Effetti sociali ed economici del terremoto del 1919

Sul sito dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia ci sono numerose pagine di approfondimento sul terremoto del 1919 che sconvolse il Mugello e  anche l’alta Romagna alla sezione dedicata al catalogo dei forti terremoti in Italia a partire dal 461 A.C. fino al 1997. Si trovano schede sulla sequenza delle scosse e la loro intensità specificate per zone con i luoghi più vicini all’epicentro che  sono individuati in Rupecanina, Casole, Rostolena  e le Caselle tutti nel comune di Vicchio che fu il comune più colpito e con il maggior numero di vittime. Quella che segue è una ricostruzione storica opera di diversi autori che tiene conto degli effetti del sisma sul sistema sociale ed economico, l’operato delle varie amministrazione negli interventi di soccorso e ricostruzione e infine con un apparato di note da cui è possibile risalire alle fonti documentarie.(LR)
28.6.19

Effetti sociali ed economici indotti

A Vicchio ci furono 40 morti (2) (nell’intero territorio comunale ne furono estratti dalle macerie 70, di cui 8 a Rostolena (3); a Piano 6 morti; a Marradi 4 morti; a Borgo San Lorenzo 1 morto (6 nel territorio comunale) (4); a Casaglia 2 morti (3); nel comune di Dicomano morirono due persone (5); a Porciano 1 morto (6); morirono i parroci di Frascole e Corella (7, 8).
In provincia di Arezzo vi fu 1 vittima nella frazione Avena del comune di Poppi (9, 10, 11, 12).
Nei comuni di Galeata, Santa Sofia e Mortano vi furono complessivamente 20 feriti (13).
Il terremoto colpì una regione già provata dalla fortissima crisi sociale ed economica esplosa alla fine della prima guerra mondiale, un periodo caratterizzato da una crescente inflazione dei prezzi, che ebbe effetti devastanti sulle economie locali e sulle condizioni finanziarie dello Stato, nonché da aspre lotte politiche, acuite dal duro confronto tra classe operaia e datori di lavoro, sia pubblici che privati.
Nel primo decennio del Novecento, nel Mugello si erano sviluppate ed ampliate le antiche attività artigianali, alcune delle quali erano divenute aziende di tipo industriale (come le fornaci Brunori e le ceramiche Chini a Borgo San Lorenzo); erano inoltre sorte aziende collegate alla produzione agricola, come l’industria del vino a Pontassieve ed i pastifici a Borgo San Lorenzo; era stata fondata l’industria estrattiva e mineraria a Barberino e nell’alto Mugello; infine le imprese pubbliche del Genio civile, nonché l’edilizia privata, si erano sviluppate su tutto il territorio. Il terremoto colpì duramente questa vivace attività di piccola e media industria, accelerando il processo di trasformazione socio-economica in corso dalla fine del primo conflitto mondiale.
Subito dopo la scossa del 29 giugno, la popolazione di numerose località si accampò all’aperto: a S.Godenzo gli accampati furono 4.000, a Santa Sofia 2.000, a Civitella di Romagna un migliaio (14, 15) e a Firenzuola 1.500 (16, 3). A Borgo San Lorenzo la popolazione si accampò in un grande piazzale, in cui furono trasferiti anche i capi di bestiame (4); e in generale tutti gli abitanti delle località del Mugello abbandonarono le proprie case. È attestato che la microcriminalità locale e fiorentina approfittò della situazione per compiere vari atti di sciacallaggio.
L’inviato governativo, il sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia La Pegna, comunicò al presidente del Consiglio, Nitti, che nel Mugello subito dopo le scosse non si erano verificate turbative dell’ordine pubblico; gli assembramenti per le strade dei vari comuni erano stati sciolti dalle truppe e dai funzionari di Pubblica Sicurezza senza alcun incidente.


In Mugello, La Pegna favorì un accordo transitorio tra esercenti e consumatori dei comuni di Borgo San Lorenzo, Vicchio e Dicomano per una riduzione del 50% sui prezzi calmierati e del 70% su quelli non calmierati, che permise alle popolazioni colpite di rifornirsi di beni di prima necessità a prezzi particolarmente favorevoli; lo stesso La Pegna dovette però rilevare il verificarsi di effetti negativi come i diffusi fenomeni di accaparramento (17).
La tensione latente in Mugello esplose quando si cominciò a porre mano ai lavori di riparazione. Infatti i ripetuti rallentamenti e sospensioni dei lavori dovuti alle gravi difficoltà finanziarie delle amministrazioni centrale e locali, portarono presto alla trasformazione delle tensioni sociali in disordini ed ondate di scioperi, fatto cui contribuì anche la difficile situazione occupazionale delle popolazioni colpite (18, 19, 20).
A Borgo San Lorenzo, il problema della disoccupazione e la questione del salario inadeguato, insufficiente a far fronte alla crescita dei prezzi, erano tali che una serie di scioperi e di manifestazioni di protesta nei confronti delle aziende private e del Genio civile, si prolungò per quasi un mese: in particolare i lavoratori edili scioperarono 25 giorni per impedire il licenziamento di un gruppo muratori. Vi fu inoltre uno sciopero di protesta della sezione locale della federazione edilizia in seguito al licenziamento di 50 operai da parte della direzione dei lavori del Genio civile che terminò con la riammissione dei licenziati. Gli operai edili riuscirono a indurre la popolazione locale ad interessarsi al problema dell’edilizia popolare (visto che dal terremoto dell’anno precedente non si era ancora proceduto ad un ampio intervento pubblico per la ricostruzione): fu posto all’attenzione dell’opinione pubblica il fatto che a Borgo San Lorenzo, dopo anni di stagnazione del settore edilizio, era necessaria la costruzione di almeno 50 case nuove e il mantenimento delle baracche di legno in cui avevano trovato alloggio i disastrati dal terremoto (21).
A Borgo San Lorenzo, secondo una comunicazione dell’agosto 1921 della Divisione Carabinieri della regione, vi erano circa 500 disoccupati che fino al sopraggiungere della crisi commerciale trovarono saltuaria occupazione nei lavori campestri. Di questi solo un numero irrilevante percepiva un sussidio ed il malcontento si indirizzava contro l’ufficio del Genio civile, sezione terremoto, ritenuto responsabile dell’arresto dei lavori di ricostruzione. Si suggeriva, oltre che la ripresa di questi lavori, l’inizio di quelli per la correzione di un tratto della strada Faltona-Polcanto (22, 23). Per Vicchio è attestata l’agitazione, che avrebbe avuto cause politiche, dei disoccupati, una ottantina secondo le liste comunali, ma non più di 50 secondo le forze dell’ordine (24).


