Uno studio Ires-Cgil sui lavoratori immigrati

Si parla dei lavoratori migranti in Toscana e il loro contributo, sia allo sviluppo regionale, sia a favore dei propri paesi di origine, nello studio commissionato dalla Cgil toscana ad Ires che svolge attività di ricerca e studio sui processi innovativi di carattere economico, sociale ed istituzionale e presentato stamattina nella sala Cerimonie del Comune di Livorno.
Ad illustrare il testo sono stati: Barbara Bonciani, assessora alla cooperazione e pace, Gianfranco Francese presidente Ires Toscana, Franco Bortolotti, ricercatore Ires Toscana.
Lo studio dal titolo “Lavoratori migranti in Toscana. Un grande contributo allo sviluppo regionale e dei paesi d’origine”, è un’importante indagine sulla presenza dei lavoratori migranti nella nostra regione. Il testo dell’ Ires analizza le nazionalità dei lavoratori e le tipologie, la composizione sociale del lavoro immigrato e la sua dinamica, la composizione percentuale degli immigrati, la variabile generazionale nei lavoratori immigrati, la diffusione dei migranti sul territorio, la retribuzione dei lavoratori stranieri.
Gianfranco Francese, presidente di Ires Toscana presentando il rapporto ha detto che “la scelta di Ires è stata quella di fare il rapporto su un tema preciso, che è quello del lavoro dei migranti e del contributo ai loro paesi ed alla nostra regione, per seminare parole di verità e ridimensionare la retorica “dell’aiutiamoli a casa loro e gli immigrati rubano il lavoro agli italiani”.
“Quello del lavoro e della condizione lavorativa è un grande tema che accomuna stranieri e italiani”
“Il rapporto dell’Ires Toscana mette in rilievo non solo il contributo che i lavoratori immigrati portano all’economia regionale , ma anche il ruolo da questi svolto a favore dei propri paesi d’origine” afferma Barbara Bonciani, nella doppia veste di assessora alla cooperazione e pace del comune di Livrno e di ricercatrice, “I soldi che gli immigrati risparmiano dal loro stipendio e che inviano ai propri familiari rimasti in patria, le cosiddette rimesse, costituiscono la principale entrata economica per questi Paesi. Questo aspetto, tutt’altro che trascurabile, fa capire quanto il mantra ‘aiutiamoli a casa loro ‘ sia poco realistico. Ciò considerando che le rimesse dei migranti superano, a livello globale, tre volte gli aiuti allo sviluppo, vale a dire i contributi dati dagli Stati a favore dello sviluppo di quei paesi poveri da cui provengono i flussi migratori che interessano anche la nostra regione e il territorio livornese”.

