1919 : la storia dell’acquedotto di Casa all’Alpe a Borgo San Lorenzo

1919 : la storia dell’acquedotto di Casa all’Alpe a Borgo San Lorenzo

Nel periodo della prima guerra mondiale e negli anni successivi Borgo San Lorenzo fu interessato da un importante dibattito sull’approvvigionamento idrico del Capoluogo e di alcune frazioni.

Già nel 1916 l’amministrazione comunale aveva dato un incarico all’ing. Marrucchi per individuare nuove sorgenti e redigere un progetto di un nuovo acquedotto che sostituisca l’attuale,assolutamente inadatta a qualsiasi uso”alimentato dai rilasci di alcune gallerie della Faentina.

 

“Dopo la mia relazione di massima – scrive Marrucchi – del 16 ottobre 1916, fatta in seguito alla deliberazione di Giunta del 2 agosto 1916, il Consiglio comunale di Borgo san Lorenzo con deliberazione dl 28 dicembre 1916, debitamente approvata dalla R.Prefettura, mi affidò l’incarico di redigere il progetto definitivo di questo nuovo acquedotto da Casa dell’Alpe”. Con una delibera del maggio 2017 si invitava il progettista a utilizzare i serbatoi dell’acquedotto già esistenti e così l’ing. Marrucchi presentò il suo progetto che non venne approvato immediatamente ed arrivò nuovamente in Consiglio comunale per la decisione definitiva nel 1919. Con la fine della guerra la costruzione dell’acquedotto veniva anche presentata come un modo per rispondere alle necessità di lavoro degli ex combattenti come era scritto in un ordine del giorno approvato dal consiglio alla fine del 1918 su proposta di Luigi Vigna. Nello stesso consiglio vennero approvati i lavori per gli acquedotti di Casaglia e Montepulico per un costo di 40.300 lire.

“L’approvvigionamento idrico del Capoluogo e delle frazioni di Razzuolo, Ronta, Pulicciano e Panicaglia, mediante la costruzione di un nuovo acquedotto, è un problema che s’impone per ragioni supreme di interesse pubblico – scriveva il progettista- infatti l’acquedotto attuale di proprietà delle Ferrovie dello Stato, dal quale queste rilasciano nei serbatoi comunali di Ronta e Borgo San Lorenzo una portata minore di 100 metri cubi al giorno, e quindi addirittura insufficienti ai bisogni di una popolazione di circa 7000 abitanti, quale è quella del capoluogo e delle frazioni di Ronta e Pulicciano, è in condizioni deplorevoli dal punto di vista igienico, perché l’acqua che si raccoglie nella fossetta di scolo della galleria di Monzagnano, non solo non è protetta contro il pericolo d’inquinamento, ma si mescola addirittura con quella passata a traverso il binario e resa lurida da tutte le immondizie che ivi si trovano.
La depurazione grossolana che ha luogo allo sbocco della galleria mediante un semplice disgrossatore o prefiltro a ghiaia di pochi metri quadri di superficie , non basta nemmeno a chiarificare l’acqua che viene immessa sempre torba nella condotta maestra. Tanto per non dare a bere dell’acqua che potrebbe essere un veicolo di ogni sorta di infezioni, si rimedia alla meglio strerilizzandola col cloruro di calcio; ma questo rimedio, se può tranquillizzare dal lato igienico, non può essere che un provvedimento transitorio, non bastando a rendere l’acqua limpida ed aggiungendole un sapore molto disgustoso. Cosa molto difficile sarebbe il volere fare delle opere dentro la galleria di Monzagnano per separare l’acqua di sorgente da quella di scolo,perché non esistono delle polle abbondanti in certi determinati punti, ma esiste soltanto uno stillicidio continuo quasi per tutta la lunghezza della galleria; e , dopo tutto, anche se con forte spesa si riuscisse ad ottenere la voluta separazione, il volume di acqua pura che si potrebbe raccogliere, non sarebbe che una frazione di un totale già insufficiente.”