Nel novembre del 1920 il prefetto di Firenze, Olivieri, riferì alla giunta provinciale di collocamento e disoccupazione, all’ufficio speciale del Genio civile di Borgo San Lorenzo ed al ministero dell’Interno, che la crisi di lavoro che travagliava i comuni della provincia, ed in particolar modo quelli del Mugello (Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Dicomano, Pelago, Rufina, Scarperia, Vicchio, San Piero a Sieve e Vaglia) aveva determinato un numero di disoccupati pari a circa 7.000 persone, che potevano tutt’al più essere impiegate in saltuari e poco redditizi lavori agricoli (25).
Nel 1921, riferisce un rapporto dell’ingegnere capo dell’ufficio tecnico provinciale di Firenze, gli operai pretendevano di lavorare in masse esuberanti e a compensi superiori a quelli agrari imposti dalle loro leghe, minacciando altrimenti l’occupazione dei cantieri e dei macchinari (26).
Contemporaneamente al deterioriamento del contesto sociale, si verificò un progressivo peggioramento delle condizioni finanziarie dell’amministrazione provinciale di Firenze. Nell’aprile del 1921 la provincia aveva pressoché esaurito le proprie risorse, dopo essere stata costretta ad anticipare una somma di 1.834.000 lire per lavori stradali e di 2.461.000 lire per l’esecuzione di lavori nella zona terremotata dell’alta Romagna. Va infatti ricordato che la provincia di Firenze, fino al 1923, comprendeva anche i comuni del circondario di Rocca San Casciano colpiti, solo 7 mesi prima della scossa del 29 giugno, dal terremoto del 10 novembre 1918 che aveva causato danni ingenti la cui riparazione era appena iniziata quando avvenne il nuovo terremoto.
La difficile situazione finanziaria venutasi a creare costrinse l’amministrazione provinciale a sospendere i lavori in economia e a licenziare 1.013 operai, non essendole nemmeno possibile corrispondere la retribuzione dei lavori già eseguiti. Il prefetto di Firenze rivelò la sua massima preoccupazione per tale decisione, arrivando a richiederne la sospensione per evitare nuovi gravi problemi di ordine pubblico (27).

Risposte istituzionali/amministrative

Nei giorni immediatamente successivi al terremoto i primi soccorsi furono privi di un coordinamento unico e procedettero in modo caotico, ma fu d’altro canto rilevato che, a fronte della disorganizzazione iniziale, istituzioni e iniziativa privata avevano fin dall’inizio partecipato ai soccorsi con mezzi adeguati: il ministero degli Interni mobilitò l’esercito, inviando in Mugello tutte le forze disponibili, mentre nell’Alta Romagna, dove erano in corso gli interventi post-terremoto successivi alla forte scossa del 10 novembre 1918, istituzioni centrali e locali erano già da mesi impegnate nell’opera di soccorso alle popolazioni colpite. L’iniziativa privata contribuì, immediatamente, con soccorsi spontanei, nei quali si distinsero i corrispondenti dal Mugello dei quotidiani toscani, e, nel tempo, con cospicue offerte di denaro.
Subito dopo il terremoto il Governo inviò nell’area dei danni il sottosegretario del Ministero di Grazia e Giustizia, La Pegna, che fu nominato Alto Commissario Governativo per il terremoto, con competenza sull’area mugellana, e i ministri Pantano (Lavori pubblici) e de Vito (Trasporti) che visitarono, nell’ordine, l’Alto Casentinese, il Mugello da Pontassieve fino a Borgo San Lorenzo, e l’Alta Romagna (10, 28, 29, 5, 11, 30, 12, 31, 17). La Pegna, che fu dotato di ampi poteri, si impegnò nel coordinamento dei primi soccorsi, superando, anche attraverso il controllo diretto dei reparti militari di stanza in Toscana (17), l’iniziale situazione di caos, denunciata sia dai giornali sia dall’onorevole Gerini, che lamentava la disorganizzazione delle istituzioni impegnate nei primi interventi (32). Al momento di ripartire per Roma dopo la sua prima visita in Mugello, La Pegna autorizzò un comitato di soccorso istituito dalla deputazione provinciale di Firenze ad affiancare Genio civile ed esercito nell’opera dei soccorsi; collaborazione che, in considerazione della vastità e gravità degli effetti causati dal terremoto, si rivelò indispensabile (17).
È possibile tracciare un quadro dei primi soccorsi seguendo la distinzione tra le due aree maggiormente colpite: il Mugello, dove il terremoto causò i danni più gravi, e l’Alta Romagna, dove la scossa del 29 giugno 1919 aggravò le distruzioni causate dal precedente terremoto del 10 novembre 1918.
Per quanto riguarda Mugello il ministero dell’Interno attivò le forze immediatamente disponibili per soccorrere le popolazioni colpite: per salvare gli abitanti intrappolati nelle macerie furono subito inviate 4 squadre di zappatori (bersaglieri e genieri), di cui 2 a Vicchio, 1 a Marradi e 1 a Dicomano, squadre che furono presto affiancate da carabinieri e assistenti della Croce Rossa e personale medico (33, 34, 35, 36, 37). A Vicchio l’assistenza medica urgente ai circa 50 feriti fu svolta da un solo medico, peraltro pressoché privo di medicinali e strumentazione; un altro medico, che avrebbe dovuto recarsi a Vicchio, morì travolto dal crollo di una casa (4). Va inoltre ricordato che quando il terremoto avvenne, in Mugello molte persone erano ancora convalescenti dalla tremenda epidemia di influenza nota come “Spagnola”, che aveva colpito l’italia, causando un elevato numero di vittime, l’anno precedente (38).


Le tende furono innalzate in tutti centri più colpiti, all’esterno e all’interno degli abitati, in genere in giardini o piazze: a Borgo San Lorenzo in piazza Montanara, a Dicomano in piazza Umberto I e nei dintorni del paese; nella frazione di Vicchio, Mirandola, e a Vicchio stesso; 30 tende furono cedute dal comune di Dicomano a quello di San Godenzo (15); 500 tende furono distribuite ai senzatetto di Pratovecchio (39).
È inoltre attestato che sia l’amministrazione centrale dello Stato sia direttamente i comuni colpiti ricevettero cospicue offerte dall’Italia e dall’estero per soccorrere le popolazioni terremotate (40, 41). In particolare il comune di Vicchio ricevette offerte in denaro per l’ingente somma complessiva di 2.858.041 lire (42).
L’esercito provvide al sostentamento delle popolazioni colpite, dal momento che con ogni attività produttiva cessò anche quella di panificazione, anche dove, come a Borgo San Lorenzo, i forni non avevano subito alcun danno (43). Gli interventi di soccorso furono resi più difficili dalla natura montagnosa della regione e dalle precarie condizioni delle vie di comunicazione, che permisero di raggiungere alcuni paesi solo con veicoli a trazione animale (2). All’inviato governativo, onorevole La Pegna, furono subordinati i reparti militari e le richieste di materiali. In qualità di coordinatore egli fece qualche tentativo per trarre utile rendimento dalle iniziative non istituzionali di soccorso, fra le quali il già ricordato comitato fiorentino e quello del comune di Milano, cui fu assegnata la costruzione di baracche in 2 frazioni del comune di Borgo San Lorenzo. I servizi di assistenza sanitaria e disinfezione furono organizzati con la cooperazione della Croce Rossa (17). Furono autorizzati la macellazione straordinaria di animali, il trasporto gratuito dei senzatetto con reddito inferiore a 1.200 lire e dei loro bagagli, l’acquisto di indumenti per la popolazione e di grande quantità di legname, ferro e materiali da riparazione (44).]
In tutte le località più danneggiate furono costruiti insediamenti di baracche in forma standardizzata. L’alloggiamento dei senzatetto in baracche si prolungò per diversi anni come documentato dai consistenti carteggi amministrativi dei diversi comuni colpiti del Mugello e della Romagna.
In Mugello, le istituzioni impegnate nei soccorsi e nelle successive opere di riparazione e ricostruzione furono aiutate dal comitato di soccorso costituitosi a Firenze due giorni dopo il terremoto per iniziativa del presidente della deputazione provinciale di Firenze. Il comitato, grazie a numerose consistenti donazioni provenute sia da istituzioni pubbliche sia da cittadini e istituzioni private, ebbe complessivamente a disposizione 630.944,74 lire, che utilizzò (i) per opere di primo soccorso a Vicchio e nelle altre località danneggiate del Mugello, (ii) per offrire assistenza finanziaria agli orfani di guerra, e inifne, in forza dell’autorizzazione direttamente conferitagli dall’alto commissario governativo La Pegna, (iii) per compiere i rilievi dei danni e le opere di riparazione urgente nei comuni di Firenzuola, Londa e Barberino di Mugello, nel paese di Corella e nelle sue 35 frazioni montane. I comuni di Firenzuola, Londa e Barberino di Mugello furono assegnati al comitato perché considerati i meno colpiti dal terremoto; Corella e frazioni, che furono invece tra le località più fortemente colpite dalla sequenza sismica del 1919, furono assegnati al comitato con l’accordo che il Genio civile e le autorità militari avrebbero fornito i mezzi necessari al compimento dei lavori. Tale accordo non fu però pienamente rispettato, e il comitato dovette così procedere ai lavori attigendo a fondi propri e rivolgendosi alla Croce Rossa Americana. Per il rilievo dei danni il comitato istituì un ufficio tecnico costituito da personale impiegato alla provincia di Firenze. I lavori svolti a Corella e nei comuni di Firenzuola, Londa e Barberino di Mugello, impegnarono, complessivamente, 312.442,40 lire, vale a dire il 49% del bilancio del comitato; in particolare 204.932 lire (32% del bilancio) furono spese a Corella e nelle sue frazioni.


