Una lettera di Luca Ferruzzi sull’eolico

ENERGIA EOLICA IN MUGELLO, alcune considerazioni 

Egregio Direttore

Essendomi sinceramente spaventato e allarmato dal contenuto di un post che sta girando ultimamente sui social dal titolo: “Energia Eolica in Mugello? No grazie” che paventa una situazione certa da deserto post-nucleare in caso si procedesse con la dissennata costruzione del parco eolico Villore-Corella, mi sono permesso di approfondire – da privato cittadino – le affermazioni da incubo contenute in quel post, analizzandole alla luce della mia personale esperienza professionale in materia e approfondendole inoltre, in modo specifico, coi progettisti AGSM e gli esperti di Legambiente nel corso della visita di ieri 30.11.19 effettuata al parco eolico di Rivoli Veronese, opportunità per la quale ringrazio calorosamente le Amministrazioni comunali di Vicchio e Dicomano che, con AGSM hanno organizzato una visita, aperta ai cittadini, a cui ne seguirà una seconda prevista per il 15.12.19.

Anzitutto una precisazione che mi sento di condividere: il parco eolico del Monte Mesa (Rivoli Veronese) presenta notevoli similitudini e analogie con quello proposto di Villore-Corella non solo per la presenza dello stesso gestore AGSM di Verona, ma anche per l’altezza delle torri degli aerogeneratori (80 m per il Mesa e 90-95 m per Villore, a cui in ambedue i casi bisogna aggiungere il raggio delle pale), la localizzazione sul crinale dei monti, la similitudine – in questo caso la corrispondenza – dei piazzali al centro dei quali sorgeranno le torri, l’area cementificata dei plinti, il valore naturalistico dell’area. Per i motivi suesposti ritengo sinceramente le due situazioni realmente comparabili anzi, essendo il parco eolico del Mesa realizzato all’interno di un sito comunitario della rete Natura 2000 per la presenza di specie animali e vegetali rare, il valore naturalistico di quell’area risulta essere senz’altro comparabile se non superiore a quello mugellano. La zona di Villore-Corella, per quanto incantevole come il resto del crinale, non sembra infatti contenere unicità che non siano già adeguatamente protette all’interno del confinante parco delle foreste casentinesi, o nelle foreste demaniali sul rimanente tratto di crinale in direzione della Colla-Giogo-Futa, o ancora all’interno dello spessore appenninico, in quel tratto di oltre 30 km. Passiamo quindi ad una breve disamina delle affermazioni, invero parecchio tranchant, contenute nel post suddetto:

Affermazione 1: “Intervento non compatibile coi territori di alta montagna”.

Osservazioni: Si tratta di una affermazione lapidaria che non ammette replica, pero: a parte che l’altitudine di 1000 mt di Villore-Corella scarsamente permette di classificare il luogo come alta montagna, L’intervento sul monte Mesa, così come tantissimi altri, non solo è compatibilissimo, come vedremo in seguito, ma ha anche ottenuto il premio Legambiente per il miglior inserimento ambientale, essendo andato a migliorare l’ambiente pre-esistente (esistono dati di ogni tipo, faunistici e floristici, certificati dai monitoraggi di Legambiente disponibili) con attività di ripristino di alcuni habitat in regressione quali i prati aridi, ambienti messi in pericolo dall’espandersi dei boschi.

Affermazione 2: “Vallate d’accesso sventrate da faraoniche strade camionabili”.

Osservazioni: Non ci pare che una strada d’accesso, peraltro già in parte presente anche su vecchi tracciati, dell’ampiezza di 4 m possa essere definita faraonica né che debba sventrare alcunché. Perfino le strade comunali sono spesso di larghezza superiore. Nel caso di Rivoli, che ha ugualmente visto la realizzazione della strada di 4 m di carreggiata, la porzione resa permanente a regime, dopo gli interventi di mitigazione e ripristino, è di soli 3 m (misurati personalmente), della stessa grandezza, quindi, delle vicinali che già riempiono il versante mugellano dell’appennino (peraltro molto meno mantenute).

Affermazione 3: “Sommità montane spianate e cementate” per brevità trattata assieme alla successiva “8 estesi sbancamenti, ognuno dei quali grande tra uno e due campi di calcio”.

