Nei giorni scorsi è stato presentato il rapporto Centro Studi/Irpet sull’Autodromo del Mugello.
I dati sono quanto mai importanti e sono riferiti al biennio 2011-2012.
La ricaduta economica delle attività del Circuito sull’economia locale è stimata tra i 63 ed i 66 milioni di euro, consistente nella ricaduta occupazionale all’interno della struttura, vendita biglietti, servizi, costi di gestione, presenza alberghiere.
Al circuito ci sono stati 220 giorni di attività che hanno prodotto 310 mila presenze turistiche tra addetti ai lavori e spettatori, ha determinato nella ricettività il 25% d’occupazione dei posti letto, con una spesa totale di circa 26,9 milioni di euro. Di questa cifra 16,7 milioni sono riferibili a “spettatori/fruitori pernottanti” e 6,3 milioni agli “escursionisti”. L’autodromo aiuta a creare 300 posti di lavoro in Mugello, 45 nel resto della provincia, 69 in Toscana per un totale regionale di 414 unità lavorative locali attivate.
Se osserviamo in dettaglio, per il commercio turismo e servizi le note tendono a migliorare. La quota maggiore della spesa (43 per cento) è per servizi ricettivi, mentre la ristorazione raggiunge il 24 per cento. Seguono i trasporti e le comunicazioni (9%), i beni e servizi vari, il vestiario e accessori (entrambe al 7%), i generi alimentari e le bevande (6%), i prodotti tipici locali e dell’artigianato (4 per cento).
Infine, il PIL attivato dal sistema autodromo sul Mugello è pari all’1,7%.
Detto questo, dalla Società è stato considerato anche l’idea di associare “Firenze” al nome autodromo, in un’operazione di immagine. Non è deciso, però. Certamente le resistenze locali saranno forti, e non è detto che poi l’operazione si farà perché il binomio Mugello-Autodromo è piuttosto forte.
Trovo singolare questo attaccamento al nome dell’autodromo da parte di soggetti che per anni hanno strenuamente combattuto con ogni mezzi l’insediamento e il decollo della struttura, però è bene che oggi si sia raggiunto un’opinione positiva condivisa.
Il cambio del nome, se ci sarà, dovrebbe essere un rafforzamento, mettere una “eccellenza” ancora più in evidenza nel mondo, visto che Firenze e Toscana sono tra i brand più cliccati sulla rete in tutto il mondo. Il fatto che la struttura è privata e che volendo potrebbero chiamarlo come gli pare mi pare secondario, non mi sembra che la Società si sia chiamata fuori dal territorio. Anzi, vorrebbe integrarsi di più e vorrebbe che le eccellenze fossero molte di più per offrire sui mercati mondiali un pacchetti di mischia imbattibile: ricettività, ristorazione, commercio, viabilità, servizi, connessioni, comunicazioni e quant’altro può venire in mente.
Tuttavia sullo sfondo rimane la questione centrale per lo sviluppo della struttura e dell’area: la Formula 1. L’avversario “Monza” si traduce Milano e Lombardia. Politicamente e elettoralmente forti più della Toscana. Ovvio che sarebbe improponibile fare a Scarperia il “GP di San Marino”.
La questione è politica e nazionale. Bastasse la Ferrari e il suo peso, al Mugello la F1 ci sarebbe stata già. Quindi non basta. Diciamo che in Regione la cosa non è certo vista come una delle priorità. Con la Regione dovrebbe intervenire il Comune di Firenze e il Presidente del Consiglio dei Ministri, toscano, se ne avessero voglia, tempo e coraggio.
Purtroppo, in sostanza, sentiamo dire: in periodi di crisi investiamo sull’autodromo? Vorrei rispondere: “Perché no? Visto l’occupazione che crea e le risorse che genera?”.
E’ una media-grande azienda, occupa 414 addetti, è trasversale e “tira” consumi, ristorazione, ricettivo, ha bisogno di comunicazione e servizi di qualità, sviluppa attività terziarie. Certo non da sola. Ma insieme ad altre eccellenze che occorre far emergere e mettere in rete. Il futuro è più vicino a queste strutture che a settori industriali che per vivere devono ormai essere assistiti.
Massimo Biagioni
Firenze 21 gennaio 2014