Mugello 1919 : fatti di sangue, truffe, tresche e …. il fritto proibito

La cronaca in Mugello nel 1919. Fatti di sangue, risse, truffe, tresche e …. fritto proibito

Quali erano i reati più frequenti in Mugello cento anni fa? Rispondere a questa domanda non è facile perchè bisognerebbe consultare gli archivi giudiziari delle preture locali e del tribunale oltre alla cronaca della pagine dei giornali. Cercherò però, limitandomi al 1919, di fare una panoramica dei delitti e delle vicende di cronaca nera più interessanti e curiose come riportate nella cronaca dei giornali locali ovvero i settimanali Messaggero del Mugello e Corriere Mugellano.

Una prima notazione riguarda il rilievo che i fatti di cronaca nera assumono sulle pagine dei giornali. Oggi un fatto di sangue o una sparatoria tra ladri e le forze dell’ordine occuperebbe le prime pagine della cronaca locale, e forse nazionale, con toni sensazionalistici e allarmistici come dimostrano le locandine che possiamo ammirare fuori delle edicole. Non era così un secolo fa in Mugello. Le prime pagine erano occupate dalla politica locale e nazionale o dai provvedimenti riguardanti l’agricoltura , a cui spesso venivano dedicate intere pagine di settimanali che di pagine ne avevano al massimo 4 o otto.

La cronaca finiva in seconda o più spesso in terza pagina indipendentemente dalla gravità dei fatti raccontati.

L’infanticidio di Vespignano

Il 1919 si apre con un drammatico infanticidio e si conclude con uno scontro a fuoco tra ladri e militari dal sapore cinematografico e gangsteristico. Nel mezzo ci sono anche vicende curiose ed alcune decisamente divertenti.

“il giorno 8 corrente nel popolo di Vespignano, al podere detto Il Poderaccio ( secondo altri Il Palazzaccio Ndr) , la giovane ventiduenne Annunziata Tommasi, sgravatasi di un bambino frutto di illeciti amori, pare lo abbia ucciso per nascondere la propria colpa” racconta Calambrone nella cronaca vicchiese del Corriere Mugellano. “Il solerte brigadiere Baldi, che comanda la stazione Carabinieri di Vicchio, dopo avere con tutta sollecitudine espletate le indagini del caso, ha denunciato il fatto al Pretore di Borgo san Lorenzo avv. Boni(…) che ordinò il piantonamento della puerpera” e stabilì che il cadaverino rimasse a disposizione per gli esami autoptici. A questo punto la vicenda passa alla Regia Procura di Firenze e a un giudice istruttore che giunge in Mugello con al seguito un perito. La ragazza restò piantonata in casa con l’accusa di infanticidio.
Il Messaggero del Mugello ci fornisce altri particolari sull’accusata e sulla sua storia. Annunziata era la più grande di cinque figli del bracciante Eugenio Tommasi, vedovo, ed era stata mandata “garzona” presso la famiglia Pini di Vitigliano dove “amoreggiò ed ebbe intimi rapporti” con tal Filippo Colombi anch’egli garzone nella stessa colonica.

“La Tommasi .rimasta incinta – dice il Messaggero – seppe sempre ben nascondere il suo stato, sia alle amiche che ai familiari, coi quali mai ebbe a confessare il suo fallo”. Sulla colpevolezza della giovane il giornale non ha dubbi e aspettano solo l’autopsia che “ dirà in qual modo preciso la Tommasi tolse la vita a quell’innocente (..) la madre snaturata tenne celato, per quasi due giorni, il cadaverino sotto le coltri , finché il di lei padre accortosi di quanto era accaduto alla figlia e forse ritenendo che il bimbo fosso morto per causa naturale, avvertì la levatrice e il medico perché rilasciasse l’ordine di seppellimento. Ma – scrive il Messaggero – l’egregio dott. Catastini, riscontrando sul cadaverino tracce di violenza , avvisò senz’altro l’autorità giudiziaria.”
Annunziata fu dichiarata in arresto e trasportata prima all’ospedale di Luco per le cure e successivamente alle prigioni mandamentali e in seguito a Firenze.
Il corpo del neonato invece venne trasportato alla camera mortuaria del cimitero di Vicchio dove il medico legale dott. Picchi, insieme al dott. Catastini, eseguì gli esami sotto la supervisione del giudice istruttore Barbero. Ancora non si conoscevano i risulati dell’autopsia ma il cronista locale affermava che “ in ogni modo dalla necroscopia è risultato che il bambino, oltre alla rottura del cordone ombelicale, aveva la completa frattura delle mandibole e lo strappamento della lingua. La snaturata madre volle in modo così raccapricciante soffocare i primi vagiti dell’innocente angioletto”.

