La Toscana dell’agroalimentare continua a correre. L’ultimo report “La Toscana Dop Igp”, realizzato da Ismea in occasione della settima edizione di BuyFood Toscana, ha acceso i riflettori su una realtà economica solida, innovativa e profondamente legata al territorio. L’evento, ospitato alla Palazzina Reale di Santa Maria Novella a Firenze, è stato un punto d’incontro tra istituzioni, consorzi e operatori del settore per raccontare lo stato di salute di uno dei comparti più rappresentativi del Made in Tuscany.
Il dato più significativo riguarda l’export dei prodotti Dop e Igp, che nel 2024 ha toccato i 94 milioni di euro, segnando un incremento annuo del 18,4%. Un risultato che testimonia la forza della cosiddetta “Dop Economy Toscana”, capace di coniugare qualità, identità territoriale e sostenibilità.
Qualità e identità: i pilastri della crescita
Ad aprire i lavori è stata Stefania Saccardi, vicepresidente e assessora regionale all’agroalimentare, che ha evidenziato come le produzioni certificate siano il cuore della strategia agricola toscana: «Non puntiamo sulla quantità, ma sulla qualità. È questa la nostra forza, riconosciuta anche all’estero». Un messaggio chiaro, che riflette l’approccio di una regione che crede nella valorizzazione del territorio e nella sua multifunzionalità agricola.
E i numeri parlano chiaro: la Toscana è prima in Italia per numero di agriturismi – circa 5.800, pari al 22% del totale nazionale – ed è seconda per incidenza dell’agricoltura biologica, con 237.000 ettari coltivati a bio, pari al 36,4% della superficie agricola utilizzata (SAU).
Una filiera solida, che parte dalle imprese
Il tessuto imprenditoriale del comparto agroalimentare toscano è composto da 41.961 imprese, ovvero il 5,6% del totale italiano. Di queste, il 30,4% è a conduzione femminile, un dato superiore alla media nazionale, e il 6,8% è guidato da under 35, segnale di un settore che guarda al futuro. Gli occupati nel comparto sono circa 45.000, concentrati principalmente nella produzione primaria, ma in crescita anche nelle attività di trasformazione, agriturismo e servizi integrati.
Nel 2024 il valore complessivo della produzione agricola regionale ha toccato i 3,6 miliardi di euro, con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente e un +30% rispetto al 2020. La SAU regionale si estende per quasi 560 mila ettari, circa un quinto del territorio toscano.
Dop e Igp: la forza delle eccellenze certificate
Con 90 prodotti IG registrati – 32 alimentari e 58 vini – la Toscana si conferma tra le regioni più dinamiche nel panorama agroalimentare italiano. Solo nel comparto cibo, il valore della produzione si attesta a 192 milioni di euro, in crescita del 7,4% annuo. Sei prodotti concentrano da soli l’88% del valore complessivo:
- Cantuccini Toscani Igp
- Prosciutto Toscano Dop
- Pecorino Toscano Dop
- Olio Toscano Igp
- Finocchiona Igp
- Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp
Nelle classifiche nazionali, la Toscana si distingue nei settori della panetteria e pasticceria (seconda dietro l’Emilia Romagna), delle carni fresche (seconda dopo la Sardegna) e terza tra gli oli d’oliva, precedendo la Liguria.
Un export sempre più globale
Il valore dell’export agroalimentare toscano nel 2024 ha raggiunto i 4 miliardi di euro, pari al 6,3% dell’intero export regionale. Il tasso medio di crescita negli ultimi cinque anni è stato dell’11,2%. I protagonisti assoluti? Vino (32%) e olio extravergine (33%), che insieme rappresentano due terzi delle esportazioni.
I principali mercati di destinazione sono:
- Stati Uniti (27%)
- Germania (14%)
- Francia (9,7%)
Ma crescono anche le esportazioni verso i Paesi del Nord Europa e l’Asia orientale, che mostrano un crescente interesse per i prodotti toscani.
Agriturismo e turismo esperienziale: un modello vincente
Il report Irpet, presentato da Sara Turchetti, ha evidenziato l’importanza crescente delle attività secondarie, come agriturismi, castanicoltura e turismo rurale. Le aree interne della Toscana, spesso considerate marginali, producono quasi la metà del valore aggiunto agricolo regionale, pari a 2,5 miliardi di euro annui.
Gli agriturismi toscani offrono oggi non solo alloggio (90%), ma anche ristorazione (37%), degustazioni (32%) e attività ricreative (51%), intercettando una domanda sempre più orientata verso il turismo slow ed esperienziale. Le presenze annuali superano i 5 milioni, con una prevalenza del 70% di turisti stranieri.
Innovazione e tradizione: il futuro dell’agricoltura toscana
La Toscana non si ferma all’eccellenza gastronomica. Le filiere del legno e della castanicoltura, ad esempio, stanno diventando laboratori di sostenibilità, capaci di contribuire alla transizione energetica e alla salvaguardia del territorio. Con circa 1.600 aziende castanicole attive in zone come Lunigiana, Garfagnana, Mugello e Amiata, il legame tra agricoltura e paesaggio si rafforza.
Sul fronte della promozione turistica, il direttore della Fondazione Sistema Toscana, Francesco Palumbo, ha sottolineato l’importanza dell’integrazione tra cibo, comunicazione e turismo, mentre Mirko Lalli di The Data Appeal Company ha presentato uno studio sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel comparto food e sulle percezioni turistiche della regione.
A chiudere i lavori, le celebrazioni degli anniversari delle Dop e Igp, con protagonisti alcuni tra i consorzi più attivi, come quelli di Castagna del Monte Amiata, Olio Chianti Classico, Finocchiona e Pecorino delle Balze Volterrane.
L’agroalimentare toscano si conferma non solo motore economico, ma anche ambasciatore culturale del territorio, capace di unire radici e innovazione, tradizione e visione globale. E i numeri lo dimostrano: la Toscana del gusto è più forte che mai.

