Si è spento nella notte Giuliano Marchese, personaggio borghigiano e che, per un poco era stato anche, oltre a grande amico di Radio Mugello, anche ospite fisso e quindi voce della Radio, ospite di Mattia Guidi nella sua “convivenza” con Marco D. del venerdì sera. Una persona che amava la radio e che si divertiva molto nelle occasioni in cui è stato nostro ospite.
Qua sotto un ricordo di Alessio Barletti
In poche parole….Ciao Giuliano!
Te ne sei andato in un giorno di pioggerella e nebbiolina. Era inevitabile. Quante volte ti ho preso in giro e scherzato sulle tue origini lombarde, quanto tu ti definivi toscano al 100%, malgrado si leggesse sulla tua carta d’identità nato a Milano, e cognome e focosità interiore emanassero l’odore di zagare della terra siciliana, che con nostalgia citavi, come se l’avessi lasciata pochi giorni prima, malgrado non ci tornassi da decenni. Era una delle tante occasioni di dibattito, di presa in giro, che a volte prendevi bonariamente, rispondendo da par tuo, altre ti adombravano, e magari ti portavano a non parlarmi per un mese, tranne poi finire, sempre, con un abbraccio ed una risata. Faceva parte di te, questa duplicità in tutto, scontroso ma affettuoso; brontolone ma conciliante; divisivo ma sempre aperto; di estrema destra ed un minuto dopo compagno vero; capace di mandarti a quel paese in malo modo, o di citarci passi di pura poesia o disquisizioni storiche degne di un letterato. Ma ci volevi bene, come noi ne volevamo a te.
Eri arrivato a Borgo in modo rocambolesco, come buona parte di quella tua vita fatta di viaggi e notti passate in stazione, dopo un’infanzia ricca, severa e di grande studio. Borgo, certe persone e certi gruppi in particolare, a differenza di altri posti ti aveva accolto, ti aveva voluto bene e tu questo l’avevi percepito, fermandoti in pianta stabile. Come se fosse casa tua. Come se i personaggi del dopoguerra di questo “Borgo dalle cento case” (ed anche quelli precedenti, antecedenti alla tua nascita) fossero stati tuoi compagni di gioco e di discussioni. Olmi, inizialmente, era divenuta la tua casa, i bar e il giornalaio il tuo primo appuntamento, gli eventi, culturali e non solo, nel quale non facevi mancare i tuoi interventi, il tuo teatro, la Biblioteca il tuo ufficio.
Un gruppo degli Amici delle Biblioteche, di cui eri divenuto presidente onorario, era divenuta la tua famiglia, cosi come noi Maggiaioli. Quanto attendevi quella data, in cui passare ore di spensieratezza, in cui rispondere con le tue rime non rime ai “fiori” nei quali eri sempre protagonista, nel quale volare durante “il di di lune”, protagonista, come controparte, con il tuo momento di poesia, a volte toccante, del Figaro del Cia. Quante volte abbiamo fatto insieme i video di avvicinamento al maggio, nel quale invitavi tutti a partecipare, tu, maggiaiolo da sempre, anche quando eri lontano. Quante volte ci hai accompagnato in case di riposo o eventi e la gente si accostava a te come il “sindaco del maggio” e tu decantavi la bellezza e l’importanza di mantenere viva questa tradizione. Volevi, me lo avevi sempre detto, che il maggio e le campane a festa di accompagnassero anche in quest’ultimo minuto. Te lo abbiamo cantato anche nella tua ultima dimora, quella Villa Ersilia dove ti eri ricavato “lo studiolo” ed eri diventato il bibliotecario, tra quei libri, le cartoline o i siti di storia e tradizioni che erano per te ossigeno. Dove persone come Carlotta, che tanto ti ha seguito ed aiutato nell’ultimo periodo, ti hanno sostenuto ed aiutato anche nel mantenere i rapporti con quella comunità adesso più distante.
Ci mancherà tutto questo. Mi mancherà quando ci dicevi: siete voi la mia famiglia, non mi lasciate. Mi mancherà il sentire il tuo “dov’è l’Alessio?” che tradiva quella tua origine che con forza rinnegavi. Te ne vai in un giorno di pioggia, che fa crescere quei fiori e quei frutti che a maggio cantavamo. E continueremo a cantare, il 30 aprile, e stavolta, senza durare fatica, ti permetterà di accompagnarci dall’altro. E se sentiremo una rima stonata sapremo che anche stavolta sei qui con noi, come un maggiaiolo, da sempre, deve fare! Fiore, fiore di grano, ti sia lieve la terra, o buon Giuliano!