Nel cuore dell’Appennino mugellano si accende la protesta contro un progetto eolico che minaccia il Torrente del Solstretto e il corridoio ecologico del Parco Nazionale Foreste Casentinesi. Le associazioni ambientaliste chiedono l’immediato stop ai lavori.
Nel cuore dell’Appennino toscano, tra i crinali di Villore e Corella, si combatte una battaglia silenziosa ma cruciale per la tutela della biodiversità. L’allarme arriva da associazioni, comitati e cittadini che si oppongono con fermezza alla realizzazione di un impianto eolico industriale, previsto proprio su un’area di grande pregio naturalistico, ai margini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Il Torrente del Solstretto, che scorre tra le pendici boscose di questo tratto dell’Appennino mugellano, è diventato il simbolo di una resistenza ambientale che chiede rispetto per un ecosistema complesso e delicato. Questo corso d’acqua, oltre a rappresentare una risorsa idrica fondamentale per l’acquedotto pubblico del Comune di Vicchio, ospita specie rare e protette, come la Salamandra pezzata e l’Austropotamobius pallipes complex, un crostaceo d’acqua dolce considerato un prezioso indicatore biologico della qualità ambientale.
Ma non è solo l’acqua a essere minacciata. Nei cieli sopra i crinali, la recente comparsa di due coppie di Grifoni ha confermato quanto quest’area sia un corridoio ecologico fondamentale per l’avifauna migratoria. Una sorta di autostrada dell’aria che collega l’arco alpino alla penisola, frequentata da grandi veleggiatori come aquile, falchi e nibbi, già segnalati da tempo dalle associazioni come LIPU Italia, Altura Rapaci e dalle relazioni scientifiche del Parco Nazionale.
Questa zona, oggi minacciata dai lavori per la costruzione delle torri eoliche, ospita anche la residenza stabile dell’Aquila reale, documentata attraverso tracciamenti satellitari e studi di lungo periodo. L’aquila “Gaia”, monitorata con GPS, rappresenta una delle testimonianze più concrete del valore faunistico dell’area, che rientra a pieno titolo nelle direttive europee per la protezione degli habitat e delle specie (Direttiva Habitat 92/43/CEE e Direttiva Uccelli 2009/147/CE).
Le opere previste, denunciano le associazioni, rischiano di causare danni irreversibili. Si parla dell’abbattimento di faggete adulte, del tombamento del torrente per fare spazio alla strada di accesso ai mezzi eccezionali e della cementificazione dell’impluvio con i detriti di sbancamento. Un intervento che comprometterebbe non solo il paesaggio e l’ambiente, ma anche la rete sentieristica nazionale ed europea (Sentiero 00, GEA, ecc.), da anni riferimento per escursionisti e amanti del turismo sostenibile.
Il Comitato Tutela Crinale Mugellano, insieme alle sigle Crinali Liberi e alla Coalizione ambientale TESS – Transizione Energetica Senza Speculazione, lancia un appello accorato affinché i lavori vengano immediatamente sospesi. L’obiettivo non è bloccare la transizione energetica, ma indirizzarla verso scelte rispettose delle peculiarità territoriali, evitando che le rinnovabili si trasformino in un pretesto per industrializzare le aree protette.
«La tutela delle specie protette – sottolineano i comitati – passa dalla salvaguardia degli ambienti naturali, non dalla loro trasformazione in cantieri permanenti». Le criticità evidenziate, a partire dal rischio per la salute delle foreste, fino al compromesso dell’habitat di chirotteri e felidi rari come il Gatto selvatico (Felis silvestris silvestris), rilevato tra il 2024 e il 2025 nei pressi del torrente, mettono in luce un quadro di profonda incompatibilità tra il progetto industriale e le normative in materia di tutela ambientale.
C’è poi il tema economico e sociale: l’Appennino mugellano ha da sempre una vocazione naturalistica e agricola, con produzioni di pregio come il marrone biondo di Villore, che dipende direttamente dalla salubrità dell’acqua del Solstretto. In gioco c’è anche il futuro turistico della zona, che ha fatto della bellezza incontaminata e della biodiversità una leva di sviluppo locale.
Il pericolo più grande, avvertono le associazioni, è che questo intervento possa diventare un precedente pericoloso, legittimando in futuro la trasformazione dell’intero Appennino in un’area industriale diffusa, con pale eoliche alte 160 metri piantate lungo crinali sopra i mille metri. Un rischio che va ben oltre il singolo impianto: si tratta di una visione di sviluppo che contrasta apertamente con i principi della sostenibilità e della valorizzazione del patrimonio naturale.
La richiesta è chiara: fermare i lavori e aprire un confronto serio e trasparente, fondato su valutazioni scientifiche e partecipazione pubblica. Solo così sarà possibile conciliare le esigenze di produzione energetica con la tutela del territorio e della biodiversità.
Il Mugello, con le sue foreste vetuste riconosciute Patrimonio Mondiale UNESCO, merita una politica ambientale all’altezza della sua storia e del suo valore. In questo contesto, il Torrente del Solstretto non è solo un ruscello di montagna, ma un simbolo della resistenza ecologica e della necessità di una transizione energetica autenticamente sostenibile.