Questo il dettaglio dell’opera svolta dal comitato nel Mugello per quanto riguarda primi soccorsi e aiuti agli orfani di guerra. Il comitato distribuì beni alimentari, vestiario e mobilia alle popolazioni colpite per un valore complessivo di 77.649 lire; donò complessivamente 13.000 lire ai comuni danneggiati dell’Alta Romagna, che erano già stati colpiti dalla scossa del 10 novembre 1918; in particolare, al comune di Bagno di Romagna e a quello di Santa Sofia furono donate 5.000 lire ciascuno, mentre al comune di Galeata e a quello di Premilcuore furono elargite 1500 lire ciascuno; in seguito il comitato complessivamente stanziò 11.400 lire in favore delle scuole femminili, del ricovero di mendicità, dell’asilo donne partorienti, e della congregazione di carità di Borgo San Lorenzo; 1.400 lire per ciascuna delle congregazioni di carità di Vicchio e Dicomano; infine 3.000 lire per l’ospedale di Firenzuola. Il comitato soccorse 52 orfani di guerra donando a ciascuno di loro un libretto al risparmio del valore di 2.500 lire, per una spesa complessiva di 130.000 lire; inoltre finanziò l’attività dell’orfanotrofio di Borgo San Lorenzo con un contributo di 45.000 lire, 20.000 delle quali come contributo di costruzione; 20.000 per le spese di mantenimento degli orfani e 5.000 come donazione ad personam all’istitutrice dell’orfanotrofio, contessina Pecori Giraldi; finanziò infine l’attività degli asili di Vicchio e Villore con un contributo di 12.000 lire a ciascun istituto. I lavori svolti a Corella e nei comuni di Firenzuola, Londa e Barberino di Mugello, costarono complessivamente 312.442,40 lire, di cui 204.932 spese a Corella; 13.324,90 lire a Firenzuola; 7.578,53 lire a Londa; 5.983,12 lire a Barberino di Mugello; 45.500 lire per acquisto autocarri e 19.128,24 lire per altre spese. Gli ingenti lavori compiuti a Corella consistettero, oltreché nel difficile rilievo dei danni (Corella e le sue frazioni si trovavano in una zona montana dotata di vie di comunicazione rudimentali e inadatte al passaggio di autocarri), nella costruzione di 275 vani, che accolsero i 700 senzatetto della zona, edificati utilizzando anche le macerie degli edifici crollati e allestendo 17 baracche ad uso abitativo; nonché nell’installazione di altre 2 baracche, 1 ad uso di chiesa, inaugurata l’8 novembre 1919, l’altra, dotata di 20 stufe, come cucina comune. Infine il comitato spese 3.792 lire per gratificazioni personali e sussidi diversi e 7.861,34 per spese diverse non meglio indicate (45).
Nell’altra area fortemente colpita dalla scossa del 29 giugno 1919, l’Alta Romagna, erano all’epoca di questo terremoto in corso gli interventi di riparazione per il precedente terremoto del 10 novembre 1918. I ministri Pantano e De Vito visitarono le località di Bagno di Romagna, San Piero in Bagno, Santa Sofia e alcune frazioni, constatando l’aggravamento dei danni causati dal terremoto dell’anno precedente specialmente nella campagna. Per ricoverare i senzatetto si utilizzò largamente il baraccamento esistente e vi furono nuovi acquisti di legname. Il servizio fu organizzato nonostante le difficoltà gravissime nei trasporti per via ordinaria e la mancanza di mano d’opera (31). Furono inviati sul posto tutti i funzionari locali del Genio civile, gli ingegneri, e di concerto col ministro della Guerra, Abricci, truppe e materiali (46). Presto il numero dei soldati impiegati fu elevato a 1.000, con materiale per l’innalzamento di migliaia di tende e legname per 1.000 baracche (32).
Nelle frazioni del comune di Bagno di Romagna il Genio civile distribuì 270 tende, di queste 86 furono distribuite a Selvapiana; 67 a Crocesanta; 36 a Crocedevoli; 28 a Strabatenza; 17 a Lorciano; 15 a Paganico; 9 a Riopetroso; 8 a Riosalso; 3 a Pietrapazza; 1 a Casanuova (47). Documentazione redatta dal Genio civile attesta la consegna, tra il luglio del 1919 e il gennaio del 1920, di 40 tende al comune di Santa Sofia (48, 49).
I lavori urgenti in Alta Romagna furono ostacolati dalle agitazioni dei lavoratori edili non residenti nella zona, i quali decisero di allontanarsene, per paura di nuove scosse; fu perciò richiesto l’invio di almeno 2 compagnie di soldati muratori del Genio e l’invio in licenza straordinaria dei militari residenti nella zona, di mestiere muratori o manovali. Si invocarono inoltre provvedimenti urgenti per lenire il forte scontento del proletariato agricolo, che si riteneva completamente abbandonato dalle istituzioni (50, 13).
Un mese circa dopo la scossa il ministero dei Lavori pubblici procedette alla ripartizione delle competenze per i lavori di riparazione e ricostruzione: con il decreto ministeriale LL.PP. 1.o agosto 1919, fu istituito a Borgo San Lorenzo un ufficio speciale del Genio civile per tutti i servizi tecnici relativi al terremoto del 29 giugno 1919 nelle provincie di Firenze e di Arezzo (51). Successivamente il decreto ministeriale LL.PP. del 25 novembre 1921 dispose che l’Ufficio fosse trasformato in Sezione autonoma, con l’incarico di provvedere ai servizi per i comuni di: Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Brisighella, Dicomano, Firenzuola, Londa, Marradi, Palazzuolo di Romagna, Pontassieve, Ruffina, Scarperia, San Godenzo, San Piero a Sieve, Tredozio, Vicchio. Rimasero affidati all’Ufficio del Genio civile di Arezzo i servizi attinenti al terremoto per i comuni di Arezzo, Badia Tedalda, Bibbiena, Capolona, Loro Ciuffenna, Caprese Michelangelo, Castelfocognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi in Casentino, Montemignaio, Pieve Santo Stefano, Poppi, Pratovecchio, Subbiano, Stia, Talla, Terranova Bracciolini (52). I lavori di riparazione in Alta Romagna restarono di competenza dell’ufficio di Santa Sofia, che il 3 novembre 1919 procedette al riordino delle competenze in parte dell’area colpita dai terremoti del 2 dicembre 1917, 10 novembre 1918 e 29 giugno 1919: all’ufficio di Forlì furono assegnati i comuni di Cesena, Dovadola, Meldola, Modigliana, Predappio, Roncofreddo e Teodorano; all’ufficio di San Piero in Bagno i comuni di Bagno di Romagna, Sarsina, Sorbano e Mercato Saraceno; all’ufficio di Galeata i comuni di Galeata, Civitella di Romagna, Premilcuore, Rocca San Casciano e Portico di Romagna (53).
Alcuni utili dati di sintesi sugli interventi nelle località dell’Alta Romagna colpite dalle scosse del 1917, 1918 e 1919, sono contenuti in una relazione del maggio 1923 dell’ufficio speciale del Genio civile di Santa Sofia: questo documento attesta che a Santa Sofia furono allestite 97 baracche, a Bagno di Romagna ne furono allestite 63, a Mortano 24, a Premilcuore 3, a Galeata 2, a Civitella di Romagna 2, a Sarsina 1. La relazione precisa inoltre che il costo globale per l’allestimento di queste 192 baracche fu di 2.500.000 lire, di cui 2.150.000 lire furono spese per baracche prefabbricate e le restanti 350.000 lire per baracche costruite sul luogo; ciascuna baracca era perciò mediamente costata circa 13.000 lire (54). Questo documento non distingue però tra interventi dipendenti dalle scosse del 1917-1918 e dipendenti dalla scossa del 1919. Tale distinzione fu invece fatta in un prospetto statistico stilato nel giugno del 1923 dallo stesso ufficio; in calce al documento fu però segnalato che la sproporzione tra opere compiute in dipendenza dai terremoti del 1917 e 1918 e opere compiute dopo il terremoto del 1919 fu dovuta al fatto che quando questo nuovo evento sismico avvenne i lavori relativi ai primi due terremoti erano appena cominciati; ciò significa che i dati sintetici relativi alla scossa del 1919 comprendono informazioni su danni e riparazioni che possono essere riferite anche alle precedenti scosse. Il prospetto contiene dati sintetici sia sul numero di località colpite sia sui provvedimenti attuati nell’Alta Romagna, per riparare ai danni causati dai terremoti del 2 dicembre 1917, 10 novembre 1918 e 29 giugno 1919. Per quanto riguarda quest’ultimo evento sismico, il Genio civile riportò i dati relativi al circondario di Rocca San Casciano, allora in provincia di Firenze, e alla provincia di Forlì. Nel circondario di Rocca San Casciano il terremoto aveva colpito 127 località, lo stesso numero di località colpite dai terremoti del 1917-1918; il Genio civile demolì 300 case e ne puntellò 378; allestì inoltre 148 alloggi provvisori (baracche e padiglioni), 40 casette antisismiche, 21 delle quali con pareti di laterizi, 12 con blocchetti di calcestruzzo e 7 con muratura di pietrame; infine provvide alla riparazione di 2127 case appartenenti a persone indigenti, e, quando la relazione fu stilata, stava ancora provvedendo alla riparazione di altre 158. In provincia di Forlì furono colpite 59 località, considerando anche le frazioni, contro le 27 colpite dalle precedenti scosse del 1917 e 1918; il Genio civile demolì 172 case e ne puntellò 177; non allestì alcun alloggio provvisorio (baracche padiglioni); costruì invece 17 casette antisismiche, 2 delle quali con pareti di laterizi, 13 con blocchetti di calcestruzzo e 2 con muratura di pietrame; provvide infine alla riparazione di 997 case appartenenti a persone indigenti, e, quando la relazione fu stilata, stava ancora provvedendo alla riparazione di altre 130. Il prospetto statistico riporta inoltre i dati relativi ai provvedimenti presi dal ufficio di Santa Sofia per l’insieme dei tre terremoti: al giugno del 1923 il Genio civile aveva demolito 633 case e ne aveva puntellate 844; aveva allestito 260 alloggi provvisori e costruito 57 casette antisismiche; aveva complessivamente riparato 3203 case e stava ancora riparandone 288 (55).