A seguire qualche numero e per tutto il resto, con analisi dettagliate provincia per provincia
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I numeri totali (dipendenti e autonomi)
Nel 2018 il numero totale dei lavoratori 1 stranieri in Toscana ha raggiunto il numero di 267mila, circa 8mila in più dell’anno precedente, con un aumento superiore a quello degli anni precedenti (salvo il 2011 e il 2017). Si tratta di un livello superiore di 45mila unità a quello del 2009; i lavoratori dipendenti sono 34mila in più del 2009, i lavoratori autonomi sono circa 11mila in più, ed i parasubordinati sono circa 300 in meno (700 in meno rispetto all’anno di picco, 2011).
A partire dal 2016 i tassi di incremento del lavoro dipendente (seguendo una tendenza comune agli italiani) sono maggiori dei corrispondenti tassi fra i lavoratori autonomi (questi ultimi si appiattiscono sull’1-2%).
La La quota percentuale dei lavoratori autonomi si assesta al 14,9% del totale nel 2018, dopo una crescita dal 12,9% (2009) fino al 15,5% (2015). La quota del lavoro dipendente rimane assolutamente prevalente (84% del totale, pure se è inferiore a quella del 2014-2015 (83,3%). La quota dei lavoratori parasubordinati è circa dell’1,1%, negli ultimi anni).
La provenienza
L’articolazione per cittadinanza dei numeri complessivi degli immigrati in Toscana delinea dei notevoli cambiamenti nel corso del passato decennio. In primo luogo abbiamo la ascesa numerica della collettività cinese, che dal 2018 è la più numerosa, mentre nel 2009 era preceduta dai romeni (fino a quest’anno prevalenti) e degli albanesi (fino al 2011). Al quarto posto si sono collocati stabilmente i marocchini, seguiti, nel 2009, da ucraini, polacchi, filippini, peruviani e senegalesi, e nel 2018, da filippini, senegalesi, ucraini, peruviani e pakistani.
Uomini e donne
Le donne rappresentavano la maggioranza dei lavoratori dipendenti stranieri fino al 2016, ma dal 2017 sono minoranza. La loro quota è cresciuta dal 2009 (50,3%) al 2013 (52,2%), per poi scendere al 48,8%. Questa dinamica la ritroviamo, attenuata, nel segmento più forte el lavoro dipendente immigrato, quello dell’industria e dei servizi, nel cu ambito la quota femminile prima cresce fino al 40,8% (2013) e poi scende fino al 39,7%. Di questo una possibile spiegazione è che l’aggravarsi della crisi occupazionale ha cominciato a marginalizzare le lavoratrici immigrate più degli uomini, all’apice delle difficoltà del mercato del lavoro, ma poi la debole ripresa non ha comportato un recupero dell’occupazione delle donne. E’ però interessante notare che gli altri due rami vedono tendenze opposte. In agricoltura, segmento in moderata crescita, la preponderanza maschile si accentua (le donne passano dal 21,2% al 17,9%). Nel lavoro domestico, comparto in declino, la quota del lavoro femminile invece si accentua (dall’80% al 90%). In altri termini è come se negli ultimi anni si fossero marcati gli stereotipi di genere rispetto alle professioni, ai mestieri, ai settori, nello specifico comparto degli immigrati (il processo non è lo stesso però fra gli italiani).


Media di età
(naturalmente più bassa di quella degli italiani)
La composizione per età dei lavoratori immigrati in Toscana è naturalmente più “giovane” di quella complessiva.
Ad esempio i “cinquantenni” (per tali intendendo il gruppo baricentrato su 50 anni, cioè quelli con 45-54 anni) sono il 28,5% del totale dei lavoratori toscani, ma solo il 20,9% di quelli immigrati. Viceversa le classi più numerose fra i migranti sono quelle con 25-34 anni (28,6% contro 20,5%) e con 35-44 anni (32% contro 25,5%). La differenza massima si ha nella classe più anziana: mediamente essa copre il 17,4% dei lavoratori toscani, ma solo il 6,1% di quelli immigrati.
La diffusione nelle province
Le province della Toscana centrale, Prato, Firenze e Pistoia, seguite da Pisa e Arezzo, sono quelle che hanno visto la dinamica più accentuata della presenza di immigrati (dipendenti dell’industria e servizi) nel decennio 2009-2018 nonostante i primi anni siano stati di forte depressione occupazionale. Alcune province hanno al termine del decennio un numero di lavoratori dipendenti immigrati inferiore a quello iniziale: Massa Carrara, e, al netto dei cinesi, anche Livorno (Grosseto ne ha un numero praticamente stabile).
Livello retributivo
ll livello retributivo medio (industria e servizi) dei lavoratori stranieri al 2018 in Toscana era di 13487 euro / anno. Le province di Grosseto, Livorno, ma soprattutto Prato (11753), sono quelle che si collocano al di sotto della media regionale.

Le rimesse vero l’estero nel biennio 2017-2018
Nel biennio 2017-2018 le rimesse verso l’estero dei lavoratori immigrati residenti in Toscana sono aumentate, attestandosi rispettivamente da 445,5 a 515,8 milioni di euro, con un incremento percentuale del 15,8%.
Se si guarda al dato di dettaglio territoriale nel biennio 2017-2018 , Firenze rappresenta la provincia con maggiori volumi di denaro inviati dalle comunità straniere verso i propri paesi d’origine; nel 2018 da questa provincia sono partiti infatti 181,7 milioni di euro, circa 29 milioni in più rispetto all’anno precedente (333,7 milioni di € complessivi nel biennio).
Nella nostra regione, le province più interessate dal flusso in uscita delle rimesse all’estero degli immigrati sono Firenze, Pisa e Prato. La provincia di Pisa, nel 2018 ha visto aumentare il volume di denaro inviato di 12 milioni di euro, rispetto all’anno precedente, con 68,3 milioni di euro trasmessi (124,5 milioni di €. nel biennio).

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