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Sergio Caputo a Scandicci venerdi 5 luglio concerto gratuito

di Leonardo Romagnoli

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In occasione del trentennale di “Un sabato Italiano”

SERGIO CAPUTO

in concerto al Parco del Castello dell’Acciaiolo di Scandicci

 

Venerdì 5 luglio

Inizio ore 21

INGRESSO LIBERO

 Sono passati 30 anni dall’uscita del disco che consacrò Sergio Caputo come uno dei più credibili cantautori italiani.

Edito nel 1983 “Un Sabato Italiano” si caratterizza subito grazie al suo stile che affonda le radici nel jazz e all’uso insolito e innovativo del suo linguaggio che attinge dal quotidiano e dalle nevrosi metropolitane.

Dopo un lungo periodo d’assenza dai palchi toscani, in occasione del trentennale di “Un sabato Italiano”,  Sergio Caputo e la sua band si esibiranno Venerdì 5 luglio in un concerto a ingresso libero al Castello dell’Acciaiolo di Scandicci.

Il disco, fortemente influenzato da artisti del calibro di Fats Waller e Cole Porter, porta con sé molti aneddoti.

La prima traccia del disco intitolata “bimba se sapessi”, tanto per raccontarne uno, conteneva le parole “citrosodina granulare”. Mentre le prime copie dell’album erano in distribuzione Caputo fu contattato dalla casa farmaceutica che produce la citrosodina, e un funzionario zelante lo informò che nominare un medicinale in qualunque forma di comunicazione è sempre e comunque considerata pubblicità. La legge sulla promozione dei medicinali imponeva di dire anche “leggere attentamente le avvertenze” e “usare con cautela”.

Ovviamente Caputo non poteva inserire queste frasi nel brano, di conseguenza per non rischiare una multa miliardaria da parte del Ministero della Sanità, fu costretto a rientrare in studio e a cambiare la frase con la prima cosa che mi venne in mente che fu appunto “idrofobina vegetale”.  Oggi ci sono in giro solo 5000 copie con la versione originale in vinile e vengono vendute a carissimo prezzo sul mercato nero.

Fra le sue collaborazioni eccellenti si annoverano nomi come Dizzy Gillespie, Lester Bowie, Tony Scott, Mel Collins (King Crimson), Tony Bowers (Simply Red), Enrico Rava, Roberto Gatto, Roberto Nannetti, Giulio Visibelli, Ettore Bonafè, Raffaello Pareti, Danilo Rea e molti altri.

Ed è proprio grazie al ricordo di Dizzy Gillespie che Caputo ci regala altri interessanti aneddoti: “non mollava la sua mitica tromba neanche quando andava in bagno. Non beveva, non fumava, era molto religioso. Non esattamente lo stereotipo del jazzista cui siamo abituati. A settant’anni suonati aveva i progetti e l’entusiasmo che potrebbe avere un ventenne. Progettava di aprire una scuola di musica. Voleva mettere il copyright sulle sue famose guance gonfie, farne dei poster e venderli per tirare su un po’ di extra. Rimpiangeva di non avere mai avuto un suo brano nei primi posti delle classifiche e, ridendo, si augurava che riuscissi a farlo io, in modo che la sua tromba conoscesse, sia pure per opera di un’altro, il brivido della hit parade. Non accadde. Nonostante le dicerie, lui e Miles Davis erano in ottimi rapporti, anche se secondo lui il miglior trombettista vivente era Marsalis. Come tutti gli afroamericani della sua generazione aveva dovuto subire dai bianchi ogni sorta di umiliazioni. C’è stato un tempo in cui gli era proibito entrare da cliente negli stessi locali in cui, sul palco, era la star”.

La programmazione di Open city prosegue fino al 21 luglio con concerti ad ingresso rigorosamente gratuito: Per maggiori info: www.scandiccicultura.it. Tel 055 75911

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