Come previsto dal decreto luogotenenziale 25 gennaio 1917, n.154, e dal decreto regio 16 novembre 1921, n.1705, una volta che i senzatetto fossero stati alloggiati in nuove costruzioni o in edifici riparati, le baracche allestite dal Genio civile sarebbero state consegnate ai comuni. Questo atto è documentato per il comune di Bagno di Romagna, cui il 12 ottobre 1922 3 rappresentanti dello Stato consegnarano 26 baracche, allestite nel territorio comunale su oltre 15.000 mq di suolo sia pubblico sia privato (56).
Con il RR.DD. 8 luglio 1919 n.1384 furono estese ai comuni colpiti dal terremoto del 29 giugno 1919 le disposizioni del decreto legge luogotenenziale 22 dicembre 1918 n.2080, e si autorizzò una prima assegnazione di 10.000.000 di lire da iscriversi nella parte straordinaria del bilancio dei lavori pubblici per l’esercizio 1919-1920 (57). Il decreto ministeriale LL.PP. 30 gennaio 1920 apportò variazioni alla ripartizione in articoli delle somme stanziate in ciascun capitolo dello stato di previsione della spesa del Ministro dei LL. PP. per l’esercizio 1919-20, e stanziò la somma di 5.000.000 di lire per provvedimenti, opere urgenti e costruzione di case economiche nei comuni colpiti dai terremoti del 2 dicembre 1917, 10 novembre 1918, 29 giugno e 10 settembre 1919 (51).
La legge 8 febbraio 1921 n.79 autorizzò uno stanziamento di 7.550.000 lire per lavori dipendenti dal terremoto del 29 giugno 1919 (58). Per i terremoti tosco-romagnoli, 1.000.000 di lire fu assegnato con il RR.DD. 3 aprile 1921, n.337; inoltre la legge 20 agosto 1921 n.1178 stanziò un fondo di L. 4.000.000 da attribuirsi in parte alla costruzione di case economiche; infine il RR.DD. 6 novembre 1921 n.2241 assegnò L. 2.000.000 (1).