Ovviamente nessuno cercava minimamente di comprendere la situazione sociale e familiare in cui era maturato il tragico gesto.

“l’istruttoria è tutt’ora in corso – scrive ancora il Messaggero del 26 gennaio – ma ormai è accertata la responsabilità della Tommasi e non rimane alla triste donna che attendere nell’oscuro carcere la severa condanna che le infliggeranno i giudici popolari”.

Passeranno alcuni mesi e il processo sarà celebrato a Firenze il 7 giugno con Annunziata Tommasi che sarà difesa dagli avvocati Dino Lattes e Ugo Castelnuovo Tedesco. La giovane verrà condannata alla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione con 4 mesi tolti per l’indulto e altri quattro praticamente già scontati. Sarebbe interessante leggere gli atti del processo perché le cronache riportano solo l’esito del dibattimento. Sicuramente sia i difensori, sia i giudici fecero valere una serie di attenuanti che furono accolte nel giudizio finale permettendo ad una ragazza di appena 22 anni di poter tornare ad una vita normale in tempi ragionevoli.

Abigeato e furti vari

Uno dei reati che ricorre spesso nelle cronache dei giornali locali è l’abigeato , ovvero il furto di bestiame. La guerra mondiale è finita da poco e sono tanti gli ex militari privi di lavoro e anche i rifornimenti alimentari scarseggiano e allora durante la notte si verificano furti di vitelli, buoi, maiali e polli. Alcuni di questi animali vengono macellati clandestinamente altri vengono invece venduti abusivamente. Il fenomeno desta tale preoccupazione che perfino l’Associazione Agricola Mugellana scrive una lettera preoccupata al Prefetto di Firenze chiedendo una maggiore vigilanza sul territorio a tutela degli agricoltori.

Molto spesso a commettere questi e altri furti o rapine sono ex militari o abitanti della piana fiorentina che vengono in Mugello alla ricerca di facili prede. In alcuni casi si tratta di vere rapine a mano armata contro persone che percorrono strade di campagna come a Luco lungo la strada del Bagnone e a Scarperia nella strada che porta a S. Agata.

Curioso il racconto di un furto di polli a Borgo che troviamo sul Corriere Mugellano del 2 febbraio che ha per vittima Carlo Barletti detto Carlino “l’opulento trattore sul Piazzale “.
“ Mentre alcuni soldati , che erano stati nel suo esercizio a mangiare ,uno di essi pare tale Terminello Salvatore ex prigioniero, mentre i compagni pagavano il conto, abbia con sveltezza tolto dalla ghiacciaia sita presso il banco tre bei pollastri , pelati e sventrati già pronti per essere cucinati.” Le indagini furono affidate al solerte Maresciallo Pagani che appurò che la sera successiva quattro militari si erano presentati alla trattoria dei Solleciti per farsi cucinare dei polli già morti. Una volta fermati uno di loro accuso il Terminello del furto a Carlino e di aver invitato “ poi gli amici a mangiarli nella Trattoria dei Solleciti , ma – scrive ironicamente il cronista – sollecito fu il maresciallo che fa ora fare, con la sua denuncia, una poco buona digestione ai quattro ex prigionieri”.

All’inizio di marzo due militari e “un borghese” sono coinvolti in un tentativo di furto di notte alla Cooperativa dei Ferrovieri a Borgo San Lorenzo . I tre stavano tagliando una rete che dava accesso al magazzino quando furono scoperti dalla guardia giurata Fortunato Bagiardi che “ si è precipitato alla loro volta impugnando la rivoltella”. I tre si danno alla fuga inseguiti dal Bagiardi che spara ancora e fanno perdere le tracce nel buio ma uno di loro era stato riconosciuto. Avvisati i Carabinieri durante il sopralluogo viene constato un furto di polli ai danni di tal Guidotti contadino confinante con la cooperativa. “l’oculata vigilanza della guardia giurata Bagiardi merita , per questa nuova prova offerta, una viva parola di lode”.

