A Sepang, dove l’asfalto si fonde con l’aria densa e umida della giungla malese, la Moto3 non è iniziata con uno start, ma con un sussulto. Non con un rombo di motori, ma con un boato di sgomento.
Era ancora il giro di allineamento, quel momento sospeso in cui i piloti si avvicinano alla griglia come guerrieri che prendono posto nell’arena, e già il dramma aveva preso il centro della scena.
Un impatto violento, quasi irreale: José Antonio Rueda tampona in pieno lo svizzero Noah Dettwiler. Un guasto tecnico? Una distrazione? Poco importa, perché in un attimo la tensione si taglia col coltello e il circuito di Sepang – 5540 metri di curve e rettilinei leggendari – ammutolisce. I soccorsi scattano rapidi, l’elicottero si alza in volo verso Kuala Lumpur. Per fortuna, entrambi i piloti sono coscienti. Ma l’incidente è un monito brutale: anche in uno sport votato al rischio, ci sono momenti che spostano la linea tra l’agonismo e l’inspiegabile.
Il coraggio dopo la paura: la gara riparte, ma il cuore è ancora lì
Alle 6:45 italiane si ricomincia, ma l’aria è diversa. La tensione è ancora palpabile tra i box, nei volti degli ingegneri, negli occhi dei giovani piloti. C’è chi guida per vincere e chi, oggi, guida anche per esorcizzare la paura.
Guido Pini prende il via nel nuovo schieramento, chiamato a sostituire proprio Rueda. Gomme morbide, sguardo deciso, ma la partenza non è delle migliori: settimo alla prima curva, mentre Furusato detta il ritmo davanti. Guido però non ci sta a fare da spettatore.
Sorpasso dopo sorpasso, come colpi di pennello su una tela sporca d’asfalto, risale posizioni con grinta e lucidità. Supera Carpe, poi con una staccata magistrale ne salta due in un colpo solo. È una danza aggressiva, ma elegante. Sale fino al terzo posto, sfida Furusato e Quiles, mostra un coraggio che brucia quanto il sole di Sepang.
Ma il motore soffre. Il rettilineo non perdona, e la moto sembra arrancare rispetto alle più veloci. Guido scende al sesto posto, poi ancora risale, firma il giro più veloce, si prende il secondo posto e lo difende come un leone ferito.

Il filo sottile tra gloria e rovina
E poi, la beffa. A quattro giri dalla fine, nel tentativo di superare Fernandez, il sogno si spezza: un errore, un testa coda, e Guido finisce fuori dai punti. Tutto quello che aveva costruito con fatica si sbriciola in un battito di cuore.
La corsa si chiude con Furusato davanti a Piqueras e Fernandez. Guido fuori dai giochi, ma non dalla memoria di chi ha visto quella rimonta, quella fame, quella voglia di dimostrare. E in fondo, il motociclismo è anche questo: gloria e dolore si sfiorano come le ginocchia sull’asfalto in piega.
Dopo Sepang, più domande che certezze
La classifica cambia, ma a cambiare davvero è la consapevolezza: ogni gara è un atto di fede. In se stessi, nel mezzo meccanico, nel destino. I giovani della Moto3 non sono solo promesse del motociclismo, sono anche simboli di una generazione che corre veloce, ma che conosce bene il prezzo del rischio.
Guido Pini esce da Sepang senza punti, ma con qualcosa di più profondo: la conferma di avere stoffa, cuore e testa.
E forse la prossima volta non basterà un rettilineo a fermarlo.

