L’uomo è ciò che mangia? Riflessioni sul libro di Tebaldo Lorini

 

L’UOMO È CIÒ CHE MANGIA

 

Qualche anno fa un istituto bancario del vicentino decise di pubblicare un antico ricettario locale nel quale era ovviamente inserita una ricetta che riguardava piatti a base di carne di gatto. Si scatenò un putiferio tanto che la banca fu costretta a ritirare il libro. Pochi mesi fa in una trasmissione televisiva di grande successo  dedicata alla cucina, il gastronomo Beppe Bigazzi parlando di cucina in epoca di stenti ebbe la malaugurata idea di illustrare come nel Valdarno preparavano pietanze con il gatto, la cui carne è molto simile a quella del coniglio. Radiato dalla televisione di stato si diletta i divertenti duetti culinari con Luisanna Messeri su Arturo tv. Diversi anni fa in quel di  Genova  l’indignazione generale scattò per un articolo o un libro in cui si  illustrava l’utilizzo della carne di delfino nella tradizione ligure.
Esce ora  per Sarnus-Polistampa  il nuovo libro di Tabaldo Lorini dal titolo “Ricette Proibite” con tanto di sottotitolo “rane, asini, rondinotti, gatti e tartarughe nella tradizione alimentare” e la polemica è tornata rovente alimentata anche da un’astuta campagna promozionale o di marketing che dir si voglia alla quale hanno abboccato animalisti più o meno famosi che naturalmente non hanno assolutamente letto il libro.

Striscioni, scritte ingiuriose  condite da una buona dose di disgusto sono state per qualche giorno sulle prime pagine dei giornali anche a livello nazionale. Ma  si è trattato di una discussione in gran parte ideologica senza conoscere  cosa Lorini avesse scritto e basterebbe questa frase posta a termine dell’introduzione per mettere fine ad ogni polemica e riportare il confronto nell’ambito della storia e dell’antropologia.: “ Mi piace pensare – scrive Lorini – che il loro sacrificio, in passato, sia stato un dono disinteressato che hanno fatto a un loro fratello di questo mondo e che , d’ora in avanti, possano legarli solo amicizia, affetto e rispetto”(p.6).Ma , si obietta, pubblicando le ricette si può invogliare qualcuno a provarle facendo rientrare nella tradizione alimentare  pratiche legate a periodi di carestia o di grande difficoltà ( ci sono però anche ricette di anguilla, chiocciole, lepre e storni che non sono certamente esotiche o rare).Questo tipo di rilievo se applicato agli studi antropologici, alla letteratura o al cinema rischierebbe di portarci alla censura della cattivissime favole dei fratelli Grimm ( vedi film di Terry Gilliam) o di studi sul cannibalismo e di antropologia più in generale. Mi è capitato in questi giorni di vedere un film documentario sulle montagne del Peshwar in Pakistan dove ad un certo punto si assiste alla macellazione di un animale ed erano immagini forti che provenivano dalla realtà quotidiana di quei popoli ,mentre nello stesso momento in un noto telefilm su un’altra rete si mostrava un uomo decapitato e poi sezionato nel laboratorio del coroner con contorno di sette e luna rossa. Come dovremo trattare questi fatti? Quale delle due situazioni è più negativa?

“La morale nel piatto” si intitolava una doppia pagina del Manifesto del 28 febbraio ispirata a due libri opposti che erano stati recensiti sul giornale : “se niente importa “ di Jonathan Safran Foer ( Guanda 2010) e “Fumo, bevo e mangio molta carne!” di Pierangelo Dacrema (Excelsior 1881 2011).
Lo scrittore americano enumera molte buone ragioni per cui non si dovrebbe mangiare carne mentre lo studioso italiano( fa  parte anche dell’associazione italiana allevatori)  si esprime a favore della libertà di scelta individuale con anche una lettera aperta a Foer.  Negli interventi dei lettori si fa notare che bere e fumare riguardano solo la sfera privata( 30.000 morti all’anno per abuso di alcol e altrettanti per tumori dovuti al fumo sono solo una questione privata?) mentre mangiare molta carne no. E si elencano i costi sociali e ambientali dell’eccessiva produzione di animali da macello in vere e proprie catene industriali.
Anche il riferimento alla “libertà” è oggetto di una critica puntuale :”Solo se gli animali fossero cose, si potrebbe affermare che mangiarli è una questione di libertà, se non sono cose, mangiarli significa, all’opposto, privare loro della libertà”(Filippi- Rivera). Da qui alle considerazioni etiche il passo è brevissimo con paragoni che lasciano sinceramente allibiti  come quel lettore che sostiene che il diritto a mangiare carne deve essere sospeso e ripreso “soltanto dopo il controllo etico sulla legittimità dell’atto che consiste nel violare corpi altrui, altrimenti pedofili, stupratori, nazisti, sadici, colonialisti e banchieri saranno legittimati a svolgere il loro ruolo sulla base di un discorso che , formalmente e sostanzialmente, non differirà di una virgola”(sic). Al fondo di tutto questo c’è la convinzione che mangiare carne sia espressione di un’aggressività umana che plasma non solo il rapporto con la natura ma anche i rapporti sociali. Chissà cosa direbbero i poveri Inuit (citati anche da Lorini ) o i Lapponi che certo non possono dedicarsi ad una dieta vegetariana viste le condizioni ambientali dei loro luoghi di residenza. Lo stesso Lorini nel suo testo ricorda che “ la ferinità dell’uomo deriva da centinaia di migliaia di anni durante i quali la sua sopravvivenza era dovuta al numero  di prede che riusciva a procurarsi ma anche , durante il periodo in cui ha vissuto di allevamento, alla resistenza contro le carestie e guerre che si presentavano puntualmente” ed  oggi è solo la familiarità  che  abbiamo con alcuni e non con altri  che ce li fa sembrare intoccabili. Su una storia naturale di  millenni si inserisce una riflessione culturale che dovrebbe condurci a scelte moralmente accettabili e a provare disgusto per fatti o pratiche che fino a pochi decenni fa erano considerate “normali”, ma come ha scritto recentemente Daniel Kelly quale rilevanza etica dobbiamo attribuire al disgusto ? “Nessuna , la repulsione di qualcuno non serve a stabilire ciò che è giusto o sbagliato”(Il disgusto educa – La Lettura  11.3.12).