Al sensale Cipriano Baldassini fu Giuseppe di Piazzano alla metà di luglio fu invece rubato il portafogli contenente 1920 lire che teneva nel materasso all’interno di una tenda dove probabilmente si trovava sfollato dopo il terremoto del 29 giugno.

Non mancavano i furti di auto, nonostante il loro numero esiguo nel territorio, come avvenne al Dott. Raffaello Baldi di Barberino, la cui auto gli fu portata via dalla villa in cui risiedeva.

Liti e accoltellamenti

Nella cronaca locale sono diversi poi gli episodi di liti e accoltellamenti che vedono come protagonisti anche minorenni , ragazzi tra i 15 e 16 anni. Il più grave ha però come vittima addirittura un frate di Buonsollazzo sopra Polcanto. Il “truce fatto” come lo chiama il Messaggero si verifica il 19 aprile “nel quieto convento” con protagonista tal Luigi Lucenti di Faltona di anni ventidue ,” da due anni preso a garzone da quei Padri, raccolto prima come per opera di carità e poi tenuto, quantunque bono a poco”.
Il Lucenti nel pomeriggio del 19 venne invitato da Frate Iacopo Nocentini a svolgere alcuni lavori altrimenti sarebbe stato rimandato a casa. A questo punto il giovane aveva assalito il frate con un coltello e “ ferito con una tremenda coltellata alla regione mammillare destra”. E lo avrebbe ucciso se non ci fossero state le grida dei confratelli a farlo fuggire. In attesa dei soccorsi da Borgo san Lorenzo il frate venne assistito dal parroco di Bivigliano e dal farmacista Casini di Vaglia.

“il dott. Mercatali giunto con lodevole premura a tarda ora attesa la distanza e l’assenza dal Borgo per servizio al momento della chiamata, verificò il caso e assistè alla partenza del ferito per l’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze.” Il frate era in gravi condizioni mentre il Lucenti rimase latitante.

Truffe e … fritti

Tra i reati più diffusi ci sono poi quelli legati alle attività commerciali in particolare per chi vende prodotti a prezzo superiore a quanto previsto poiché, per evitare speculazioni in un periodo difficile come quello post bellico , i prezzi erano stati calmierati. La pena era sempre la stessa dai tre agli 8 giorni di prigione con multa di 100 lire: Umberto Banchi aveva venduto formaggio a prezzo maggiorato ed Emilio Borselli il vino e Lino Ulivi di Luco le uova. Insomma tutto era calmierato e le multe e i processi in pretura era molto frequenti.
Ma il processo più curioso è quello che coinvolge Zaira Fontani titolare di una trattoria a Vicchio e alcuni suoi clienti. Zaira è imputata di “ avere in giorno di mercoledi e precisamente il 28 agosto nella di lei trattoria in Vicchio, somministrato ai propri clienti del pollo fritto mentre in tale giorno era proibita la vendita, e gli altri quattro di avere mangiato il prelibato boccone”. Poi si dice la burocrazia. Ancora più curiosa la difesa :” la Fontani come i quattro clienti, astutamente sostengono che era coniglio e non pollo, ma la recisa affermazione del brigadiere Baldi, verbalizzante , è bastata per far condannare la Fontani a 100 lire di ammenda e gli altri a 10 lire pure di ammenda accordando però a tutti il beneficio dell’indulto. Difensore l’avv. Berretti”. Dire che la cosa è curiosa è dir poco, ma periodi di scarsità alimentare come quelli del dopoguerra vedevano fiorire divieti di ogni tipo, alcuni veramente assurdi.

Il commerciante all’ingrosso Giuseppe Barletti di Borgo san lorenzo venne invece denunciato da numerosi cittadini , quasi un’agitazione popolare, per aver venduto olio di pessima qualità che dichiarò aver comprato in Calabria “ essendo il Mugello assolutamente mancante d’olio”. L’olio era arrivato addirittura con due vagoni di cui uno requisito alla stazione di Borgo dall’autorità prefettizia e inviato a Firenze. La protesta è talmente vibrante che il povero Barletti tenta di difendersi scrivendo al Messaggero ricordando il rispetto della legge e del calmiere , mentre con la requisizione aveva perso un bel po’ di soldi per cui “ mal si comprende come possa in buona fede darsi la taccia di sfruttatore e affamatore a me che, con sacrificio pecuniario e fastidi considerevoli, ho fatto sempre il possibile perché il necessario alimento non mancasse al Paese, pur rispettando rigorosamente i decreti di calmiere.”