Ricostruzioni, spostamenti di sito

Le ricostruzioni in Mugello e nell’Alta Romagna coinvolsero una molteplicità di figure amministrative, le cui funzioni appaiono non sempre nettamente differenziate, e i cui comportamenti talvolta risultarono, soprattutto ai livelli più bassi, in azioni competitive o comunque non coordinate. Sebbene la documentazione disponibile non attesti una procedura operativa standard per l’insieme delle ricostruzioni nell’intera area colpita, è possibile individuare 5 funzioni fondamentali che caratterizzarono la catena decisionale delle ricostruzioni e 3 categorie di figure istituzionali coinvolte. Le funzioni riconoscibili sono: supervisione delle ricostruzioni; decisione delle ricostruzioni da compiere; raccolta e indirizzamento delle istanze particolari; presentazione delle istanze particolari; implementazione delle decisioni (funzione operativa). Le istituzioni coinvolte possono essere classificate in 3 tipi: uffici dell’amministrazione centrale; uffici delle amministrazioni locali; parastato e uffici misti, quest’ultimi istituiti per coordinare azioni locali e centrali e istanze locali, ma in certi casi dotati di poteri tali da estendere il loro controllo alle prime 4 funzioni fondamentali. Gli uffici dell’amministrazione centrale coinvolti furono in primo luogo il Governo, rappresentato dal ministero dei Lavori pubblici e in particolare dall’ufficio del sottosegretario, che assolse la prima funzione; l’Alto Commissariato Governativo per il terremoto, istituito subito dopo il terremoto del 29 giugno 1919 e affidato all’onorevole La Pegna, che assolse la prima e la seconda funzione; la Cassa Depositi e Prestiti dello Stato, ente che durante l’opera di ricostruzione ebbe l’incarico di finanziare i lavori commissionati dagli enti locali; le prefetture, snodo locale del ministero degli Interni e i cui rappresentanti erano membri qualificati degli uffici misti; il corpo del Genio civile, principale attore coinvolto nella funzione di implementazione delle decisioni, che a sua volta era dotato di una struttura gerarchica interna con funzioni differenziate, al cui vertice si trovava l’ispettorato superiore del VII compartimento del Genio (compartimento di Firenze) e i cui bracci operativi erano, in Mugello, la sezione di Borgo San Lorenzo; in Alta Romagna, la sezione di Santa Sofia (dalle due sezioni autonome dipendevano gli uffici speciali, come quello di San Piero in Bagno, responsabilie per il comune di Bagno di Romagna; per le località della provincia di Arezzo, la sezione di Arezzo. La categoria delle amministrazioni locali comprende i comuni, i mandamenti e le deputazioni provinciali coinvolte nei lavori di ricostruzione; tra quest’ultime ebbe particolare rilevanza la deputazione provinciale di Firenze, che si dotò di un proprio comitato di soccorso per l’area mugellana cui l’alto commissario governativo riconobbe competenze di regola assolte dal Genio civile; in generale le amministrazioni locali, sebbene partecipassero in misura e forme diverse ad ognuna delle funzioni attinenti la procedura delle ricostruzioni, salvo ovviamente la supervione delle decisioni, furono perlopiù impegnate nella presentazione di istanze alle autorità superiori, innescando talvolta dinamiche competitive tra comune e comune per l’assegnazione di fondi e l’esecuzione di lavori; è probabile che la ragione di tali accese competizioni sia individuabile nella decisione, presa dalle autorità centrali, di favorire l’affido dei lavori di competenza comunale all’Unione Edilizia Nazionale (UEN), che, forse anche a causa dell’ingentissima mole di lavori commissionati, accumulò forti ritardi nell’esecuzione delle opere, scatenando le rivendicazioni dei comuni che si ritenevano penalizzati. La terza categoria di attori istituzionali coinvolti è costituita da enti parastatali e uffici misti: si trattava originariamente di comitati locali spontanei, che presto però, in accordo agli indirizzi centralizzatori dell’Italia dell’epoca, divennero strumenti di coordinamento, o piuttosto controllo, dell’amministrazione centrale sulla pluralità delle istanze particolari. La principale di queste istituzioni fu il “comitato permanente a favore delle zone colpite dal terremoto dell’Alta Romagna e del Mugello”, il cui ufficio di presidenza era affidato al sottoprefetto del mandamento di Rocca San Casciano, e nel quale gli altri partecipanti, gli amministratori locali, avevano una posizione fortemente subordinata. La funzione principale del comitato, secondo quanto previsto dal suo ufficio di presidenza, doveva essere quella di “ottenere unità di direttive e di azione” e di “sorvegliare che la distribuzione dei benefici” avvenisse “equamente”. Di fatto la funzione di supervisione serviva a raccogliere le richieste degli amministratori locali per indirizzarle alla sottosegreteria ai Lavori pubblici. È peraltro attestato che anche i comitati minori erano controllati da rappresentanti dell’amministrazione centrale; è questo il caso di un commissione sorta nel 1921 per favorire lo svolgimento delle ricostruzioni nel circondario di Rocca San Casciano, che comprendeva comuni fortemente danneggati dal terremoto, come Bagno di Romagna: risulta infatti che membro di questa commissione fosse lo stesso presidente del comitato permanente, cioè il sottoprefetto di Rocca San Casciano. È infine compresa nella terza categoria la UEN, ente che, in virtù di 4 provvedimenti di legge presi tra l’agosto e il dicembre del 1919, estese la propria sfera d’azione a gran parte della fase operativa, gestendo costruzioni e ricostruzioni sia per conto dei comuni sia per conto dei privati.
Prima di presentare il dettaglio delle ricostruzioni attestate è necessario compiere un ulteriore chiarimento relativo agli attori con funzioni operative, il Genio civile e la UEN, in merito alla loro struttura organizzativa e al loro modo di procedere ai lavori.
Con il decreto ministeriale LL.PP. 1 dicembre 1921 la Sezione distaccata del Genio civile di Santa Sofia e l’Ufficio speciale del Genio civile di Borgo San Lorenzo furono trasformati in sezioni autonome con competenza per le opere dipendenti dal terremoto del 1919 (51). La sezione di Santa Sofia aveva competenza sui comuni dell’Alta Romagna: Bagno di Romagna, Civitella di Romagna, Galeata, Mercato Saraceno, Mortano, Portico di Romagna, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia, Sarsina, Sorbano, Verghereto; la sezione di Borgo San Lorenzo sui comuni del Mugello: Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Brisighella, Dicomano, Firenzuola, Londa, Marradi, Palazzuolo di Romagna, Pontassieve, Rufina, Scarperia, San Godenzo, San Piero a Sieve, Tredozio e Vicchio. Restarono di competenza dell’ufficio del Genio civile di Arezzo i lavori nei comuni di Arezzo, Badia Tedalda, Bibbiena, Capolona, Loro Ciuffenna, Caprese Michelangelo, Castelfocognano, Castel S.Niccolò, Chitignano, Chiusi in Casentino, Montemignaio, Pieve Santo Stefano, Poppi, Pratovecchio, Subbiano, Stia, Talla, Terranova Bracciolini (52).
La UEN fu autorizzata ad eseguire lavori per la costruzione di case economiche sulla base dei decreti ministeriali LL.PP. 9 agosto 1919 (che autorizzava la UEN ad estendere la propria opera nei comuni colpiti dal terremoto 29 giugno 1919), LL.PP. 27 agosto 1919 (che autorizzava questo ente ed estendere la propria azione nei comuni colpiti dai terremoti 2 dicembre 1917, 10 novembre 1918 e 29 giugno 1919), e di due regi decreti: RR.DD. 2 ottobre 1919, n.1928 e 6 novembre 1919, n.2241. Lo Stato incaricò la UEN della costruzione di case economiche e di edifici che sarebbero poi stati affittati o venduti ai privati. Compito originario della UEN, inizialmente concepita come consorzio di proprietari danneggiati, era quello di sostituirsi ai privati per ricostruire o riparare le loro case distrutte o danneggiate dal terremoto; l’Unione avrebbe dovuto cioè coordinare e svolgere gli interessi di coloro che conferivano all’istituto i loro crediti verso lo Stato per provvedere in comune alle ricostruzioni, acquistando sui loro edifici una quota di proprietà ideale. Questa forma di azione collettiva venne però differenziandosi, tanto che si svilupparono due modelli principali di contratto su cui l’ente basava le sue operazioni: la cessione incondizionata dei diritti del proprietario a fronte della ricostruzione, e la commissione all’Unione della costruzione di determinati edifici con determinati diritti (il tipo di contratto generalmente stipulato dalle amministrazioni comunali).


