Un Mugello biologico. Presentazione oggi a Scarperia

MUGELLO BIOLOGICO

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Martedi 31 gennaio alle 9,30 nel palazzo dei Vicari di Scarperia viene ufficialmente presentato il marchio del “Biologico Mugello” promosso dall’Associazione Produttori Biologici del Mugello nell’ambito del Progetto Integrato di Filiera  approvato dalla Regione Toscana con capofila la cooperativa Agriambiente Mugello. Il progetto ha un costo complessivo di oltre 4 milioni di euro ed ha ottenuto un finanziamento di 1.907.000 euro per investimenti nelle aziende coinvolte e per la creazione e promozione del marchio territoriale.Già oggi il Mugello è il territorio della Toscana con la più alta percentuale di superficie agricola utilizzata coltivata con metodi biologici, superiore al 30% con punte oltre il 50% nel territorio di Firenzuola dove sono oltre 50 le aziende iscritte all’albo regionale.  Il progetto di Agriambiente coinvolge i comuni del Mugello con l’aggiunta di Londa e San Godenzo che sono le porte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi in provincia di Firenze.
Tra le aziende oltre al capofila troviamo la Coop Emilio Sereni, l’azienda agricola Valdastra e la Poggio del Farro di Firenzuola.  I partecipanti al Pif sono 14 compresa l’Università di Firenze (GESAAF). “Sono previsti interventi volti all’incremento e alla valorizzazione della produzione , alla riduzione dei costi, all’incremento della qualità e alla caratterizzazione del Made in Mugello, in collaborazione con i rispettivi trasformatori di ogni filiera impegnati attivamente, sulla stessa linea dei produttori, a fare del Bio Mugello un prodotto ad alto valore aggiunto nell’ambito della commercializzazione”. Per i produttori sono previsti interventi di ammodernamento di attrezzature e macchine per la riduzione dei costi e la valorizzazione del prodotto, mentre per i trasformatori si punterà sulle nuove tecnologie al fine di ottenere un prodotto competitivo sul mercato. La neo costituita associazione dei produttori biologici , oltre a gestire il marchio biologico territoriale, avrà il compito di promuovere i prodotti in fiere e manifestazioni nazionali e internazionali e sui mass media. Gli ettari coinvolti nel progetto saranno oltre 3000.

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Contemporaneamente è partito un altro Pif che interessa il Mugello con capofila Lunica di Vicchio che punta alla valorizzazione dei grani “antichi” e  alla produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli biologici con un costo complessivo di 7 milioni di euro e un contributo regionale di 3 milioni circa. Le aziende partecipanti sono 30 e sono distribuite su tutto il territorio del Mugello, da Dicomano fino a Palazzuolo, con il contributo più sostanzioso per il capofila di quasi 800.000 euro che saranno utilizzati per la realizzazione di strutture di trasformazione di prodotti ortofrutticoli e di un mulino per la macinazione di grano biologico. Tra i soggetti partecipanti ricordiamo l’azienda agricola Lippi e Nocentini,  Giovanni Francini, Il Consorzio del Marrone Igp Mugello e Il Consorzio Agrario di Firenze.
Il Consorzio dovrà  redigere un disciplinare di produzione da far sottoscrivere alle aziende agricole che partecipano al progetto per garantire la certificazione dei grani, la tracciabilità del prodotto e la remunerazione adeguata per i produttori  con un prezzo che tenga conto della territorialità e non del listino della borsa merci di Bologna. La quantità richiesta è notevole intorno a 30.000 quintali che tradotta in ettari significa circa 1000 ettari che , considerando il biologico e le necessarie rotazioni, potrebbero arrivare a circa il triplo.  Se ambedue i progetti andranno a buon fine la superficie biologica in Mugello supererà il 60% e farebbe di questo territorio un distretto agricolo di alta qualità.
Tutto questo avrà ricadute positive a vari livelli. Innanzitutto a livello economico per le aziende coinvolte e per il territorio più in generale per le risorse che verranno attivate dai progetti e soprattutto per la valorizzazione economica delle produzioni agricole con una certificazione territoriale. A livello ambientale e paesaggistico per il mantenimento del territorio e soprattutto  per la salubrità di terreni e prodotti con grandi vantaggi anche per la biodiversità e le risorse idriche.
A livello turistico perchè l’immagine del Mugello come territorio della qualità non potrà che essere un ulteriore elemento di richiamo che si accompagna alle bellezze artistiche, architettoniche e storiche e alla vicinanza con Firenze.mucca

In questo quadro il ruolo degli enti locali è decisivo per vari aspetti. Prima di tutto per il sostegno all’associazione dei produttori biologici, poi per la salvaguardia della superficie agricola all’interno degli strumenti urbanistici e infine promuovendo il Mugello come distretto rurale biologico secondo quanto previsto dalla legge regionale recentemente modificata dalla Giunta regionale il 27 dicembre 2016.
Il riconoscimento non dà diritto “a nessuna priorità nella ripartizione territoriale delle risorse regionali previste per i vari programmi rivolti alla promozione e al sostegno dei processi di sviluppo economico e sociale delle aree rurali”. “il Valore aggiunto  derivante dalla costituzione di un distretto – scrive la regione- è rappresentato dai benefici indiretti legati ad un maggiore coordinamento degli attori locali intorno a idee forza ben definite e strategie di riqualificazione e sviluppo con esse coerenti”. Quella del biologico e dello sviluppo turistico sono due idee forza su cui val la pena di spendere delle risorse per dare un futuro non solo alla nostra agricoltura ma al territorio più in generale utilizzando al meglio le risorse dei fondi strutturali europei.
Il completamento dei Pif e il successo del marchio collettivo territoriale “Biologico Mugello” sono il primo passo essenziale di un percorso che ci auguriamo possa essere pieno di soddisfazioni per le aziende e quindi per il Mugello.” L’agricoltura biologica è vista come il più promettente modello agricolo in termini di capacità di mitigare i cambiamenti climatici ed adattarsi ad essi, assicurando così una adeguata sicurezza alimentare (Scialabba and Müller-Lindenlauf, 2010). Tale capacità le deriverebbe da una maggiore flessibilità nell’organizzare strutturalmente e funzionalmente i sistemi produttivi, sia che questi siano rivolti alle produzioni vegetale che animali (Huelsbergen and Rahmann, 2013). (Agricoltura biologica e territorio psr 2014-20).

 

LR

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