Secondo Marrucchi la portata sarebbe stata comunque insufficiente visto che una parte dell’acqua doveva essere utilizzata obbligatoriamente dalle Ferrovie dello Stato.

Lo studio dell’ingegnere individuava un’unica soluzione nell’utilizzo della Fonte dell’Alpe

“che scaturisce all’origine del torrente Elsa di Vicchio, a monte e a pochi metri dalla strada provinciale faentina, alla quota di metri 850 sul livello del mare. La portata di questa sorgente è stata da me misurata – scrive Marrucchi – in massima magra di litri 5 al minuto secondo , cioè di metri cubi 432 nelle 24 ore, corrispondenti ad una minima dotazione idrica di litri 61,5 giornalieri a testa per una popolazione di 7000 abitanti quale è quella servita dall’attuale acquedotto e di 54 litri giornalieri per una popolazione di 8000 quale è quella che verrà servita dal nuovo acquedotto. Potendo per tutto il resto dell’anno derivare dalla sorgente litri 6 di acqua al minuto secondo, a questa portata corrisponderà per la popolazione complessiva di 8000 abitanti una dotazione giornaliera di 64,8 litri a testa.
Le analisi dell’acqua della sorgente di Casa dell’Alpe, fatte eseguire dal Laboratorio chimico e batteriologico del municipio di Firenze, hanno dato buonissimi risultati, come era da prevedersi in seguito ai caratteri fisici e organolettici dell’acqua stessa ( limpidezza perfetta, sapore gradevolissimo e temperatura di 9 gradi centigradi con una temperatura esterna di 22 gradi), e data la natura e configurazione del terreno soprastante e circostante alla sorgente, la posizione, altitudine e vegetazione del bacino imbrifero.

Oltre che per la quantità e qualità dell’acqua , la soluzione che offre la sorgente di Casa Dell’Alpe è molto conveniente perché permette :
1) di utilizzare , come era desiderabile, gli attuali serbatoi e le attuali reti di distribuzione di Ronta e Borgo San Lorenzo;
2)condurre molta acqua con tubazioni di diametro piccolo , in vista del grande dislivello utilizzabile;
3) di poter installare la conduttura su strade pubbliche , ciò che facilita il trasporto dei materiali per l’esecuzione, evita la costruzione di opere murarie in corrispondenza dei corsi d’acqua da attraversare e rende agevole il servizio di manutenzione dell’acquedotto.
4) di fornire l’acqua potabile, oltre che al Capoluogo e alla frazione di Ronta, anche alle frazioni di Razzolo e Panicaglia.”

Anche le alternative prese in esame non avevano la possibilità di rispondere efficacemente alle esigenze acquedottistiche di Borgo San Lorenzo.

“Sarebbe impossibile , senza la sorgente di Casa dell’Alpe, risolvere ugualmente bene, dal triplo punto di vista tecnico, igienico ed economico, il problema di fornire l’acqua potabile alla popolazione del capoluogo e dele frazioni di Razzuolo, Ronta , Pulicciano e Panicaglia con una popolazione complessiva che calcolerei in 8000 abitanti.
Infatti – scrive Marrucchi- scartando la sorgente di Casa dell’Alpe , non resterebbero che tre soluzioni sulle quali si potrebbe fermare l’attenzione;
a) un acquedotto dalla sorgente degli Elci che si trova alle orogini del torrente Bosso circa 2 chilometri a monte di Risolaia sopra Grezzano;
b) un acquedotto a sezione ridotta, per il solo capoluogo, dalle sorgenti di Mucciano , e tanti altri piccoli acquedotti per ciascuna delle altre frazioni;
c)un sollevamento meccanico di acqua da ricercarsi nel sottosuolo.

