Non si può più parlare solo di sfortuna: quella che sta vivendo Guido Pini in questo Mondiale sembra una vera e propria maledizione sportiva. Dopo una serie di episodi negativi che hanno compromesso le sue gare, l’ultima beffa si è consumata al Gran Premio d’Olanda, dove il giovane talento del Mugello è rimasto fermo in griglia al momento della partenza per un problema alla frizione. Un guasto che ha tolto a Pini ogni possibilità di dimostrare il suo valore su una pista dove avrebbe potuto riscattare un avvio di stagione complicato.
Sono in molti, nel paddock e tra i tifosi, a chiedersi se dietro a questa lunga scia di incidenti e contrattempi ci sia una dose di casualità o piuttosto qualche responsabilità tecnica di un gruppo di lavoro che, finora, non è riuscito a mettere a disposizione una moto affidabile. Fatto sta che il pilota toscano, nonostante il talento cristallino e la determinazione, si trova ancora una volta a inseguire, con un Mondiale che rischia di prendere una piega sempre più difficile da raddrizzare.
L’episodio di Assen è soltanto l’ultimo di una serie di circostanze sfortunate che hanno bersagliato Pini fin dall’inizio del campionato. Dopo un inverno di grande impegno e di speranze, il suo 2025 si è trasformato in un percorso a ostacoli: al Mugello aveva già dovuto fare i conti con l’incidente di Kelso, che lo aveva coinvolto incolpevolmente e costretto al ritiro. Ora, a distanza di poche settimane, ecco un altro stop imprevisto che suona quasi come una beffa.
Quando la bandiera del via si è abbassata, la moto di Guido è rimasta immobile, paralizzata da un guasto alla frizione che ha lasciato increduli anche i meccanici al box. In un campionato dove ogni punto è prezioso, perdere la possibilità di lottare ancora prima di partire significa accumulare un ritardo che diventa sempre più pesante sia in classifica che nel morale.
C’è chi parla di un destino avverso, di un’annata “nata storta”, ma è inevitabile che sorgano domande sulla preparazione tecnica del mezzo. Il potenziale di Pini è sotto gli occhi di tutti: a soli 17 anni, il pilota mugellano ha già mostrato di avere velocità e carattere per competere ad alto livello. Tuttavia, senza una moto solida e competitiva, anche il talento più puro rischia di venire soffocato.
La delusione per quanto accaduto ad Assen è stata palpabile già nel dopo gara. Nel box, volti tesi e poche parole. La sensazione che si tratti di un’occasione persa si è mischiata alla consapevolezza che i problemi tecnici stanno diventando una costante preoccupante. Pini, da parte sua, ha cercato di mantenere la calma e di non alimentare polemiche, ma è chiaro che la pazienza inizia a vacillare.
Chi lo conosce sa bene quanta passione e quanta dedizione metta ogni giorno in pista e fuori. Il suo approccio meticoloso, la capacità di analizzare i dati, di studiare traiettorie e assetti, sono qualità che lo distinguono da molti coetanei. Ma ogni sforzo rischia di essere vanificato se il lavoro del team non riesce a garantire una moto all’altezza delle ambizioni.
La battuta amara che serpeggia tra i tifosi – “prima l’incidente, poi la frizione, la prossima volta speriamo non arrivino le cavallette” – racconta bene il senso di frustrazione e incredulità che accompagna questo avvio di stagione. Non è solo sfortuna: è un accumulo di episodi che stanno mettendo a dura prova la tenuta psicologica di un giovane che merita ben altri scenari.
Guardando ai numeri, il bilancio è impietoso: più gare concluse con ritiri o posizioni di rincalzo che piazzamenti di rilievo. Eppure, nei pochi weekend in cui tutto ha funzionato, Guido Pini ha dimostrato di poter stare stabilmente nella parte alta della classifica. Proprio questo contrasta con l’andamento complessivo e alimenta la convinzione che, se solo il materiale fosse affidabile, i risultati arriverebbero.
Adesso si guarda avanti, ma non sarà facile. La prossima tappa del calendario sarà un’altra prova cruciale, dove sarà fondamentale voltare pagina sia sul piano tecnico che mentale. Il pilota e il suo entourage dovranno capire se ci sono le condizioni per proseguire con fiducia o se occorrerà prendere decisioni più drastiche.
Di certo, a questo punto, non basterà più archiviare ogni problema come “fatalità”. Servono risposte, analisi accurate e soluzioni rapide. Perché se è vero che una stagione può cambiare in fretta, è altrettanto vero che troppe battute d’arresto consecutive rischiano di compromettere la crescita di un talento che ha bisogno di stabilità per sbocciare definitivamente.
In un paddock che non aspetta nessuno, Guido Pini dovrà dimostrare ancora una volta la sua forza interiore. Il sogno Mondiale è tutt’altro che svanito, ma servirà un’inversione di rotta immediata. Anche per restituire fiducia a chi lo sostiene da anni e crede nel suo potenziale.