Osservazioni: AGSM afferma, a questo proposito, che i piazzali per il movimento mezzi attorno ad ogni torre, sia nel caso del Mesa sia su Villore, saranno di ampiezza identica, delle dimensioni di m. 40 x 35. (Più che campi di calcio, si tratterebbe di aree giochi dell’asilo infantile); al termine dell’intervento di ripristino le aree sono usualmente risagomate per ripristinare gli andamenti naturali del terreno. Le aree “cementificate” dei plinti hanno un diametro di 18 m (misurati personalmente) nel parco di Rivoli, che saliranno presumibilmente a 19 m per Villore per via dell’altezza di 10 m superiore delle torri (non ci sembra si possa parlare di monti interi spianati e cementificati). Nel caso di Rivoli, esse sono realizzate ad un piano leggermente inferiore a quello di campagna, per cui nel caso si debba smantellare il parco, la maggior parte del plinto verrebbe interrato, rimanendo esterna e visibile quindi solo la zona degli ancoraggi della torre, di circa 4.5 m di diametro. Il resto viene portato via tutto e in gran parte riciclato. Non vi è al momento motivo di ritenere che Villore debba essere trattato in modo diverso. Ad ogni modo esistono le prescrizioni della Regione al riguardo.

Affermazione 4: “La ditta di Verona ne trarrà esclusivo profitto”.

Osservazioni: Il rapporto di Legambiente / AGSM per il parco eolico di Rivoli afferma: “il Comune di Rivoli e AGSM hanno sottoscritto una convenzione trentennale … nella quale si prevede che AGSM versi annualmente al Comune una quota fissa in denaro, ed inoltre una percentuale sulla vendita dell’energia prodotta.. omissis..”.

A questo proposito è bene ricordare che, a regime, calcolando una spesa media annua per l’energia elettrica di € 417.00/utenza (dati 2018 dell’Osservatorio per l’Energia) si arriva ad un giro d’affari annuo, per le 30.000 utenze previste, di circa 12.5 milioni  di Euro. Sta quindi ai nostri sindaci negoziare il massimo per i comuni e le nostre popolazioni.

Inoltre, a parte i lavori e l’indotto, la presenza per due anni di 60/80 maestranze in zona rappresenterà una fonte di introito per strutture ricettive e ristoranti della zona.

Peraltro i due parchi, Mesa come Villore, vedono gli impianti sorgere su terreni privati: si tratterà quindi di una libera contrattazione tra le parti che risulterà prevedibilmente in una remunerazione per i proprietari dei terreni coinvolti. Tutto ciò non ci sembra sia equivalente a “la ditta di Verona ne trarrà esclusivo profitto”.

Affermazione 5: “Convogli eccezionali di camion pluri-ruotati” e “normale traffico quotidiano per maestranze e operai inevitabilmente intenso, con grandi quantità di polveri”.

Osservazioni: Per quanto ci si sforzi di immaginare, montare 8 torri in due anni, sicuramente con un certo grado di impatto iniziale, non è come costruire il Bilancino o l’alta velocità. Ogni impianto è composto di tre pale, il rotore, la navetta e la torre, nel nostro caso a sua volta fatta di 4/5 cilindri (sezioni) – a Mesa sono 3 essendo leggermente più bassi – imbullonati per mezzo di flange. Non si tratta di migliaia di trasporti eccezionali, così come di autobotti di cemento. Non mi pare che 60 trasporti eccezionali su due anni siano la fine del mondo, infatti sono molto meno di 1 a settimana. Così come la movimentazione di 80 operai / giorno è improbabile causi nubi tossiche di polvere, peraltro con le frazioni di Corella e Villore ben lontane dal cantiere (Villore è a 5 km, Corella di più).

Affermazione 6: “Verrà alterato l’equilibrio biologico esistente da millenni”.

Osservazioni: Da forestale posso con sicurezza affermare che in quelle aree appenniniche non vi è alcun “equilibrio biologico esistente da millenni”. Da millenni, invece, si tratta di ex aree estremamente modificate dall’uomo poi nuovamente naturalizzate che solo dagli anni 50 hanno visto rinascere un po’ di bosco, anche quello secondario. Basta guardare le fotografie del crinale fino al ’45 per non vedere altro che pecore, pascoli degradati e erosi, e coltivi. I boschi, poi, sono quasi tutti cedui avviati a fustaie transitorie, nulla di particolarmente pregevole. Da un punto di vista paesaggistico, invece, il valore è notevole, ma è sostanzialmente simile a quello che si ha altrove, sui 1200 km di estensione dell’appennino. AGSM ha spiegato comunque che di regola preferiscono pianificare le torri su vecchi pascoli, prati o ex coltivi (per ovvi motivi legati non solo all’ambiente boschivo, che si preferisce preservare, ma probabilmente anche economici per minimizzare la spesa). In tutti i casi ci è stato assicurato che se le osservazioni dei cittadini e degli altri stakeholders mettessero in luce l’opportunità di spostarli, per qualsiasi ragione, minimizzando ulteriormente l’impatto, la cosa verrà considerata. Nel caso di Rivoli le torri erano state pianificate di preferenza nelle radure, ma avendo Legambiente osservato che era meglio proteggere l’Habitat del prato arido, si sono in alcuni casi seguite le indicazioni di posizionare alcune torri nel bosco, vista la prevalenza di quest’ultima formazione vegetazionale.