La soluzione a) in confronto con quella dell’Alpe presenterebbe i seguenti inconvenienti :
1) minor quantità di acqua disponibile;
2) minore altezza della sorgente (quota 700 invece di 850) e quindi maggior diametro della conduttura senaa diminuzione sensibile della lunghezza con conseguente maggiore spesa;
3) percorso della conduttura fuoristrada dalla sorgente fino a Ronta in località poco accessibile, e profilo a forti contropendenze con opere d’arte importanti per l’attraversamento dei vari corsi d’acqua: quindi maggiore costo di costruzione e manutenzione più difficile;
4) esclusione della frazione di Razzuolo dal beneficio dell’acquedotto.
La soluzione b) non risolverebbe il problema – dice Marrucchi – che molto imperfettamente , per la scarsa portata delle sorgenti di Mucciano in tempo di magra, per la loro poco felice ubicazione sottostante a fabbricati colonici e terreno coltivato , e per la mancanza di altre sorgenti vicine alle altre Frazioni da servire con acquedotti separati. Inoltre , dato lo sviluppo complessivo tutt’altro che breve dei vari acquedotti e data la quota bassa ( di pochissimo superiore a quella dei serbatoi di Battiloro) alla quale l’acqua scaturisce a Mucciano, tutto calcolato, questa soluzione , tecnicamente e igienicamente poco buona, risulterebbe anche più costosa.
La soluzione c) dovendo servire anche le Frazioni risulterebbe ugualmente , se non più ,costosa come impianto, coll’aggiunta dell’onere gravissimo della spesa di esercizio per il sollevamento meccanico.
Quanto all’acqua che anche in tempo di magra scorre abbondante nell’alveo del Fosso di Farfereta e che concorre efficacemente ad alimentare tutti i molini dell’Elsa a partire da quello della Madonna dei tre fiumi, non sarebbe possibile allacciarla per un acquedotto a scopo potabile, avendo essa origine da innumerevoli piccole sorgenti e stillicidi. Unico danno che i terzi – conclude Marrucchi -verranno a risentire per effetto della progettata derivazione d’acqua a Casa all’Alpe, sarà la quasi totale perdita dell’uso dei molini dell’Alpe e di Razzuolo, durante i periodi di massima magra e la diminuzione di forza disponibile per gli altri molini dell’Elsa , diminuzione che , al solito, si manifesterà soltanto nei periodi di grande siccità e in proporzione decrescente da monte a valle, fino a diventare quasi del tutto insensibile nell’ultimo tronco del torrente tra Mucciano e lo sbocco nel fiume Sieve.”

Sembra, sempre secondo quanto riporta il Marrucchi , che i proprietari dei mulini non avessero sollevato obiezioni alla costruzione dell’acquedotto e quindi l’approvazione del progetto sembrava indirizzata per la buona strada.
Siamo al 1919 e cominciano però a sorgere alcuni dubbi che vengono riportati sulla stampa locale che poi saranno alla base della discussione che verrà effettuata dal Consiglio comunale.

Il Messaggero del Mugello del 28 settembre 1919 riprende una corrispondenza da Borgo San Lorenzo apparsa sul giornale La Toscana di Livorno:

“ da informazioni forniteci cortesemente dal locale Ufficio Tecnico ci viene chiaramente dimostrato che come sia possibile e facile aver acqua veramente potabile ed abbondante dalla sorgente attuale di Monzagnano , con la spesa complessiva di poco più che 100 mila lire che , notisi bene , una “ decima “ parte spettano al comune ,poco più di 10 mila lire, e ciò in virtù del contratto esistente con l’Amministrazione delle Ferrovie. Ora vien troppo spontanea la domanda : perché spendere enormemente mettendo in più gravi condizioni il già scosso Bilancio ? E perché non si è pensato ad eseguire prima i lavori “possibili” alla galleria di Monzagnano in modo da avere già da tempo buona acqua potabile?
Escludiamo assolutamente la difficoltà dei lavori occorrenti, poiché crediamo che l’ingegneria moderna ne abbia risolti ben più importanti. Per la spesa la chiara risposta è già data dal risparmiare “ varie centinaia di migliaia di lire “!
Se fino ad oggi ( oltre ad aver avuto un’acqua indecente) vi è stata scarsità all’inosservanza contrattuale da parte delle Ferrovie , vi era una scusante : l’aumentato traffico nella linea per gli aumentati bisogni della guerra; oggi, terminata questa, bisogna imporre senza tergiversazioni l’osservanza al contratto esistente , già la quota, per interessamento dell’Ingegnere Comunale, è risalita a m.c . 200 – mentre poco fa erano appena 100 – da 305 che dovrebbero concedere ! E’ noto inoltre come il Ministero dei Lavori Pubblici abbia deciso che fra queste linee di maggior traffico da elettrificare la Faentina sia 2°nella classifica, quindi prossima attuazione, cosicché il consumo di acqua per parte delle Ferrovie si ridurrà al solo bisogno delle case cantoniere nel tratto di Ronta – San Piero e delle stazioni ivi comprese. Ridotto così fortemente il consumo per l’esercizio ferroviario , non crediamo difficile utilizzare l’acqua noi , vantaggio anche delle ferrovie lungo la conduttura . Concludendo : con poca spesa pel comune è possibile avere acqua ottima sotto ogni rapporto ed in abbondante quantità. Vogliamo perciò sperare che prima di spendere si voglia riflettere e bene.”

Ad aumentare le critiche anche in modo molto dettagliato contribuisce un altro articolo sempre sul Messaggero del 5 ottobre a firma Gierre (Gasparrini?) che accusa Marrucchi anche di quello che oggi chiameremmo “un conflitto di interessi” : “l’ing. Marrucchi si è curato più di sostenere la tesi del committente, cioè quella di studiare una sola sorgente( quella della Casa dell’Alpe) , cosa che nello stesso tempo era anche molto propizia al suo interesse; poiché ove questo progetto arrivasse in porto , gli avrebbe dato un introito come direttore dei lavori.”.

Gli argomenti di critica sono di natura tecnica ma anche finanziaria per il costo eccessivo della struttura proposta dall’ing.Marrucchi che era di circa 800 mila lire.

“Nella relazione – scrive Gierre – egli (Marrucchi)dice che la sorgente della Casa dell’Alpe ha una una rendita di m.c. 432 e che tale rendita è sufficiente ai bisogni di 8000 persone , e sta bene : però egli non dice quanta di quest’acqua arriverà in paese; cosa che farò io. Al mio modo di vedere al deposito di Battiloro non arriverà al massimo che 300 m.c. d’acqua durissima ogni 24 ore . Infatti la Provincia, che ora ha una bella fonte sulla strada, ne pretenderà almeno una piccola; ma, per quanto piccola questa sia , sarà sempre superiore a 10 m.c. ogni 24 ore.
A Razzuolo ne andrà lasciata almeno 30 m.c.; a Ronta almeno 80 m.c e a Panicaglia 20 m.c. Per eventuali perdite che in media sono calcolate al 2% circa 9 m.c.; cosi ché i 432 mc della Casa dell’Alpe si ridurrebbero in servizio al paese a 300 : e per ottenere questo bel risultato bisognerà spendere almeno 800 mila lire. Ora tutto questo non avverrebbe se l’ing Marrucchi avesse studiato bene la presa d’acqua attuale nella galleria di Monzagnano , dove avrebbe trovato che l’acqua stilla tutta dalla parete a monte della galleria e per un tratto certamente non superiore ai 100 metri e che scavando dietro il piè diritto – che dovrebbe essere reso impermeabile – della galleria attuale , una piccola galleria di raccolta , si avrebbe acqua potabile purissima e non inquinabile, e in quantità tale da soddisfare ai bisogni della ferrovia e porre in grado l’amministrazione ferroviaria di dare al paese i 305 mc dei quali ha diritto. La spesa per tale galleria di raccolta credo che non sarà molto rilevante; ma, ad ogni modo, dovendone il comune rimborsare soltanto una piccola parte , non arriverà sicuramente a superare le 20 mila lire. Conclusione : con un quarantesimo di spesa avremmo più acqua e meglio di qualità della Casa dell’Alpe”.