Chiarite funzioni ed attori coinvolti nella complessa catena decisionale delle ricostruzioni post-terremoto, è possibile presentare le opere attestate da documentazione archivistica distinguendo le aree in cui i lavori furono svolti: il Mugello e l’Alta Romagna. Informazioni più sporadiche riguardano la provincia di Arezzo, che aveva subito danni minori.
Per l’area mugellana sono attestati i progetti di ricostruzione del Genio civile e della UEN, le opere compiute dal comitato istituito dalla deputazione provinciale di Firenze, alcune informazioni specifiche per Barberino di Mugello e le disposizioni relative alle ricostruzioni degli edifici religiosi, disposizioni quest’ultime che avevano validità anche per l’Alta Romagna.
Un prospetto presentato nel 1921 dall’ufficio del Genio civile di Borgo San Lorenzo al comitato permanente a favore delle zone colpite dal terremoto dell’Alta Romagna e del Mugello, presenta il progetto di costruzione di edifici asismici nella zona del Mugello: il Genio civile progettò di costruire 35 edifici, dotati complessivamente di 406 vani (che avrebbero potuto ospitare all’incirca 1.200 persone), con una spesa globale di 3.720.000 lire. In dettaglio, il prospetto prevedeva questi lavori: nel comune di Vicchio, 5 edifici a Rupecaninca (complessivamente costituiti da 50 vani, per un costo totale di 495.000 lire), 3 a Mirandola (48 vani; 453.000 lire), 2 a Villore (20 vani; 378.000 lire) e 2 a Pilarciano (32 vani; 302.000 lire); nel comune di Borgo San Lorenzo, 3 a Sagginale (30 vani; 242.000 lire), 1 nel capoluogo (22 vani; 175.000 lire), 3 a Rabatta (20 vani; 165.000 lire), 1 a Ronta (16 vani; 110.000 lire), 2 a Panicaglia (12 vani; 104.000 lire) e 1 a Luco nel Mugello (10 vani; 83.000 lire); nel comune di Scarperia, 1 edificio nel capoluogo (costituito da 22 vani per 174.000 lire di costo) e 3 nelle frazioni (16 vani complessivi e 173.000 lire di costo); nel comune di Barberino di Mugello, 2 a Casaglia (32 vani; 237.000 lire) e 1 nel capoluogo (16 vani, 129.000 lire); nel comune di San Godenzo, 2 nel capoluogo (20 vani; 168.000 lire) e 3 al Castagno d’Andrea (18 vani; 160.000 lire); infine nel comune di Dicomano, 1 nel capoluogo (22 vani; 172.000 lire) (59). Sempre al 1921 risale il progetto dell’ufficio di Borgo San Lorenzo dell’UEN di costruzione di 23 edifici, complessivamente costituiti da 312 vani (che avrebbero potuto ospitare circa 900 persone), nei comuni del Mugello. Questo progetto, la cui realizzazione sarebbe costata 3.000.000 di lire, prevedeva che nel comune di Borgo San Lorenzo fossero costruiti 4 edifici, per complessivi 96 vani; nel comune di Vicchio 2 edifici, per complessivi 48 vani; infine nei comuni di Dicomano, San Godenzo, Firenzuola, Rufina, Londa, Scarperia e Barberino 1 edificio, dotato di 24 vani, per ciascun comune (60).
Il comitato provinciale per le aree terremotate del Mugello, oltre a compiere varie opere di primo soccorso, gestì anche una parte delle riparazioni e ricostruzioni nell’area colpita, compiendo i rilievi dei danni e opere di riparazione urgente nei comuni di Firenzuola, Londa e Barberino di Mugello, nel paese di Corella e nelle sue 35 frazioni montane. L’aiuto fornito dal comitato al Genio civile fu indispensabile in quanto, come noto allo stesso alto commissario governativo La Pegna, il terremoto del 29 giugno 1919 aveva avuto effetti tali da rendere insufficienti i mezzi dei soggetti istituzionalmente preposti agli interventi post-terremoto. I comuni di Firenzuola, Londa e Barberino di Mugello furono assegnati al comitato perché considerati i meno colpiti dal terremoto; Corella e frazioni, che furono invece tra le località più fortemente colpite dalla sequenza sismica del 1919, furono assegnati al comitato con l’accordo che il Genio civile e le autorità militari avrebbero fornito i mezzi necessari al compimento dei lavori. Tale accordo non fu però pienamente rispettato, e il comitato dovette così procedere ai lavori attingendo a fondi propri e rivolgendosi alla Croce Rossa Americana. Per il rilievo dei danni il comitato istituì un ufficio tecnico costituito da personale impiegato alla provincia di Firenze.
I lavori svolti a Corella e nei comuni di Firenzuola, Londa e Barberino di Mugello, costarono complessivamente 312.442,40 lire (49% del bilancio del comitato), di cui 204.932 lire spese a Corella (32% del bilancio); 13.324,90 lire a Firenzuola; 7.578,53 lire a Londa; 5.983,12 lire a Barberino di Mugello; 45.500 lire per acquisto autocarri e 19.128,24 lire per altre spese.
Gli ingenti lavori compiuti a Corella consistettero, oltreché nel difficile rilievo dei danni (Corella e le sue frazioni si trovavano in una zona montana dotata di vie di comunicazione rudimentali e inadatte al passaggio di autocarri), nella costruzione di 275 vani, che accolsero i 700 senzatetto della zona, edificati utilizzando anche le macerie degli edifici crollati e allestendo 17 baracche ad uso abitativo; nonché nell’installazione di altre 2 baracche, 1 ad uso di chiesa, inaugurata l’8 novembre 1919, l’altra, dotata di 20 stufe, come cucina comune (45).
Altra documentazione archivistica attesta alcune variazioni urbanistiche a Barberino di Mugello, in cui la casa canonica della Chiesa di S.Silvestro, danneggiata dal terremoto, durante il restauro fu ristrutturata in modo da permettere l’allargamento della strada comunale che le passava accanto (61). Inoltre agli inizi degli anni ’10, il centro abitato di Barberino di Mugello era stato oggetto di alcuni interventi urbanistici, con l’abbattimento di alcune case nel rione detto “La Pancaccia”.
Quanto infine ai lavori di riparazione e ricostruzione degli edifici religiosi, sulla base dell’art. 1, lettera d, del decreto luogotenenziale 27 agosto 1916, n.1056, esteso alle zone terremotate dell’Alta Romagna e del Mugello con i decreti 22 dicembre 1918 n.2080 e 8 luglio 1919 n.1384, poteva essere concesso il sussidio del 50% nelle spese occorrenti per restaurare o ricostruire chiese danneggiate dal terremoto purché si trattasse di chiese parrocchiali o fossero, per la loro ubicazione, indispensabili all’esercizio del culto. Inoltre l’art. 34 del RR.DD. 23 settembre 1920, n.1315, disponeva che il sussidio potesse essere elevato fino al 75% delle spese occorse qualora i lavori fossero stati compiuti entro il 31 dicembre 1923. Tale provvedimento non si sarebbe potuto estendere alle case canoniche appartenenti alle parrocchie e a qualunque altro edificio appartenente al beneficio parrocchiale (62).