Il gioco d’azzardo

Una certa preoccupazione destava la diffusione del gioco d’azzardo soprattutto tra i giovani come dimostra una corrispondenza da Scarperia del 10 agosto che prendeva spunto da quanto aveva scritto il Nuovo Giornale in un articolo da Pistoia:” in molte località continua il giuoco e specie il giuoco d’azzardo che travia orribilmente i nostri ragazzi , fino a farne dei delinquenti anzi tempo!”

L’autore che si firma Il Castellano non va per il sottile e dipinge un quadro del paese dove giovani e giovinastri si danno al gioco d’azzardo in ogni luogo.
“Si giuoca nelle vie del paese, sulle panchine e sui muriccioli delle piazze, sui gradini delle Chiese; si giuoca nei piazzali , nelle strade comunali, nelle viottole e nelle capannucce dei campi, persino davanti al cancello del Cimitero e dietro il muro di cinta del medesimo.Si giuoca a tutti i giuochi d’azzardo, ma segnatamente alle carte: si giuoca non di pochi centesimi, ma di molti soldi, di lire! Si giuoca da fanciulli, da giovinetti, da giovinastri e , quello che è peggio, tutti questi viziosi precoci giuocano indisturbati , colla massima libertà , colla più sfrenata licenza : accompagnando il giuoco a suon di parole invereconde, triviali, oscene, di bestemmie che fan raccapricciare e molte volte l’epilogo son risse e pugni. “

Quello che indigna il nostro Castellano è che nessuno si occupi di richiamare questi giovani , né l’amministrazione comunale, né i Carabinieri che “ son pochi e stanno sempre in caserma”.

Mentre anche il primo ministro ribadiva la volontà di combattere il gioco , il nostro articolista notava “ che a Scarperia sia lecito tutto”. L’articolo prosegue raccontando la storia di un commerciante denunciato, ingiustamente secondo chi scrive, dopo avere venduto del caffè a un contadino ad un prezzo non calmierato. Che fosse lo stesso Castellano?

La cambiale dell’amore

Sempre Scarperia è il teatro di una delle storie più curiose e anche divertenti del 1919.

Il possidente Virgilio Giannini di anni 37 si presenta l’8 dicembre ai Carabinieri di Scarperia per presentare una denuncia su un fatto grave che gli era accaduto il 30 novembre alle 9 del mattino mentre si recava alla chiesa di Cerliano per la festa di S. Andrea:

“Giunto il località Il Paretaio veniva aggredito dai fratelli Adriano e Federigo Mugnai di 28 e 26 anni che armati di bastone lo avevano percosso e poi minacciato di peggiori danni se non li avesse seguiti.” I due lo portarono presso la loro abitazione rinchiudendolo nella stalla fino alle ore 14 .
“ a quell’ora i due fratelli si erano ripresentati a lui e con minacce di morte , lo avevano costretto a firmare a loro favore una cambiale di 1000 lire, dopodiché imponendogli, sotto pena di gravi guai, di non far parola con alcuno dell’accaduto, lo avevano rimesso in libertà”.
Il Giannini disse ai Carabinieri di aver aspettato a fare le denuncia per paura delle ritorsioni dei due fratelli.

“Il solerte maresciallo Giannetti, raccolta la denunzia, si recava al Paretaio; interrogava destramente i fratelli Mugnai e i loro genitori e riusciva così da una parte a sequestrare la cambiale veramente per lire 1000 dal Giannini sottoscritta e che la Mugnai madre custodiva in seno; dall’altra a stabilire, per mezzo della dichiarazione dei denunziati, come quelle 1000 lire altro non fossero se non il prezzo ( bisogna purtroppo dire la verità rudemente) dell’onore della loro ventenne sorella Enrichetta , con la quale il Giannini – che pure è ammogliato con prole – aveva avuto così intimi rapporti da ridurla in istato interessante ormai da ben sei mesi”.