A questo punto la discussione si sposta nell’aula del Consiglio comunale con alcune sedute molto vivaci che porteranno addirittura alla presentazione delle dimissioni da parte del Sindaco Frescobaldi e della Giunta. Nel dibattito un tema che ricorre spesso e che avrà poi un ruolo decisivo nella scelta finale è la convinzione che sia prossima l’elettrificazione della Faentina che avrebbe, secondo alcuni, ridotto le necessità idriche delle Ferrovie perché non sarebbero stati più utilizzati ( o in modo limitato) locomotori a vapore.

Il consiglio comunale di Borgo San Lorenzo inizia la discussione sul progetto dell’ing. Marrucchi nella seduta dell’ 11 ottobre 1919 e il dibattito mostra molti elementi di criticità negli interventi dei consiglieri Pecori Giraldi, Maestrini, Mazzantini , Bandini , Monti e dell’Assessore Piattoli.

Come riporta il Messaggero del Mugello, notoriamente vicino al Pecori Giraldi, il consigliere parla a lungo e con competenza e “ religiosamente ascoltato” e chiede una sospensiva del progetto principalmente per motivi finanziari. “ Difatti non trova equo e opportuno che un Consiglio morituro debba caricare il Bilancio di una spesa di oltre 800 mila lire , la quale si ripercuoterà sensibilmente sui bilanci futuri , aggravando anche i figli nostri. Il bilancio sarà gravato di un’annualità di almeno 12.000 lire per 50 anni. Del resto – dice il Pecori – mentre altri tecnici hanno sostenuto opposto parere, non credo siano da scartare nuovi lavoro nella galleria di Monzagnano per avere acqua limpida e senza che occorra sterilizzarla. Anche il Pecori sostiene che l’amministrazione potrà ottenere dalle ferrovie una maggiore quantità di acqua data la prossima elettrificazione della linea. La replica è affidata all’assessore Piattoli che riferendosi alla relazione dell’ing. Marrucchi ricorda come sia difficoltoso realizzare opere nella galleria per separare l’acqua di sorgente da quella di scolo “ perché non esistono delle polle abbondanti in certi determinati punti, ma esiste soltanto uno stillicidio continuo quasi per tutta la lunghezza della galleria”. Piattoli chiede quindi approvare il progetto dell’ing. Marrucchi anche perchè sembra ci sia un interessamento di altri comuni , compreso Faenza, per l’acqua della Casa dell’Alpe.

Il consigliere Monti pur favorevole all’acquedotto si dichiara favorevole alla sospensiva e chiede maggiori analisi sull’acqua della Casa dell’alpe.

Ad accalorare gli animi ci pensa il consigliere Bandini che chiama i csolleghi a pronunciarsi contro o a favore facendo però notare l’incoerenza di quanti in Giunta e in Consiglio ne avevano sostenuto l’urgenza ratificando le non lievi spese per ulteriori studi tecnici.

Bandini nel suo intervento riconosce alla Giunta di aver operato celermente ma non condivide il progetto per la spesa “ tale da superare la potenzialità economica del Comune” e si dichiara favorevole all’uso dell’acqua della galleria Marzagnano secondo le indicazione del prof. Gasparrini (gierre?) per al costruzione di un filtro a sabbia che costerebbe 60.000 lire “ ovvero 1/10 del progetto Marrucchi”.
Altri Consiglieri favorevoli al progetto si pronunciano per la sospensiva come Mascherini e il marchese Antonio Gerini.

A questo punto Pecori Giraldi propone una mozione sulla sospensiva alla votazione : “perché si possano meglio accertare gli elementi positivi della questione , date le nuove circostanze specialmente derivanti dalla prossima elettrificazione della linea Faentina.”
La sospensiva viene approvata nonostante il voto contrario del sindaco e di gran parte della Giunta.