2) *, Il Nuovo della Sera, 1919.07.01, a.1, n.17. Firenze   PDF_T
3) *, Corriere d’Italia, 1919.07.03, a.14, n.177. Roma   PDF_T
4) *, La Nazione, 1919.06.30, a.61, n.181. Firenze   PDF_T
5) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11929, Telegramma del ministro dei Trasporti De Vito e del ministro dei Lavori pubblici Pantano al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Dicomano 1 luglio 1919.   PDF_T
6) *, Il Nuovo Giornale, 1919.06.30, a.14, n.160. Firenze   PDF_T
7) *, L’Unità Cattolica, 1919.06.30-07.01, a.57, n.149. Firenze   PDF_T
8) *, Corriere della Sera, 1919.07.01, a.44, n.181. Milano   PDF_T
9) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11832, Telegramma del prefetto di Arezzo Zazo al Ministero dell’Interno Gabinetto, Arezzo 30 giugno 1919.   PDF_T
10) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11872, Telegramma del ministro dei Lavori pubblici Pantano e del ministro dei Trasporti De Vito al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Arezzo 30 giugno 1919.   PDF_T
11) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11934, Telegramma del sottosegretario alla Giustizia La Pegna al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Pratovecchio 1 luglio 1919.   PDF_T
12) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11971, Telegramma del sottosegretario alla Giustizia La Pegna al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Arezzo 1 luglio 1919.   PDF_T
13) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11887, Telegramma del prefetto di Forlì Nannetti al Ministero dell’Interno, Forlì 30 giugno 1919.   PDF_T
14) *, Il Giornale d’Italia, 1919.06.30, a.19, n.175. Roma   PDF_T
15) *, Il Nuovo Giornale, 1919.07.03, a.14, n.163. Firenze   PDF_T
16) *, Il Nuovo Giornale, 1919.07.02, a.14, n.162. Firenze   PDF_T
17) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.12251, Telegramma del sottosegretario alla Giustizia La Pegna al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Borgo San Lorenzo 6 luglio 1919.   PDF_T
18) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Ordine pubblico, 1920, b.66, Firenze ­ Disoccupazione, Telegramma del sindaco di Borgo San Lorenzo Frescobaldi alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Borgo San Lorenzo 9 marzo 1920.   PDF_T
19) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Ordine pubblico, 1920, b.66, Firenze ­ Disoccupazione, Telegramma del prefetto di Firenze De Fabritiis al Ministero dell’Interno Direzione generale della pubblica sicurezza, Firenze 12 marzo 1920.   PDF_T
20) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Ordine pubblico, 1920, b.66, Firenze ­ Disoccupazione, Telegramma del prefetto di Firenze De Fabritiis al Ministero dell’Interno Direzione generale della pubblica sicurezza, Firenze 13 marzo 1920.   PDF_T
21) Rotelli C., Movimento operaio e fascismo nel Mugello e nella Val di Sieve, in “Ricerche Storiche”, a.7, n.2 (luglio-dicembre 1977). Firenze
22) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Ordine pubblico, 1921, b.66, Firenze ­ Disoccupazione, Lettera del prefetto di Firenze al Ministero dell’Interno Direzione generale della pubblica sicurezza, Firenze 23 agosto 1921.   PDF_T
23) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Ordine pubblico, 1921, b.66, Firenze ­ Disoccupazione, Lettera del ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Micheli al Ministero dell’Interno Direzione generale della pubblica sicurezza Divisione affari generali e riservati, Roma 17 settembre 1921.   PDF_T
24) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Ordine pubblico, 1920, b.66, Firenze ­ Disoccupazione, Lettera del prefetto di Firenze De Fabritiis al Ministero dell’Interno Direzione generale della pubblica sicurezza, Firenze 15 gennaio 1920.   PDF_T
25) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale della pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Ordine pubblico, 1921, b.66, Firenze ­ Disoccupazione, Telegramma del sindaco di Borgo San Lorenzo Pietro Caia al presidente del Consiglio dei ministri, Borgo San Lorenzo 4 agosto 1921.   PDF_T
26) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Divisione per le amministrazioni comunali e provinciali, Comuni, b.1378 (1919-1921), tit.15425.12 (Provincia di Firenze. Amministrazione Provinciale. Situazione finanziaria. Mutui per lavori), Copia di rapporto dell’ingegnere capo dell’Ufficio tecnico provinciale di Firenze L.Frosali alla Deputazione provinciale di Firenze, Firenze 1 aprile 1921.   PDF_T
27) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dell’amministrazione civile, Divisione per le amministrazioni comunali e provinciali, Comuni, b.1378 (1919-1921), tit.15425.12 (Provincia di Firenze. Amministrazione Provinciale. Situazione finanziaria. Mutui per lavori), Lettera del prefetto di Firenze Olivieri al Ministero dell’Interno Direzione generale della pubblica sicurezza, Firenze 7 aprile 1921.   PDF_T
28) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11873, Telegramma del ministro dei Lavori pubblici Pantano e del ministro dei Trasporti De Vito al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Arezzo 30 giugno 1919.   PDF_T
29) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11882, Telegramma del sottosegretario alla Giustizia La Pegna al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Bibbiena 1 luglio 1919.   PDF_T
30) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11970, Telegramma del ministro dei Lavori pubblici Pantano e del ministro dei Trasporti De Vito al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Borgo San Lorenzo 1 luglio 1919.   PDF_T
31) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.12023, Telegramma del ministro dei Lavori pubblici Pantano e del ministro dei Trasporti De Vito al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Santa Sofia 2 luglio 1919.   PDF_T
32) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11861, Telegramma del deputato Gerini al presidente del Consiglio dei ministri Nitti, Borgo San Lorenzo 30 giugno 1919.   PDF_T
33) *, Il Nuovo della Sera, 1919.06.30, a.1, n.16. Firenze   PDF_T
34) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11788, Telegramma del prefetto di Firenze Olgiati al Ministero dell’Interno Gabinetto, Firenze 29 giugno 1919.   PDF_T
35) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11789, Telegramma del prefetto di Forlì Nannetti al Ministero dell’Interno, Forlì 29 giugno 1919.   PDF_T
36) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11790, Telegramma del prefetto di Firenze Olgiati al Ministero dell’Interno, Firenze 30 giugno 1919.   PDF_T
37) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11794, Telegramma del prefetto di Firenze Olgiati al Ministero dell’Interno Gabinetto, Firenze 30 giugno 1919.   PDF_T
38) *, Archivio privato Cecchini di Malnome di Vicchio, Memorie manoscritte della famiglia Cecchini relative al terremoto del 29 giugno 1919, sec.XX.
39) *, Archivio dell’Ufficio Centrale di Ecologia Agraria, Manoscritti, Giovanni Agamennone, Itinerario per il viaggio in Toscana dal 1.o al 18 luglio 1919.   PDF_T
40) *, Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri, b.563 (1919), fasc.3 (Principessa di Monaco. Somma di L.7544 pei danneggiati terremoto toscano), Lettera del ministro della Real Casa Mattioli Pasqualini al presidente del Consiglio Nitti, Sant’Anna di Valdieri 22 agosto 1919.   PDF_T
41) *, Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri, b.563 (1919), fasc.3 (Principessa di Monaco. Somma di L.7544 pei danneggiati terremoto toscano), Minuta di lettera del presidente del Consiglio Nitti al ministro della Real Casa Mattioli Pasqualini, Roma 25 agosto 1919.   PDF_T
42) *, Archivio Storico Comunale di Vicchio, Archivio postunitario, VI.103, Municipio di Vicchio del Mugello 1919 ­ Pratiche terremoto, Resoconto delle offerte ricevute e dei sussidi erogati, 1919.   PDF_T
43) *, Corriere della Sera, 1919.07.03, a.44, n.183. Milano   PDF_T
44) *, Gazzetta Ferrarese, 1919.07.04, n.281. Ferrara   PDF_T
45) *, Comitato di soccorso per i danneggiati dal terremoto del 29 giugno 1919 nel Mugello. Relazione. Firenze
46) *, Gazzetta Ferrarese, 1919.07.01, n.278. Ferrara   PDF_T
47) *, Archivio di Stato di Forlì, Genio Civile, b.60, Corrispondenze varie, Elenco delle tende distribuite agli abitanti delle frazioni del comune di Bagno di Romagna danneggiati dal terremoto, settembre 1919.
48) *, Archivio di Stato di Forlì, Genio Civile, b.62, Corrispondenza varia, Minuta di lettera dell’Ufficio speciale del Genio civile di Santa Sofia al sindaco di Santa Sofia, Santa Sofia 22 gennaio 1920.
49) *, Archivio di Stato di Forlì, Genio Civile, b.62, Corrispondenza varia, fasc.VI/c, Certificati rilasciati dall’Ufficio speciale del Genio civile di Santa Sofia a proprietari di edifici danneggiati dai terremoti del 10 novembre 1918 e del 29 giugno 1919 nei comuni di Bagno di Romagna, Galeata, Mortano, Santa Sofia e Verghereto, agosto 1920-maggio 1922
50) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1919, Telegrammi in arrivo dal 28 giugno al 12 luglio, n.11827, Telegramma del presidente del Comitato regionale tosco-romagnolo Torquato Nanni al Ministero dell’Interno, Santa Sofia 30 giugno 1919.   PDF_T
51) *, Bollettino ufficiale del Ministero dei Lavori Pubblici, a.20 (1919), parte prima e seconda (Leggi, decreti, circolari, comunicazioni e disposizioni sul personale), Decreto Ministeriale 1º agosto 1919 col quale viene istituito in Borgo San Lorenzo un ufficio speciale del Genio civile per tutti i servizi tecnici relativi al terremoto del 29 giugno 1919 nelle provincie di Firenze e di Arezzo. Roma   PDF_T
52) *, Bollettino ufficiale del Ministero dei Lavori Pubblici, a.22 (1921), parte prima e seconda (Leggi, decreti, circolari, comunicazioni e disposizioni sul personale), Decreto ministeriale 25 novembre 1921 col quale dal 1.o dicembre 1921 la Sezione distaccata del Genio civile in S.Sofia di Romagna e l’Ufficio speciale del Genio civile in Borgo S.Lorenzo sono trasformati in Sezioni autonome pei servizi attinenti al terremoto. Roma   PDF_T
53) *, Archivio di Stato di Forlì, Genio Civile, Ufficio speciale per il terremoto tosco-romagnolo, fasc.629, Minuta di lettera dell’Ufficio speciale per il terremoto tosco-romagnolo di Santa Sofia agli uffici del Genio civile di Forlì, San Piero in Bagno e Galeata relativa alla ripartizione delle competenze nei comuni danneggiati, Santa Sofia 3 novembre 1919.   PDF_T
54) *, Archivio di Stato di Forlì, Genio Civile, b.62, Corrispondenza varia, Lettera dell’ingegnere capo dell’Ufficio speciale del Genio civile di Santa Sofia all’ingegnere Celso Capacci, Santa Sofia 13 maggio 1923.
55) *, Archivio di Stato di Forlì, Genio Civile, Ufficio speciale per il terremoto tosco-romagnolo, fasc.629, Minuta del prospetto statistico sui terremoti del 2 dicembre 1917, del 10 novembre 1918 e del 29 giugno 1919 trasmesso dall’Ufficio del Genio civile di Santa Sofia alla Direzione generale per le Opere pubbliche del Ministero dei Lavori pubblici, Santa Sofia giugno 1923.   PDF_T
56) *, Archivio Storico Comunale di Bagno di Romagna, divisione IV, sezione IV, posizione 4, Terremoti 1918-19, b.1, Atto di cessione dall’amministrazione dei Lavori pubblici al Comune di Bagno di Romagna delle baracche costruite in seguito ai terremoti del 10 novembre 1918 e del 29 giugno 1919, San Piero in Bagno 13 ottobre 1922.
57) *, Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, a.60, n.196 (18 agosto 1919), Regio decreto-legge n.1384 (8 luglio 1919) che estende ai Comuni colpiti dal terremoto del 29 giugno 1919 e da indicarsi con decreto Ministeriale, le disposizioni del decreto-legge Luogotenenziale 22 dicembre 1918, n.2080, e reca inoltre altri provvedimenti a favore dei danneggiati dai terremoti del 13 gennaio 1915, 2 dicembre 1917 e 10 novembre 1918. Roma
58) *, Camera dei Deputati, Legislatura XXV, 1ª sessione 1919-21, Atti Parlamentari, Discussioni, vol.9, Tornata del 26 febbraio 1921. Roma   PDF_T
59) *, Archivio Storico Comunale di Bagno di Romagna, divisione IV, sezione IV, posizione 4, Terremoti 1918-19, b.1, Prospetto delle case “asismiche” progettate dal Genio civile per la zona del Mugello, Borgo San Lorenzo 1921.
60) *, Archivio Storico Comunale di Bagno di Romagna, divisione IV, sezione IV, posizione 4, Terremoti 1918-19, b.1, Prospetto delle case “economiche” progettate dall’Unione edilizia nazionale per la zona del Mugello, Borgo San Lorenzo 1921.
61) *, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale degli affari di culto, Divisione autorizzazioni e tutela, Enti, b.770, tit.3743 (Barberino di Mugello. Parrocchia di S.Silvestro), Lettera dell’economo generale dei Benefici vacanti di Firenze al Ministero della Giustizia e degli affari di culto, Firenze 13 luglio 1926.   PDF_T
62) *, Camera dei Deputati, Legislatura XXV, 1ª sessione 1919-21, Atti Parlamentari, Discussioni, vol.9, Tornata del 5 marzo 1921. Roma   PDF_T

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