Secondo Levi-Strauss alcuni cibi  sono “buoni da pensare ”mentre altri sono “ cattivi da pensare” mentre  Marvin Harris ,che lo cita, sostiene che “ il fatto che siano  buoni o cattivi da pensare dipende dal fatto che sono buoni o cattivi da mangiare” tenendo conto dei costi e benefici in termini alimentari.
Per Harris nel suo fondamentale “Buono da mangiare”(Einaudi 1985) i cibi di origine animale e quelli di origine vegetale hanno una funzione biologica sostanzialmente diversa nell’ambito della dieta e coloro che si dedicano ad un’alimentazione solo vegetale (i vegani) sono pochissimi nel mondo(secondo Harris lo 0,2% della popolazione mondiale) e “nessuna grande religione  ha mai obbligato i propri seguaci a simili pratiche  né ha del resto mai bandito del tutto il consumo di uova e carne animale  dalla dieta del comune fedele” e questo vale , per  esempio anche per i buddisti che “ non possono macellare  né assistere alla macellazione degli animali, ma possono mangiare la carne   degli animali di cui non hanno causato l’interruzione della vita”(p.14).
Harris analizza  le abitudini alimentari  di tutto il mondo  compresi i tabù legati ad alcuni  animali , dalla vacca sacra al maiale , dal latte agli insetti e un capitolo si intitola “cani, gatti, dingo e altri pet” fino a quello inquietante su “mangiare la gente”.
“il fatto che  una specie sia esaltata o abominata dipende  da quella che si potrebbe chiamare  utilità o nocività residuale”(p.174), “perché mai una specie animale non venga mangiata, perché diventi un pet (Harris usa anche il termine di persone per procura)e non una specie paria, dipende una volta ancora dal modo in cui si colloca all’interno del sistema complessivo in base al quale una determinata cultura produce cibo, beni e servizi”(p.179) .
Come ricorda anche Tebaldo  Lorini nell’introduzione  a “Ricette proibite” fino a qualche hanno fa , a eccezione del cane e del cavallo, perché lo aiutavano nella caccia e nella guerra e nel lavoro, l’uomo non si rendeva conto della capacità degli animali di relazionarsi con lui, oggi conosce la sua precarietà e quella di tanti animali sulla Terra, ormai ha capito che non può viverci da solo, perché fa parte del regno animale, è nato in questo mondo”(p.10).
Esiste una nuova sensibilità che ha portato in Europa ad una legislazione che dovrebbe tutelare il benessere animale: ”gli animali sono esseri senzienti e dobbiamo loro una vita senza maltrattamenti, dolore e paure, lasciandoli liberi, per quanto possibile di esprimere i loro comportamenti naturali, questo è ciò che si definisce “benessere animale” e riguarda l’esistenza degli animali ma va  anche detto che è legato in maniera indissolubile a tutti gli aspetti del cibo: dalla salute, alla sostenibilità ambientale, dalla giustizia sociale alla sicurezza alimentare, come minimo è quindi un dovere comprenderne l’importanza e il significato”(C.Petrini, La Repubblica 14.3.12). Sempre Lorini nel suo libro ricorda l’amico allevatore che  si affeziona ai propri vitelli da carne  “ facendosi coinvolgere dai loro teneri sguardi” e , se è chi dico io, considera un enorme toro come il cane di casa  destinato ad una morte naturale.
Dobbiamo sicuramente  rivedere la nostra alimentazione nella società contemporanea senza  preconcetti e senza verità rivelate sapendo però che il benessere è frutto della conoscenza , dell’amore con cui si coltiva la terra e si allevano gli animali e di un rapporto meno anonimo  con chi produce il nostro cibo, non abbiamo bisogno della catena di montaggio per la produzione di carne fatta di sprechi di risorse idriche, alimentari  e di territorio, di uso sconsiderato di farmaci e di danni per la nostra salute( lo stesso vale per la produzione di soia).

Ma per fare questo dobbiamo conoscere anche la nostra storia e le nostre tradizioni, comprese quelle che ci auguriamo di non dover  ripetere mai e in questo  anche il libro di Tebaldo Lorini ci può essere utile.

 

Leonardo Romagnoli

Libri

Tebaldo Lorini – Ricette proibite – Sarnus 2012
Marvin Harris – Buona da mangiare – Einaudi 1985(ristampato nel 2011)
Jeremy Rifkin – Ecocidio – Mondadori 2002
Peter Singer – Liberazione animale – Mondadori 1991
Umberto Veronesi – Verso la scelta vegetariana – Giunti 2011
Carlo Petrini – Buono pulito e giusto – Einaudi 2005
Jonathan Safran Foer – Se niente importa – Guanda 2010
Pierangelo Dacrema – Fumo, bevo e mangio molta carne – Excelsior 1881 2011

 

 

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