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Barbiana chiama la Pace: in marcia studenti, istituzioni e associazioni per un’educazione disarmante

di Leonardo Romagnoli

Magliette bianche con la scritta “I care”, vessilli colorati della Pace, bandiere della Palestina, loghi della Marcia Barbiana-Perugia-Assisi: il Mugello si è svegliato stamani con il cuore rivolto verso l’alto, e i piedi affondati in un cammino che unisce memoria, educazione e futuro. A Vicchio, nel cuore della Toscana, si è svolta la 24ª edizione della Marcia di Barbiana, dal tema emblematico: “Scuola Maestra di Pace”.

Un corteo umano, denso di significati, ha percorso le strade che conducono alla piccola località di Barbiana, simbolo indiscusso dell’impegno educativo di don Lorenzo Milani, il priore che con la sua scuola tra gli anni ’50 e ’60 rivoluzionò il concetto stesso di istruzione, trasformandola in strumento di riscatto, consapevolezza e giustizia sociale.

A promuovere l’evento sono stati il Centro di Documentazione Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana, la Fondazione Don Lorenzo Milani, l’Associazione Gruppo Don Lorenzo Milani di Calenzano, con il supporto del Comune di Vicchio e il patrocinio di Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze e Unione dei Comuni del Mugello.

Numerosa la partecipazione, non solo da parte del mondo scolastico – studenti, insegnanti, dirigenti – ma anche da esponenti delle istituzioni locali e nazionali. Presenti una trentina di Comuni toscani e dell’area metropolitana, rappresentati da sindaci e assessori con fasce tricolori e gonfaloni. Tra loro, il presidente del Consiglio comunale di Firenze Luca Milani, il consigliere delegato Nicola Armentano, il sindaco di Verona Damiano Tommasi, giunto per il terzo anno consecutivo, e il consigliere comunale di Corato Tambone.

Accanto a loro, figure politiche e religiose di primo piano: il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, l’assessore regionale Leonardo Spinelli, le consigliere Fiammetta Capirossi e Silvia Noferi, Rosy Bindi, Romano Prodi, l’abate di San Miniato al Monte padre Bernardo Gianni e l’imam di Firenze Izzedin Elzir.

Una marcia carica di simboli e significati

Il percorso ha richiesto circa un’ora di cammino per raggiungere Barbiana, ma il valore del tragitto è andato ben oltre la fatica fisica. È stato un viaggio collettivo nel tempo e nella coscienza, un modo per onorare l’eredità di don Milani e renderla ancora più attuale nel contesto contemporaneo, scosso da guerre, diseguaglianze e tensioni globali.

Proprio nella piccola frazione dove il priore mise in piedi la sua straordinaria esperienza educativa, è risuonata forte e chiara una richiesta collettiva di Pace, rivolta in particolare alle terre martoriate di Gaza e della Palestina, ma anche all’Ucraina e a tutti i contesti in cui il diritto alla vita e all’istruzione è negato.

Il sindaco di Vicchio, Francesco Tagliaferri, ha espresso un pensiero critico sul modello scolastico attuale:
“Il modello di scuola di cui c’è bisogno è una scuola di tutti, per tutti. Non condivido l’idea della ‘scuola del merito’ così come proposta dal governo. Credo piuttosto nel ‘merito della scuola’: quello degli insegnanti, degli educatori, nel dare opportunità e strumenti a ogni studente”.

Ha poi annunciato la prossima Marcia della Pace Barbiana-Perugia-Assisi, prevista per settembre, che in 15 tappe porterà simbolicamente il messaggio dell’“I care” fino a Perugia e Assisi, culle del pacifismo italiano.

Voci che accendono coscienze

Eugenio Giani, raggiunta Barbiana a piedi, ha ricordato l’importanza di ispirarsi a don Milani:
“La scuola deve insegnare a capire la verità e a impegnarsi per essa. È uno strumento di consapevolezza e trasformazione”.

Intenso anche l’intervento di padre Bernardo Gianni:
“Contro la cultura della guerra, il lessico del riarmo e la tentazione del sospetto, si staglia il gigantesco profilo di questo laboratorio pedagogico che continua a rendere grandi i piccoli e piccoli i grandi”.

L’imam Izzedin Elzir, nel suo messaggio, ha denunciato con forza la distruzione delle scuole in Palestina:
“Chi non vuole la Pace distrugge la scuola. Chi non vuole che le persone conoscano la realtà, distrugge la scuola”.

Commoventi e potenti anche le parole di Rosy Bindi, presidente del Comitato per il Centenario di don Milani:
“Non siamo qui solo per ricordare, ma per testimoniare quanto ancora oggi la sua lezione sia urgente. Don Lorenzo ci sfida sul diritto allo studio, al lavoro, alla salute. E ci ricorda che ogni guerra è una sconfitta dell’umanità”.

Il professor Romano Prodi ha infine puntato il dito contro l’apatia diffusa:
“Non abbiamo più le bandiere della Pace alle finestre. Manca una reazione popolare forte. Siamo passivi di fronte a guerre come quella in Iraq, in Ucraina o a Gaza. Dobbiamo tornare a mobilitarci, a partire dal basso e con il supporto delle istituzioni”.

La scuola come presidio di Pace

La giornata si è conclusa con gli interventi di insegnanti, studenti e genitori, e la consegna degli attestati alle scuole partecipanti al bando “Scuola di Pace, Scuola di Barbiana, Scuola che vorrei”, un progetto che invita a ripensare l’educazione come atto civile, politico e culturale.

In un’epoca segnata dalla disinformazione, dalla paura e dal conflitto, Barbiana torna a parlare, non con il tono nostalgico della commemorazione, ma con la voce ferma di chi sa che la scuola è ancora il primo baluardo contro l’ingiustizia. È qui, tra i sentieri del Mugello, che il sogno di don Milani continua a camminare, passo dopo passo, verso una società più giusta, consapevole e, finalmente, in Pace.

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