( voti favorevoli Pecori Giarldi, Mascherini , Monti, Gerini Antonio, Romanelli, Monti, Amerighi, Torelli, Mazzantini e Bandinelli , contrari il sindaco Frescobaldi, Piattoli, Del Campana, Bandini, Maganzi Baldini, Chini Zittelli, Niccoli).

Il voto, sommato ad altre situazioni critiche riguardanti la costruzione di nuovi edifici scolastici, porterà la Giunta e il sindaco a presentare le dimissioni.

Dimissioni che saranno discusse nel Consiglio del 25 ottobre dove il sindaco Ferdinando Frescobaldi ribadisce in modo chiaro le motivazione di tale decisione:

“la Giunta si decise a rassegnare le dimissioni dopo il brusco cambiamento del Consiglio relativamente ai progetti dell’acquedotto di Casa dell’Alpe e degli edifici scolastici. L’ing. Marrucchi , autore dei progetti stessi , dimostra di avere studiato tutte le soluzioni possibili nei riguardi dell’approvvigionamento dell’acqua potabile senza incontrare il favore del Consiglio che in passato invece si era dimostrato favorevolissimo. Dice che l’elettrificazione della ferrovia Firenze – Faenza , quand’anche sia per effettuarsi, avverrà a lunga scadenza, mentre la popolazione ha bisogno immediato di acqua potabile di buona qualità, che sostituisca l’attuale,assolutamente inadatta a qualsiasi uso” ( l’assessore Piattoli dichiarò invece che era convinto che l’elettrificazione non sarebbe mai stata fatta). Così pure si ricordi che è inutile lamentarsi continuamente della deficiente istruzione del popolo se non si provvede alla costruzione di appropriati edifici scolastici.
La Giunta nell’interesse della popolazione non può rinunciare ai capisaldi del suo programma. Siano più o meno plausibili le ragioni che si adducono per rimandarli o respingerli”.

Ma dopo la discussione il consiglio respinge con 6 voti le dimissioni, a favore votano in 4 e si astengono i quattro componenti della giunta. Anche il consiglio comunale dell’8 novembre respinge le dimissioni con una netta maggioranza anche se alcuni assessori confermano la volontà di lasciare come Del Campana che era anche sindaco di San Godenzo.

Nelle elezioni amministrative del 1920 c’è un cambio totale alla guida dell’amministrazione con la nomina a Sindaco di Pietro Caiani il 13 ottobre.
Comunque il progetto dell’acquedotto di Casa dell’Alpe tornerà all’ordine del giorno. L’uso dell’acqua della sorgente era stato richiesto già dal 1918 ed era stato concesso dal Ministero dei Lavori pubblici – Ufficio del genio Civile il 29 luglio 1920.
Nell’ aprile del 1921 venne nuovamente approvato il progetto che nel frattempo era lievitato, infatti il costo previsto era diventato di 1.471.500 lire , quasi il doppio in appena due anni. Il comune prevedeva di sottoscrivere un mutuo con la Cassa depositi e prestiti della durata di 50 anni , ma in realtà l’acquedotto non venne mai realizzato.

Negli anni 80 ci fu chi propose l’utilizzo della Fonte dell’Alpe per alimentare uno stabilimento di acque minerali, ma la discussione non portò a nessuna soluzione e ancora oggi la Fonte sgorga libera sulla strada per la Colla a disposizione di tutti i cittadini.

Leonardo Romagnoli

22.1.19

Le foto sono tratte dal libro di Tebaldo Lorini “Immagini del Mugello 1900 -1930”.  La Casa all’alpe è vista in anni diversi dal 1900 fino al 1920. Quella di Pecori Giraldi da wikipedia mentre l’ultima è un’immagine dell’atto di concessione del genio civile del 1920

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