I due fratelli vengono arrestati e portati davanti al pretore Insigna dove di fronte alle accuse di sequestro di persona , minacce, lesioni ed estorsione dichiarano che “ la cambiale di 1000 lire era stata dal Giannini pacificamente rilasciata ai loro genitori come tacitazione degli intimi rapporti avuti con la giovane Enrichetta.”
Il pretore non è molto convinto della testimonianza dei due fratelli ma altrettanto dubita del Giannini che solo dopo otto giorni dal fatto ha deciso di sporgere denuncia, “ mentre sarebbe risultato che la sera stessa del 30 novembre egli sarebbe stato in casa del Mugnai ed avrebbe bevuto, conversato e scherzato con quei due fratelli che alla mattina – secondo l’accusa del Giannini – lo avrebbero bastonato , minacciato e tenuto rinchiuso per cinque ore in una stalla e quindi, con replicate minacce di morte , costretto a firmare la cambiale famosa e anche a giurare che non avrebbe fatto parola con nessuno dell’accaduto”.

La questione non è chiara e il pretore gira la pratica alla Regia Procura Fiorentina , mentre la povera Enrichetta viene mandata dalla famiglia a Firenze per sottrarla alle dicerie di paese.

Il giornale mugellano dice che “ la ragazza sia non troppo sana di mente” e avanza la possibilità che il Giannini possa essere denunciato per aver avuto con lei “rapporti intimi”, ma che è richiesta una querela di parte “ la quale – che si sappia – non è stata a tutt’oggi presentata”.

Nel 2019 un giudice fiorentino per una storia simile, del marito tradito che aveva costretto l’amante della moglie , pure lui sposato, a versargli una somma notevole in rate mensile per evitare che della tresca fosse informata la di lui signora, ha assolto “ il cornuto” perchè non si sarebbe trattato di estorsione. Non sappiamo come è finita la storia dei Mugnai e del Giannini ma sicuramente l’unica a pagarne le conseguenze fu la povera Enrichetta.

La sparatoria di Dicomano

Verso la fine del 1919 a Dicomano si verificarono alcuni furti che culminarono in una spettacolare e sanguinosa sparatoria. All’inizio di novembre dalla chiesa di S. Andrea a Tizzano era stato rubato un bassorilievo robbiano di grande valore, per il il quale il Messaggero parlava addirittura di un possibile furto su commissione, e numerosi furti erano stati commessi nelle campagne.
Una settimana dopo il furto del bassorilievo nel centro del paese ci fu una vera battaglia tra malfattori e militari a colpi di rivoltella e moschetto, “ mettendo in allarme tutta la popolazione”. Sul terreno restarono un morto e un ferito.
Verso l’una di notte del 7 novembre un gruppo di quattro persone si era fermato con un calesse davanti al magazzino di mercerie di Adolfo Pasquini in piazza Buonamici tentando di forzarne la porta.

“ Al rumore il Pasquini , che abita sopra il magazzino, si svegliò e armatosi di rivoltella affrontò i malviventi sparando alcuni colpi. I ladri risposero al fuoco con le loro rivoltelle.Alle detonazioni accorsero sul posto alcuni carabinieri. I quattro malviventi impegnarono battaglia con i militi ai quali si aggiunse il soldato Pietro Gigli di Contea “ Il confronto andò avanti per alcuni minuti fin quando i ladri decisero di darsi alla fuga.
“ Uno di essi fu raggiunto e arrestato ed era ferito. Un altro si gettò nel greto del fiume e gli altri due saliti sul calesse riuscirono a far perdere le proprie tracce. Stamani -. scrive il cronista – un uomo morto è stato trovato sul greto del fiume, era il ladro che aveva riportato due ferite all’addome.” Si trattava di un pregiudicato tale Giorgio Giorgetti e sembra che anche i due fuggiti sul calesse fossero feriti perchè avevano lasciato una scia di sangue.

“I carabinieri hanno potuto stabilire che i malfattori prima di scassinare il negozio del merciaio Pasquini , tentarono di introdursi anche nella chiesa di S. Maria a Dicomano” come denunciato dal parroco Ugo Landi.

Il 1919 volge al termine e ci attende un 1920 di grandi cambiamenti politici a livello locale ma anche con le ombre del malessere post bellico che sarà il brodo di coltura del totalitarismo fascista.

Intanto per 5 lire al flacone si poteva acquistare il famoso Lactocreosol del dott. Monti, miracoloso sciroppo a base, tra l’altro, di cocaina e codeina “prescritto dalle maggiori notabilità mediche”. Un sorso e il mondo sembrava subito meglio di prima.

Leonardo Romagnoli

3.2.19

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