ribadire la ventà documentata in un settore dove circolano troppe verità n o n vere.
I primi tre presidenti di Consiag: Mario Dini, Daniele Panerati, Luciano Baggiani.