Affermazione 7: “Falcidia di popolazioni animali e di ricchezza floreale”.

Osservazioni: Il rapporto di Legambiente, incaricata del monitoraggio ambientale del parco di Rivoli che, lo ricordiamo, sta dentro un sito di importanza comunitaria (SIC) della rete di Natura 2000, su di un monte situato esattamente allo sbocco della val d’Adige, peraltro corridoio obbligato (e ristretto) di transito per l’avifauna migratoria sulla rotta tra il nord e il sud europa, nel suo capitolo “Criticità e prospettive” evidenzia (dopo 7 anni dall’entrata in funzione dei generatori eolici):

  1. … Si considera sostanzialmente positiva la situazione naturalistica all’interno del parco eolico..”
  2. “Ad oggi la principale causa di danni al patrimonio naturalistico è rappresentata dal cinghiale…”;
  3. “… non ostante i divieti risulta critico il controllo di motociclisti, ciclisti…e amanti del fuoristrada”; (dovuto alla vicinanza della prima frazione abitata del comune di Rivoli, distante solo 900 m).
  4. “ … molto utile la realizzazione del sentiero didattico…”;
  5. “ … presenza di piante invasive … fenomeno che interessa vaste aree del territorio …” (generale nell’intera area e quindi non legato alla presenza dell’eolico).
  6. “… si ricerca con attenzione la presenza di carcasse di uccelli, morti per la possibile collisione con le pale. Ad oggi non abbiamo rilevato alcuna traccia legata a questo evento. Nessuna segnalazione è inoltre pervenuta da parte di persone che frequentano abitualmente l’area…”

Possibilmente, le “falcidie” a cui fa riferimento il post “NO GRAZIE” sono effettivamente occorse, particolarmente negli USA o altrove in aree dotate di generatori eolici più bassi di vecchia concezione, che prevedevano una velocità di rotazione delle pale di molto superiore. E’ a quelle situazioni, non riscontrabili coi generatori a bassa velocità di oggi, che fanno spesso riferimento le foto di volatili morti presenti su internet.

Affermazione 8: “Il solare (privato) come alternativa”.

Osservazioni: si auspicano 30.000 impianti privati? Che alternativa sarebbe se magari se ne installano solo 5000 perché non tutti hanno la disponibilità economica? Che ne sarebbe dello smaltimento di 30.000 pannelli e accumulatori a fine ciclo (25 anni)? Li mandiamo in Africa di soppiatto come già stiamo facendo? Almeno i generatori eolici sono in gran parte riciclabili, e dopo 25 anni abbisognano solo di nuovi pezzi, riciclando i vecchi. Poi perché le due fonti sarebbero alternative? Facciamoli tutti e due: sarebbe meglio no?

Per concludere, non è mia intenzione il voler convincere alcuno, speriamo però che la discussione a venire possa basarsi su dati piuttosto che su illazioni, dati che gli organismi di controllo sono chiamati istituzionalmente a verificare sia in fase progettuale che poi di realizzazione, così come noi dovremmo in qualche modo fidarci dei molteplici enti ai quali, in quanto cittadini, abbiamo dato mandato per gestirci, pianificare e monitorare lo stato del nostro ambiente.

Luca Ferruzzi

01.12.2019

 

 

 

3 thoughts on “Una lettera di Luca Ferruzzi sull’eolico

  1. gli impianti eolici costruiteli nelle zone industriali non violentate l’appennino nel nome della sostenibilità. E se guadagnate di meno pazienza , nessuno concima l’orto con il sangue dei propri figli per avere pomodori più grossi

  2. Al momento nel nostro paese ci sono più di 7000 aerogeneratori di varie taglie di potenza, ma non mi risulta che alcun centro abitato (migliaia di famiglie) sia esentato dal pagamento della bolletta di energia elettrica. E’ così?

  3. Dal sito internet di AGSM sembra esista la possibilità, almeno per i residenti nei comuni dove insistono alcuni parchi eolici, di sottoscrivere contratti di fornitura elettrica a prezzi agevolati. Sarebbe buono anche da noi! Ai nostri sindaci l’onere di negoziare accordi simili anche per Vicchio e Dicomano!