Un reddito di cittadinanza un po’ razzista

Al Senato passa l’emendamento-Lodi: ora il reddito di cittadinanza è una legge razzista

di Francesco Cancellato

www.linkiesta.it

Nonostante il Tribunale di Milano l’abbia bocciato e definito discriminatorio, un emendamento approvato al Senato adotta i medesimi criteri del regolamento comunale di Lodi sulle mense per discrimare gli stranieri sul reddito di cittadinanza. Mattarella firmerà?

Forse un giorno ci sveglieremo da questo brutto sogno, ritroveremo noi stessi e ci chiederemo come abbiamo fatto, per corrispondere a un malriposto bisogno dei cittadini italiani di sentirsi primi inter pares, ad approvare emendamenti incostituzionali, ad accettare che una legge dello Stato contenga norme discriminatorie nei confronti degli stranieri. Razziste, in ultima istanza. Parliamo, nel caso di specie, dell’emendamento all’art. 2 del decreto legge sul reddito di cittadinanza, approvato al Senato due giorni fa. Un emendamento la cui prima firma è quella di Luigi Augussori, senatore leghista eletto a Lodi.Emendamento che, non a caso, vuole replicare il regolamento di Lodi sulle mense per definire se un extracomunitario possa o meno aver accesso alla misura di welfare “universale” – le virgolette sono d’obbligo, a questo punto – tanto voluta dal Movimento Cinque Stelle.

Ricordate il regolamento di Lodi, vero? Se i genitori di un bambino extracomunitario non avessero dimostrato di non avere alcuna proprietà immobiliare nel loro Paese d’origine avrebbero dovuto pagare la tariffa massima per l’accesso alla mensa scolastica e per il servizio di scuolabus. Una diabolica inversione dell’onere della prova – come se in un processo l’imputato fosse presunto colpevole, come se fosse lui a dover dimostrare di essere innocente – che il Tribunale di Milano, presso cui le famiglie avevano fatto ricorso, aveva rispedito al mittente. Obbligando il Comune a ritirarlo e parlando esplicitamente di “condotta discriminatoria”.

Ecco: nonostante la condanna, oggi la “condotta discriminatoria” è entrata a far parte di una legge dello Stato e non riguarda più solamente – con tutto il rispetto – le mense di un piccolo comune a sud di Milano, ma il principale strumento di welfare del nostro Paese.Dice, l’emendamento Augussori, che ai fini dell’accertamento del reddito e del patrimonio, e ai fini della composizione del nucleo familiare, il cittadino straniero non comunitario dovrebbe presentare documentazione rilasciata dalla “competente autorità dello Stato estero” tradotta e legalizzata dall’autorità consolare italiana nel paese di origine.

È l’Asgi, l’associazione che si occupa di studi giuridici sull’immigrazione, capofila nel ricorso al Tribunale di Milano sul regolamento delle mense di Lodi, a mettere in fila i rilevi di incostituzionalità e la condotta, di nuovo, discriminatoria dell’emendamento. È un emendamento che contrasta l’articolo 3 della costituzione, perché discrimina italiani e stranieri nell’accesso a quella che viene definita come prestazione essenziale. È discriminatorio perché ignora che già oggi tutti i cittadini devono denunciare eventuali proprietà all’estero nel loro Isee, e non si capisce perché solo agli stranieri sia richiesta documentazione aggiuntiva: se io italiano NON ho una casa in Svizzera, non devo fornire alcuna documentazione, anche se mi ci vorrebbero dieci minuti per averla. Se un maliano NON ha una casa in Mali, deve produrre documentazione aggiuntiva, anche se gli costasse un viaggio di giorni nel deserto del Sahara. Giudicate un po’ voi.

Ancora: perché l’emendamento è approvato oggi, mentre l’elenco dei Paesi dove per gli extracomuntari è “oggettivamente” impossibile produrre documenti che attestino l’assenza di proprietà all’estero sarà pronto per tre mesi. Forse perché da qui alle elezioni europee il reddito di cittadinanza spetta solamente agli elettori italiani? E perché – beffa tra le beffe – si dice che i rifugiati (non i richiedenti asilo, i rifugiati veri e propri) sono esentati dal produrre tale documentazione aggiuntiva, se per loro non esiste la possibilità di accedere al reddito di cittadinanza?

Prendetevi tempo di rispondere a queste domande, cui ne aggiungiamo una, molto modestamente. Perché un regolamento comunale definito discriminatorio da un tribunale della repubblica diventa la base su cui produrre l’emendamento a una legge dello Stato? Perché la commissione lavoro del Senato ha ritenuto corretto approvare quell’emendamento – hey Movimento Cinque Stelle, ci sei? – senza porsi alcun problema? E il Presidente della Repubblica, garante della costituzione, sa che tutto questo è avvenuto nella camera alta della repubblica italiana? Fossimo in lui ci penseremmo due volte, prima di firmare la conversione in legge del reddito di cittadinanza, se uscisse dalle camere con quell’emendamento. E se fossimo nelle opposizioni ci accamperemmo sotto il Quirinale per evitare che succeda. In un Paese razzista è meglio perdere voti, che essere compici.

I commenti sono chiusi.